Lasciata la nostra autostoppista a Rennes-les-Bains,
ritorniamo a Bugarach per visitare il paese, abbiamo pensato di cenare qui per
poi fermarci sino a mezzanotte per “captare” questo probabile magnetismo del
monte. Il paese è veramente solo qualche casa e una chiesetta, l’atmosfera è un
passo indietro di quarant’anni; nella piazza antistante alla Chiesa, c’è una
festa, con la musica della fisarmonica, suonata da un ragazzo biondo e giovane,
col cappello per le monete ai piedi e poi ci sono poche bancarelle coi prodotti
locali, compro pane, olive e formaggio caprino. La bancarella di una ragazza
era molto gremita, vendeva spremute di cocomero, melone ecc. ottenute con una
macchinetta antidiluviana, con l’imbuto e la manovella, abbiamo preso anche noi
la spremuta, sedendoci poi per gustarcela, era un po’ calda, sul muricciolo,
osservando i bambini giocare e l’andirivieni delle persone, forse duecento, in
pratica tutto il paese intero. La chiesa, dedicata a San Martino, sembrava
chiusa, invece spingendo uno spesso portone si accedeva ad un interno
affrescato di azzurro con decorazioni di corone e lettere, tra cui una “S” che
ricorda quelle presenti nel Tempio Malatestiano di Rimini, coi soliti Santi:
Maria Maddalena, San Rocco, Santa Germana ecc.,
c’era una acquasantiera assai bella con un catino di sasso decorato con
dei cuori; era una povera chiesa ma mi ricordava tanto le nostre chiesette di
montagna, povere, ma presenti anche nei luoghi più sperduti. Un’opera d’arte in
ceramica, posta appena fuori la porta della chiesa narra una leggenda. Racconta
che qui vivevano fate e folletti, Nore una fata, Bug un nano e Arach, un elfo,
erano i più amati dalla popolazione, mentre Cers, figlio di Eolo, padre dei
venti, devastava le colture dei contadini ed era assai temuto. Nore e Bug
e Arach pregavano per scongiurare i mali
di Cers, questo vento devastante. Un giorno, la tempesta era più forte del
solito, allora la fata Nore, implorò il dio Giove che le promise di calmare
Cers e di proteggere la terra. Improvvisamente il vento si calmò e Nore vide la pianura che si alzava
gradualmente diventando montagna. Incoraggiati dall’esempio di Nore, Bug e
Arach implorarono anche loro Giove di calmare Cers e per farsi sentire meglio
Bug si arrampicò sulle spalle di Arah, le loro preghiere giunsero a Giove e in
quel punto, dove stavano Bug e Arach, si alzò la montagna più alta: il Bugarach
che frenò per sempre il vento disastroso di Cern. Dopo questa bella leggenda,
siamo andati a mangiare in un ristorante ai piedi del Bugarach, dove abbiamo cenato
benissimo, un po’ troppo abbondante forse (ho scambiato il sanguinaccio per una
fetta di salame, per poco non lo assaggiavo, io che ho sempre avversato questo
cibo, perché contiene sangue di maiale e ciò mi disgusta), il personale era
assai cortese, l’unico impiccio, la carta di credito con cui non si riusciva ad
effettuare il pagamento, mancanza di collegamento… fosse che fosse il
magnetismo della montagna? La serata è finita nell’orto/giardino dietro al
ristorante, passeggiando fra rose rosse e bianche ed eucalipti, osservando la
montagna “sacra”… niente di strano, solo la pace che si ha osservando
l’imponenza delle montagne, tra l’altro l’eucalipto ha significato etimologico
di nascondere, quindi vede solo chi sa.
1 commento:
Ciao Paola..ieri ho letto la tua intervista per quel...fatto...di gennaio..credo 2016. Mi ha molto colpito..sei entrata nel regno dei folli e visionari..anche se dagli scritti sul forum non sembra...a proposito..consiglio preziosp..metti meno ad ed ..eccetera
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