Al coccodrillo è legato un modo di dire… lacrime di
coccodrillo. Il detto deriva da un’antica credenza secondo la quale i coccodrilli verserebbero lacrime
di pentimento dopo essersi cibati delle loro prede. Nella cultura
popolare, questo modo di dire è riferito ad una persona che prima commette di
proposito una cattiva azione, poi finge di provare rimorso. In realtà, i
coccodrilli “piangono” per motivi
fisiologici, ossia per lubrificare e ripulire il bulbo oculare
in modo da facilitare il movimento della seconda palpebra, usata durante la
permanenza in acqua.
Attraverso le lacrime, inoltre, il coccodrillo espelle i sali
che si accumulano nell’organismo. Tutto chiaro? No! I detti popolari molto
spesso sono frutto di antiche esperienze, questo detto in particolare è molto
antico ed è diffuso in varie lingue. Il significato poi non è solo di falsa
ipocrisia ma anche di chi tenta un’esperienza nuova senza ascoltare chi lo
avvisa o tenta di fermarlo. Se l’impresa non va a buon fine lui piangerà
lacrime di coccodrillo. Quindi è legato anche allo sbagliare, ma senza sbagli
non si impara, quindi le lacrime di coccodrillo possono essere legate all’esperienza
e il coccodrillo ha ben 90 milioni di anni di esperienza sulle spalle. Inoltre
se oggi conosciamo tanto del corpo degli animali, cosa sappiamo delle loro
emozioni? Sembra che a piangere sia la femmina di coccodrillo che ha appena
divorato i propri piccoli. La femmina di coccodrillo depone le sue numerose
uova sulla terraferma, dopo la nascita dei piccoli li trasporta in acqua, al
sicuro dai predatori, mettendoli in bocca, e durante questa operazione, la lacrimazione
aumenta di intensità… la “coccodrilla” sa che per errore qualcuno dei suoi piccoli può finirle in gola e il suo “apparato
combattivo” non le dà la possibilità di non farlo.
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