lunedì 26 ottobre 2015

LATTE DI GALLINA


Sono nata in campagna e ciò mi ha lasciato ricordi bellissimi legati alle erbe ed ai fiori selvatici, ancora oggi li preferisco a quelli che nascono nei giardini seminati o trapiantati dall'uomo. In febbraio c'era la cerca delle viole, si raccoglievano mazzi rigonfi che poi si regalavano alla mamma.
In marzo si intrecciavano lunghe collane con le pratoline, volendo si facevano piccole coroncine da mettere in testa e all'istante si era trasformati in principesse. Arrivavano poi i papaveri, ma quelli erano delicati e come li raccoglievi già erano appassiti. Esisteva però un gioco, si raccoglievano i papaveri ancora col bocciolo chiuso e si doveva indovinare il suo colore, che a seconda della sua maturazione poteva essere bianco, rosa o rosso, vinceva chi trovava il colore rosso. Ma erano tanti i fiori, c'erano i gialli ranuncoli, gli azzuri non ti scordar di me, i blu fiodaliso e poi c'erano i miei preferiti: il latte di gallina una graziosa pianta con una infiorescenza larga e piatta, formata da fiori di forma stellata e colore bianco candido. Io li chiamavo i fiori della Madonna perchè erano candidi come piccoli gigli e si sa che il giglio è il fiore simbolo della purezza e quindi della Madonna. Li chiamo ancora così ed ancora mi paiono tanto belli, li raccoglievo in ginocchio dicendo l'Ave Maria, ne prendevo pochi perchè ne avevo troppo rispetto e li portavo in ragalo alla mamma, ma lei li tirava via perchè non le piacevano, non erano di giardino.
Erano altri tempi ai grandi piaceva un altro latte di gallina un latte prelibato da bere per scaldarsi. Una bevanda ottenuta sbattendo un tuorlo d’uovo con abbondante zucchero e poi si diluiva con latte bollente e con un’aggiunta di cognac o rum.



immagine di Teoderica

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