lunedì 30 novembre 2009

DAL PARADISO ALL' INFERNO... OVVERO LA STRADA PER L' INFERNO È LASTRICATA DI BUONE INTENZIONI

JOCHEN HORISCH, 55 anni, è docente di Letteratura e teorie mediatiche all' Università di Mannheim( Germania)

Professor Horisch, per quale motivo gli uomini in molte culture immaginano dei paradisi non reali?

Nella maggior parte dei casi queste fantasie non si allontano molto dalla realtà, da un’esistenza che, sia ringraziato il Cielo, per ora è possibile vivere anche sulla Terra. L’ unica differenza è che nei paradisi non ci sono i lati negativi della vita umana, quali la transitorietà, la malattia, la morte.

Dunque i racconti sul paradiso non parlano di mondi sconosciuti?

Raccontano principalmente di ciò che esiste ma che al momento non abbiamo, e che desideriamo. Niente è più bello del pensiero di una gioia futura. Il racconto del paradiso inscena quindi, come tutti i grandi miti, una costante antropologica, in questo caso la logica del desiderio e della bramosia, e da un volto ad un futuro migliore.

Come è sorta nell' uomo questa idea di felicità futura?

Con lo sviluppo della lingua. Da quando l’ uomo ha a che fare con la lingua, vale adire con un sistema di segni e simboli, è divenuto in grado di andare col pensiero al di là della sua esistenza materiale intangibile, e quindi di andare col pensiero nel futuro. Non per niente il Vangelo secondo Giovanni esordisce dicendo: "Nel principio era la Parola". La capacità stessa di immaginare il paradiso trova qui le proprie origini.

Si è sempre cercato di ricreare il paradiso sulla terra. C’ è una spiegazione per questo?

Ogni tentativo di fare il copia e incolla dei concetti teologici del paradiso applicandoli alla realtà terrena è finito in tragedia. Primo perché queste società sono necessariamente totalitarie. Secondo, perché la perfezione si crea solo negando l’ imperfetto. Poiché nella vita reale ciò non potrà mai accadere, occorre trovare dei colpevoli: i capitalisti o gli ebrei o la Casa Bianca o non so chi altro. Persecuzioni e sterminio non sono fenomeni collaterali, ma il fulcro di ogni tentativo realizzare il paradiso in Terra. È per questo che i protagonisti di tali eccessi sono sempre orgogliosi di poter offrire delle vittime a questo scopo.

Sarebbe quindi meglio rinunciare alle nostre speranze?

Sarebbe meglio non ci fissassimo così sulla liberazione dei mali, e accettassimo l’ imperfezione originaria di questo mondo. Invece di farci fantasie esagerate sul paradiso sarebbe più utile lavorare ad un programma di seri aiuti messi in pratica secondo l’idea di uno Stato sociale. Cercare la risoluzione concreta di singoli problemi come alcune malattie o la povertà, invece di voler liberare complessivamente l’umanità intera.

Da un articolo sul mensile Geo.

sabato 28 novembre 2009

LA TRISTEZZA E' UNA EMOZIONE CHE AIUTA

Una serie di esperimenti condotti da Joe Fargas , docente di psicologia alla University del New South Wales in Australia, hanno rivelato che gli individui, quando sono in un stato di tristezza, ricordano meglio gli eventi, hanno una maggiore capacità di persuasione e una migliore capacità di giudizio. Un umore negativo, per esempio, diminuisce il pregiudizio razziale: è meno probabile che una persona si affidi agli stereotipi nel reagire di fronte a un gruppo o a una minoranza etnica differenti dalla propria. Immaginiamo che un uomo entri in contatto con un nuovo gruppo sociale, ma non si senta accettato. Il fatto lo indispettisce, lo rattrista, ciò lo spinge a prestare più attenzione ai meccanismi del gruppo, guardare da fuori, ascoltare, cercare di adattarsi alle nuove norme sociali per essere accettato.Beninteso, la tristezza non va confusa con la depressione, malattia seria e grave. E naturalmente nessuno vuole essere triste.

Ma dobbiamo chiederci, in una società come la nostra in cui tutti ricercano la felicità ad ogni costo, se davvero vorremmo eliminare completamente dalla nostra vita un po’ di tristezza se questa genera silenzio riflessivo.



mercoledì 25 novembre 2009

PEOPLE


TEA


Tea è una coccodrillina. E’ un gadget, che si trovava anni fa, dentro alle uova di cioccolato Kinder.

Tea era stata scelta da me come un mio doppio.

Usavo la sua foto per il mio profilo su Facebook e per qualche post su Blogger.

Immaginate la mia emozione, quando Francesco, un nome una garanzia, un ventenne mio amico è arrivato sorridente dicendomi:- Ti ho portato un regalo, ho messo a posto le mie collezioni, mi sono trovato con un pezzo in più, ero sicuro di avere dieci pezzi, invece erano undici, ho trovato una “coccodritta” doppia e l’ ho portata a te- .

Era Tea la mia coccodrillina.

Ho chiesto a Francesco:- Ma tu sapevi che questa è la mia Tea, che uso nel web?-.

-Ma noo, lo sai che non ho neanche il computer -, ha risposto Francesco.

Io l’ ho abbracciato e baciato.

In quel periodo ero molto depressa e quel regalo inaspettato mi era sembrato di buon auspicio.

Mi ero “ fissata” che con l’ amuleto Tea mi sarei sempre salvata.

La mattina del mio tentato suicidio, Tea era nella tasca dei miei jeans e io la tenevo stretta tra le dita.

Mi ha salvato?

Forse.

Ma quella mattina di un giorno di fuoco, alla sera ho scoperto che non avevo più Tea.

Come abbia fatto ad uscire dalla tasca dei jeans non lo so.

Avevo perso la mia Tea.

L’ ho cercata, non l’ ho trovata.

Sono andata al mercatino dell’ usato, dove ci sono le bancarelle che vendono i gadget degli ovetti Kinder e mi sono comprata la coccodrillina Tea.

Ora Tea è fra i miei gioielli e la mia bigiotteria.

Oggi Francesco è arrivato sorridente e mi ha regalato una rosa bianca fatta da lui con la carta.

L’ ho messa fra le pagine del libro di poesie di Nazim Hikmet.

E’ sempre un nuovo giorno.



Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.


lunedì 23 novembre 2009

TREMENDAMENTE ATTUALE

DA UNO SCRITTO DI MIRCEA ELIADE del 1945 (Bucarest 1907/ Chicago 1986 storico delle religioni, grande erudito, candidato 10 volte al Nobel senza mai ottenerlo)

“ La mia passione per la storia delle religioni., tradiva in primo luogo il mio interesse per un mondo di libertà che l’ uomo moderno ha perso da lungo tempo. Se l’ uomo moderno è meno sano, se è nevrotico, sradicato, non è da imputarsi al fatto che vive in una società industriale, che dispone di radio e cinema, ma semplicemente al fatto di non essere ancora riuscito ad adattarsi al nuovo ambiente cosmico che gli hanno creato le sue stesse scoperte. Anche in una città di grattacieli l’ uomo può restare in contatto coi ritmi cosmici. Il dramma universale è immediato in una fabbrica come nelle solitudini himalaiane.



Il mito per Eliade è un atto di creazione dello spirito, indipendente dalla storia, che anzi fonda esso stesso la storia, e nel corso della storia si ripete e ritorna ciclicamente. La storia delle religioni è quindi storia delle manifestazioni soprannaturali del sacro che si ripetono nel tempo dell'uomo, riproponendovi l'alternanza sacro / profano .In ogni tempo l' uomo si ricrea il suo sacro, se non ci riesce vive nel dramma.


sabato 21 novembre 2009

FAO E LE VOCI DAL SILENZIO

I CONTI

2008/2009 stanziati 784 milioni di dollari di cui :

89,5 per la lotta alla fame

41,45 per l’ ufficio del direttore generale

20,22 per i servizi

31,9 per informazioni e tecnologia

La FAO, ha chiuso pochi giorni fa l’ ennesimo vertice mondiale a Roma ( la FAO è la sola organizzazione dell’ ONU che abbia sede in Italia), continua a fagocitare un fiume di soldi che invece di essere destinati direttamente a chi ne ha bisogno finiscono per alimentare la costosissima macchina.

Lo hanno definito il vertice delle promesse ma forse passerà alla storia come il vertice dell’ indifferenza, perché i Grandi della terra hanno ignorato l’appuntamento.

Indifferenza culturale oltre che politica, le colpe degli Stati Uniti e dei leader europei esistono, ma ci sono anche le oligarchie politiche dei paesi poveri e i loro regimi antidemocratici; ci sono le multinazionali che si arricchiscono, ci sono i dittatori che affamano il loro Paese e ci sono i costi di una macchina farraginosa.

VOCI DAL SILENZIO

Benedetto XVI : Sì la fame può essere vinta, occorre unire solidarietà alla giustizia. le regole del commercio internazionale vanno sottratte alla logica del profitto fine a sé stesso, orientandole all'autosufficienza dei paesi più bisognosi. Unire la solidarietà alla giustizia: non posso mai donare all'altro del mio senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia.

Kenya, Padre Alfonso Poppi: Investire sull'educazione al lavoro per responsabilizzare le comunità. Non solo cibo, si deve insistere sul bene comune, le risorse ci sono ma mancano mezzi ed infrastrutture.

Filippine, Padre Giovanni Re: va restituita dignità ai contadini, e posto un freno alla corruzione. Aumento dei prezzi e crisi spingono ad emigrare. Occorre dare maggiore importanza al mondo agricolo.

Brasile, Padre Ignazio Lastrico: bisogna imparare a riconoscere il valore di ogni uomo per riuscire un giorno a sradicare veramente la miseria. In un paese che vede ricchezze enormi in mano a pochissimi c' è da insegnare soprattutto la fraternità.

mercoledì 18 novembre 2009

CROCIFISSO O TAU

I primi cristiani non usavano come simbolo il crocifisso in quanto era considerato dispregiativo per Cristo. Nel IV secolo Costantino vietò la crocifissione per le pene capitali e la leggenda vuole che sua madre Elena ritrovasse il legno della croce del Cristo ; i cristiani iniziarono così a raffigurare il Cristo crocifisso. Inizialmente veniva rappresentata solo la croce, poi Gesù venne rappresentato crocifisso ma non sofferente, soprattutto in ambito bizantino. Poi col tempo per evidenziare l' Incarnazione del Cristo vero Dio, vero Uomo, si rappresentò la figura Sacra inchiodata, ferita, sanguinante col capo cinto di spine, sino ad arrivare , soprattutto in ambito tedesco a rappresentazioni quasi macabre.
Ma esiste un altro tipo di crocifisso , che contempla il sacrificio di Cristo di essersi immolato per noi sulla croce ma allo stesso tempo è letizia e speranza: il Tau.

San Francesco «nutriva grande venerazione e affetto per il segno del Tau.

Lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava» (FF 1079).

Il "Tau" è l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico.

Questo segno veniva anticamente adoperato, per il suo valore simbolico, per indicare la salvezza e l'amore di Dio per gli uomini. Lo troviamo nel libro del profeta Ezechiele, quando Dio manda il suo angelo ad imprimere sulla fronte dei servi di Dio il segno della salvezza: "Il Signore disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per le abominazioni che vi si commettono" (cfr. Ez 9,4).

Il "Tau" è perciò segno di redenzione, segno anche esteriore di quella novità di vita cristiana, interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del Battesimo.

Il "Tau" venne adottato perciò anche dai primi cristiani , ricordava la croce del martirio ma evocava anche il trionfo di Gesù sul male, evocava l' alfa e l' omega, il principio e la fine.

Nelle catacombe non troviamo simbologia del crocifisso , ma il segno del Tau.

Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau ha con la Croce, nutrì grande venerazione per questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita e nei suoi scritti.

In lui il segno profetico si attualizza, riacquista la sua forza di salvezza, perché Francesco si sente salvato dall'amore e dalla misericordia di Dio. Il "Tau" era per lui il segno concreto della salvezza e della vittoria di Cristo sul male.

Si tratta di un segno dunque che ha alle sue spalle una solida tradizione biblica e cristiana.

San Francesco se ne impossessò in maniera così intensa e totale sino a diventare lui stesso, attraverso le stigmate del suo corpo, quel "Tau" vivente che egli aveva così spesso contemplato, disegnato e soprattutto amato.

Oggi i seguaci di San Francesco, laici e religiosi portano il Tau come simbolo del proprio impegno, come ricordo della vittoria di Cristo .

Non dimentichiamolo, anche se Cristo morì sulla croce egli trionfa sul male, cerchiamo di ricordarlo quando incontriamo i poveri cristi di oggi.



lunedì 16 novembre 2009

PEOPLE

FANTASIA 

Tre sorelle. Due, cinque, otto anni. 
Tu Fantasia eri la più grande. 
Ti piaceva il confine, lo stare in bilico. 
Perdevi sempre la chiave di casa. 
Te la legavano al collo con un nastro. Ma a te piaceva rischiare. 
Te la toglievi dal collo e la lanciavi lontano. 
La trovavi. 
Allora la lanciavi in mezzo ai cavoli o ai piselli e non la trovavi più. 
Allora piangevi e dicevi che non l'avresti persa più. 
Ma non era vero. 
Ti piaceva fingere di morire, resistevi sino a che le tue sorelle spaventate non piangevano. 
Allora resuscitavi. 
Ti piaceva stare in equilibrio con un piede solo sul carro, facevi finta di cadere, un giorno cadesti per davvero. 
I tuoi genitori spaventati, preoccupati da quello che dicevano le sorelle, ti portarono dal dottore, poi dallo specialista per via dei tuoi svenimenti. 
Tu avevi un bel dire che lo facevi per gioco, la mamma e il babbo non ti credettero. 
Ti portarono dallo specialista famoso, il quale non ci capì niente, ma disse:   "Proviamo a toglierle l'appendicite". 
A quel tempo andava di moda togliere l' appendicite e le tonsille. 
Così fu, che tu Fantasia, per troppa moda e per troppa fantasia, l'operazione dell'appendicite la subisti per davvero. 



Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

venerdì 13 novembre 2009

MEAT IN VITRO/LA CARNE DEL FUTURO

STAND ON THE SHOULDERS OF GIANTS
Se ho visto più lontano è perchè sono salito sulle spalle
dei giganti che mi hanno preceduto. ( Isaac Newton)


I. Datar, M. Betti.
Dipartimento delle politiche agricole, alimentari e nutrizionali Science, University of Alberta, Edmonton, Alberta, Canada T6G 2P5




Parole chiave:

In vitro a base di carne
Miocita coltura
Sostitutivi a base di carne

La carne prodotta in vitro è stata proposta come un progetto umano, sicuro e rispettoso dell'ambiente e dei benefici alternativi alla carne degli animali abbattuti come una fonte di tessuto muscolare nutrizionale. La metodologia di base è di carne in vitro
sistema di produzione (IMPS) che comporta la coltura del tessuto muscolare in un liquido su larga scala.

Ogni componente del sistema offre una serie di opzioni che sono descritte, tenendo conto dei recenti progressi nella ricerca in materia.
Uno dei principali vantaggi di un IMPS è che le condizioni sono sempre controllabili e sempre manipolabili .
Le discussioni presentate nell' articolo intendono rispondere alle esigenze nutrizionali ed alla gestione su larga scala.
La direzione di ulteriori attività di ricerca e le prospettive per il futuro della produzione di carne in vitro saranno oggetto di speculazione.
Rilevanza industriale: lo sviluppo di un sistema alternativo di produzione di carne è guidata dalla crescente domanda di carne e dalla diminuzione delle risorse disponibili per la produzione di essa con i metodi attuali.

La carne di produzione in vitro (IMPS) può servire per affiancare le pratiche di produzione esistenti a base di carne tradizionale, crea l'opportunità per prodotti a base di carne di caratteristiche diverse per essere immesse sul mercato.

Prodotti in vitro a base di carne, simili ai prodotti trasformati a base di carne triturate di oggi, saranno presto sviluppate in tagli simili a quelli tradizionali di carne.
Ampliando al contempo il campo di applicazione all'industria delle carni e nelle pratiche dei
prodotti, l'IMPS ridurrà la necessità di carne tradizionale e ridurrà la necessità di risorse agricole per la produzione di carne.
© 2009 Elsevier Ltd. Tutti i diritti riservati.


Possibilities for an in vitro meat production system

I. Datar, M. Betti .
Department of Agricultural, Food and Nutritional Science, University of Alberta, Edmonton, Alberta, Canada T6G 2P5





Keywords:

In vitro meat
Myocyte culturing
Meat substitutes

Meat produced in vitro has been proposed as a humane, safe and environmentally beneficial alternative to
slaughtered animal flesh as a source of nutritional muscle tissue. The basic methodology of an in vitro meat
production system (IMPS) involves culturing muscle tissue in a liquid medium on a large scale. Each
component of the system offers an array of options which are described taking into account recent advances
in relevant research. A major advantage of an IMPS is that the conditions are controlled and manipulatable.
Limitations discussed include meeting nutritional requirements and large scale operation. The direction of
further research and prospects regarding the future of in vitro meat production will be speculated.
Industrial relevance: The development of an alternative meat production system is driven by the growing
demand for meat and the shrinking resources available to produce it by current methods. Implementation of
an in vitro meat production system (IMPS) to complement existing meat production practices creates the
opportunity for meat products of different characteristics to be put onto the market. In vitro produced meat
products resembling the processed and comminuted meat products of today will be sooner to develop than
those resembling traditional cuts of meat. While widening the scope of the meat industry in practices and
products, the IMPS will reduce the need for agricultural resources to produce meat.

© 2009 Elsevier Ltd. All rights reserved.

mercoledì 11 novembre 2009

11 NOVEMBRE E LA FESTA DEI BECCHI

Il giorno di San Martino era quello che chiudeva un periodo di ritualità iniziato nella notte di Ognissanti. 
Un tempo per San Martino si dovevano anche saldare i debiti, onorare o stipulare i contratti, ultimare le semine e terminare i raccolti autunnali, si celebrava ciò con ritrovi, baldorie, cene e feste. 
La vigilia di San Martino, precisamente la sera, in Romagna, ma anche altrove, vi era... la festa dei "becchi", cioè dei mariti cornuti, quelli traditi dalle proprie mogli. 
Un tempo si credeva che i bambini che venivano al mondo fossero dei Defunti che ritornavano, attraverso una nascita, coi viventi, in un ciclo di "eterno ritorno" genealogico/familiare. 
Se un marito veniva tradito, in caso di concepimento adulterino, questa non avrebbe generato un antenato del marito, bensì l' antenato dell'amante. 
Le donne non venivano prese di mira, perché generavano comunque, erano i mariti di queste, che erano rei di non aver vigilato e di aver creato perciò disordine negli equilibri. 
La condanna dei "becchi" avveniva per san Martino perché era in quel giorno che partiva l'annata agraria sotto l'egida dei morti, e non si poteva fare alcun torto ai morti. I "becchi" dovevano partecipare ad una corsa ed in passato anche sottoposti a scherzi da parte di gruppi di ragazzi non sposati, i quali simboleggiavano i Defunti, cioè la parte lesa. 
A Santarcangelo di Romagna in questi giorni fervono i preparativi per la grande Fiera di San Martino, una delle più rinomate di Romagna, e non solo. Particolarità della Fiera sono sicuramente il cibo, i cantastorie e le corna. 
Ecco l'esame più temuto di Santarcangelo. 
Le corna di bue, che da sempre durante la Fiera penzolano dal colmo dell'arco della piazza centrale, danno il verdetto. 
Se al passaggio della persona restano ferme, si può essere certi che la dichiarata fedeltà della controparte è comprovata. 
Se, al contrario, dondolano si è certi che di infedeltà e di "becco" si tratta. 
Data l'altezza delle corna, avvolte nella nube opaca di odore, ognuno vede cosa diversa. 
Su un unico passaggio infatti le opinioni immancabilmente discordano.

  • Fiera dei Becchi a Santarcangelo Di Romagna (Rimini)
    Foto di Blu Nautilus s.r.l

lunedì 9 novembre 2009

UOMO FUTUROBOT

L' esperimento, raccontato sulla rivista Cell, è riuscito a riscrivere la memoria.

Costruzione naturale di un ricordo
Un gruppo di drosofile ( moscerini della frutta) è esposto all' odore di frutta matura, per loro gradevole. Poi i moscerini subiscono una lieve scarica elettrica, che verrà ripetuta varie volte. Questi moscerini quando sentono l' odore di frutta scappano perchè memori della scossa elettrica che segue l' odore.
Costruzione artificiale di un ricordo
Un gruppo di moscerini subisce una lunga e sofisticata operazione di ingegneria genetica. le loro cellule nervose , mediante la luce laser, possono essere arttivate come se avessero ricevuto un impulso da un altro neurone, si attivano uno per uno i 300 neuroni coinvolti nella memoria, osservando il comportamento dei moscerini si individuano così i 12 neuroni( che sono il cassetto della memoria) che attivati insieme generano il falso ricordo, anche se non hanno ricevuto la scossa elettrica.

La memoria è il fondamento della nostra identità e del mondo che abitiamo.

Costruendo IO e il MONDO la memoria apre il senso della vita, che dipende infatti dalla visione del mondo di cui disponiamo grazie alla memoria.

Nessuno di noi abita il “mondo”, ma esclusivamente la propria “visione del mondo”costruita dalla memoria, in essa si deposita la cultura di appartenenza, le esperienze che abbiamo maturato nella famiglia in cui siamo nati, la lingua che utilizziamo, le forme emotive che abbiamo acquisito, che insieme, attraverso i percorsi accidentali della vita consentono a ciascuno di avere uno stile che ci rende unici.

Le scoperte scientifiche che hanno verificato ( per ora solo coi moscerini) la possibilità di iscrivere nella memoria “falsi ricordi”, se continueranno si potranno usare sia nel bene che nel male; si potranno rimuovere ricordi dolorosi ma si potranno anche usare per adattare la nostra visione del mondo e così oltre alla clonazione corporea potremmo avere anche l’ uomo robot.


venerdì 6 novembre 2009

PEOPLE

GU 

Gu è un homo habils, non ha niente a che fare con Bo che è del gruppo degli australopitechi. 
Il gruppo di Gu, diversamente dal gruppo di Bo costruisce oggetti con la pietra, che conserva per continuare ad usarli. 
Costruisce rudimentali ciotole per conservare il cibo. 
Conserva. 
Gu non sa il perché, ma oggi sente qualcosa di diverso. 
Il gruppo deve lasciare il luogo, non c' è più cibo, gli animali se ne sono andati e sono rimaste anche poche erbe e frutti. 
Devono lasciare la caverna, ma Gu deve lasciare anche Guga. Guga ha la pancia gonfia, non è in grado di camminare a lungo. Deve essere abbandonata, Gu non vuole lasciarla, ma sa che così non va bene, deve seguire il gruppo e Guga non si può conservare. 
"Ma se conservo il cibo perché non posso conservare Guga?" Si chiede Gu. 
È spuntato il sole, le paure svaniscono. Si raccolgono gli arnesi, si parte. 
Gu si alza, i suoi occhi incontrano gli occhi di Guga. 
Gu con fermezza d' animo parte col gruppo. 
Gu si sente diverso, cammina e con gli occhi guarda. 
Cammina e guarda un albero. 
Cammina e guarda un fiume. 
Cammina e guarda una montagna. 
Cammina e guarda e annusa e tocca. 
Il gruppo si ferma ha trovato un posto buono per fermarsi. 
Le femmine raccolgono le erbe ed i frutti, i maschi vanno a caccia. 
Il bottino è ricco. 
Gu pretende tutta la sua parte, la raccoglie e decide di tornare indietro. 
Altri maschi, quelli che hanno lasciato indietro le loro femmine perché gravide, si uniscono a lui. 
Gu e il piccolo gruppo di homo habilis, camminano, guardano ed annusano e toccano. 
Camminano e riconoscono la montagna. 
Camminano e riconoscono il fiume. 
Camminano e riconoscono l' albero. 
Camminano e ritrovano le loro femmine. 
Gu riguarda negli occhi Gugga con un sorriso trionfante. 
Ma perchè il gruppo di Gu conserva, quale è stata la scintilla che gli ha fatto dire è mio?

Il racconto è frutto di fantasia.

mercoledì 4 novembre 2009

AU REVOIR MONSIEUR CLAUDE LEVI STRAUSS

Claude Lévi-Strauss era il più grande antropologo vivente è morto la notte 31/10/ 2009 . Dal 1959 all’82 ha tenuto la cattedra di Antropologia Sociale al Collège de France. Accademico di Francia dal 1973, ricordiamo fra le sue opere tradotte in italiano: Tristi tropici (1960), Il pensiero selvaggio (1964), Il totemismo oggi (1964), Antropolgia strutturale (1966), Guardare, ascoltare, leggere (1994). Con Nottetempo ha pubblicato Tropici piú tristi.

Odio i viaggi e gli esploratori è l’ incipit di “Tristi tropici”, il suo volume certamente più famoso, dove Levi-Strauss incanta non solo come antropologo ma anche come scrittore. Viaggiare è uno dei piaceri più tristi è una frase di Madame de Stael che Levi-Strauss ha citato. Eppure per la scoperta di un pezzetto di verità l’ antropologo ha viaggiato. Di ritorno dagli Stati Uniti inconsapevole della tragedia che incombe tenta di andare ad insegnare nel suo vecchio liceo parigino al tempo del governo di Vichy, lui che era ebreo. Al padre dell’ antropologia pur riconoscendone il grande valore lo si taccia di poco impegno politico e poca partecipazione all’ identità ebraica. Eppure fin dalla scuola materna era aggredito con “sporco ebreo” e dopo la guerra si mise in cerca dell’albero piantato in Israele, dalla sua famiglia, col proprio nome. Levi-Strauss non era Lancillotto ma Galahad. Infatti Lancillotto troppo preso dalle cose terrene non riuscirà mai ad avvicinarsi al Graal. Levi- Strauss aveva il temperamento di Galahad, più trascendente che immanente, ecco perché si è avvicinato al Graal. Perdonate il mio umile sentire, è un grazie a ciò che ho avuto da questo Grande.

Un piccolo stralcio dal libro “Cristi di oscure speranze”, che riproduce l’ intervista realizzata nel 1998 da Silvia Ronchej e Giuseppe Scaraffia.

Domanda In occidente non si pratica l' antropofagia, ma si mangiano gli animali. Ora se definiamo cannibalismo l' introduzione di materiali umani nell' organismo umano, dobbiamo ammettere che attraverso questa compenetrazione si realizza anche la parentela. dunque secondo un ragionamento antropologico, gli animali potrebbero diventare nostri parenti

Risposta Sì, è una bella idea! Premetterei che nel pensiero degli indiani d' America, quelli che conosco meglio, all'origine dei tempi gli animali e gli uomini non soltanto formavano un' unica famiglia, ma addirittura mancava una vera distinzione tra i gruppi.questa distinzione, e quindi anche la possibilità per gli uomini di cibarsi degli animali, è apparsa solo alla fine dell' età mitica.

Domanda E come?

Risposta Si tratta di un processo non molto differente da quello che possiamo leggere nell' Antico testamento. Anche nel Giardino dell' Eden - e quindi all' origine dei tempi- Adamo ed Eva erano assolutamente vegetariani. questo è un fatto molto curioso: l' uomo diventa carnivoro solo uscendo dall' Arca di Noè. È dopo quella fase di intima convivenza che si è venuta a creare fra uomini e animali all' interno dell'arca durante il Diluvio Universale che i due gruppi si separano, ed è allora che Dio, Colui che può tutto, l'Onnipotente. dà il permesso, anzi quasi l'ordine, di nutrirsi di carne animale.

Domanda Vuol dire che la differenziazione nasce da un eccesso di intimità, forse da un rischio di confusione?

Risposta E la questione successiva è quella della Torre di Babele. Alla separazione di uomini e animali segue quella tra gli uomini, che vengono separati dalla diversità delle lingue. Quindi la vostra domanda in realtà è: si potrà ricostruire un giorno l' unità primordiale? Io lo vorrei, ma francamente ne dubito.

Da un anno Lévi-Strauss aveva smesso di rispondere al telefono. Non aveva più rilasciato interviste, né era comparso in pubblico. Poco prima di scomparire, aveva detto della sua vecchiaia: «Esiste oggi per me un io reale, che non è più che un quarto o la metà di un uomo, e un io virtuale, che conserva ancora una viva idea del tutto. L’io virtuale immagina ancora il progetto di un libro, comincia a organizzare i capitoli, e poi dice all’io reale “ora tocca a te continuare”. Ma l’io reale, che non ha più la forza, risponde all’io virtuale: “è un problema tuo. Tu solo hai una visione del tutto”. E’ in questo strano dialogo che ormai scorre la mia vita».

lunedì 2 novembre 2009

LA SEDIA DI LILLÀ

INFORTUNIO SUL LAVORO

Un milione trecentomila euro di risarcimento per la morte di un operaio, cifra record e si spera deterrente. 

"Quel giorno l’operaio venne investito da un muletto in retromarcia. Il muletto circolava fra le persone a piedi, il dispositivo acustico non funzionante, in un luogo molto rumoroso, l’operaio chino mentre stava raccogliendo qualcosa, non vide il mezzo avvicinarsi. Ricostruendo le dinamiche il giudice definisce “del tutto evidenti le responsabilità del datore di lavoro, il fatto è di una gravità inaudita, in quello stabilimento si lavorava così: prima si ammettevano i rischi, poi si certificano le procedure per evitarli, ma alla fine la prassi era ben distinta. I lavoratori hanno il diritto di essere protetti anche dai rischi derivanti dalle loro disattenzioni. È stato attuato un modo di lavorare ispirato al massimo grado di pericolosità, una sorta di roulette russa che prima o poi avrebbe portato alla tragedia".

INFORTUNI SUL LAVORO

Assolto per non aver commesso il fatto. Si è concluso oggi il processo che vedeva Steno Marcegaglia, legale rappresentante dell’omonimo colosso europeo della trasformazione dell’acciaio, imputato per reati di lesioni colpose in seguito all’infortunio sul lavoro avvenuto nello stabilimento ravennate. La procura aveva chiesto quattro mesi di carcere.

L’ operaio ebbe una prognosi di 85 giorni, fu risarcito. Si ferì ad un braccio mentre assieme ad un collega che azionava gli ingranaggi, stava pulendo una macchina a rulli. La procedura dei due non era quella corretta.

Si sarebbe dovuta spegnere la macchina. Il fatto che gli stessi operai abbiano ammesso di conoscere tali procedure ha pesato sulla sentenza.

Sempre per Marcegaglia è stata fissata l’ udienza preliminare assieme l’ allora direttore dello stabilimento ravennate, per lesioni personali gravi, gravissime e in un caso per omicidio colposo nell’ ambito di una lunga serie di infortuni. A Marcegaglia viene contestato di non aver revocato la delega in materia di sicurezza al direttore nonostante la lunga scia di infortuni.