Nella
tradizione pellerossa il gufo era uno degli animali totemici, di grande
importanza e dalle doti sia negative che positive. La sua associazione con il
buio rispecchiava la meditazione sulla morte e il silenzio del mistero ma anche
la guida per trovare la luce nel buio della nostra psiche. Per i celti il gufo è un uccello della notte, sacro e
magico, un accompagnatore delle anime dei defunti attraverso il regno
dell’ombra, un simbolo di morte e distruzione, ma anche un simbolo della
saggezza e della conoscenza delle cose antiche. Mi vien da pensare al ciclo
arturiano, a Merlino, a cui viene successivamente affiancato Anacleto il gufo
saggio e sarcastico oppure a Leotordo, il vivace gufetto, è un assiuolo, nella
saga di Harry Potter. Per i normanni il gufo era un simbolo usuale, mentre i
tartari veneravano il sacro Gufo Bianco fin dai tempi di Gengis Khan. Allora
perché si dice inciciuito? Che derivi da inciuchito? Ovvero diventare come un
ciuco cioè un ignorante? No non ci sto, il ciuco lo amo troppo e non sopporto che
sia denigrato stupidamente, inoltre ignoranti, nel senso di ignorare qualcosa,
lo siamo tutti, nessuno conosce tutto e nessuno conosce il suo destino. I greci
lo contrapponevano ad Apollo, il dio dell’armonia e quindi l’asino era visto
come sgraziato. Nell’asino d’oro di Apuleio, uno scrittore romano un po’ mago
un po’ filosofo, Lucio il protagonista vuol trasformarsi in gufo ma per sbaglio
diventa un asino, cambierà molti padroni, affronterà molte disavventure e
pericoli, sarà testimone dei più abietti vizi umani, alla fine mangiando delle
rose tornerà uomo, ma cambiato nel carattere e nel sentire, diverrà un
sacerdote. Che l’asino abbia similitudini simboliche col gufo?
Nessun commento:
Posta un commento