sabato 21 ottobre 2017

INCICIUITA quinta parte

 
Nella tradizione pellerossa il gufo era uno degli animali totemici, di grande importanza e dalle doti sia negative che positive. La sua associazione con il buio rispecchiava la meditazione sulla morte e il silenzio del mistero ma anche la guida per trovare la luce nel buio della nostra psiche. Per i celti  il gufo è un uccello della notte, sacro e magico, un accompagnatore delle anime dei defunti attraverso il regno dell’ombra, un simbolo di morte e distruzione, ma anche un simbolo della saggezza e della conoscenza delle cose antiche. Mi vien da pensare al ciclo arturiano, a Merlino, a cui viene successivamente affiancato Anacleto il gufo saggio e sarcastico oppure a Leotordo, il vivace gufetto, è un assiuolo, nella saga di Harry Potter. Per i normanni il gufo era un simbolo usuale, mentre i tartari veneravano il sacro Gufo Bianco fin dai tempi di Gengis Khan. Allora perché si dice inciciuito? Che derivi da inciuchito? Ovvero diventare come un ciuco cioè un ignorante? No non ci sto, il ciuco lo amo troppo e non sopporto che sia denigrato stupidamente, inoltre ignoranti, nel senso di ignorare qualcosa, lo siamo tutti, nessuno conosce tutto e nessuno conosce il suo destino. I greci lo contrapponevano ad Apollo, il dio dell’armonia e quindi l’asino era visto come sgraziato. Nell’asino d’oro di Apuleio, uno scrittore romano un po’ mago un po’ filosofo, Lucio il protagonista vuol trasformarsi in gufo ma per sbaglio diventa un asino, cambierà molti padroni, affronterà molte disavventure e pericoli, sarà testimone dei più abietti vizi umani, alla fine mangiando delle rose tornerà uomo, ma cambiato nel carattere e nel sentire, diverrà un sacerdote. Che l’asino abbia similitudini simboliche col gufo?

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