giovedì 26 ottobre 2017
INCICIUITA sesta parte
Il povero ciuco da sempre è stato definito come un animale testardo stupido e ottuso, quando in realtà è molto obbediente, con una grande capacità di apprendimento e molto fedele al suo padrone, talmente tanto da assomigliare a lui, quindi la stupidità all’asino deriverebbe dall’uomo. Tutta colpa della favola Pinocchio di Collodi se l’asino diventa sinonimo di uno studente pigro e svogliato. France aveva rimediato a questa ingiustizia verso l’animale, scrivendo una favola intitolata “L’asino Dudù”, che raccontava… In una bella villa di campagna, viveva un asino di nome Dudù, era il compagno inseparabile di un bambino ricco e viziato, che al suo ottavo compleanno aveva ricevuto in dono Dudù. Questo bambino un po’ capriccioso, aveva già un cane, un gatto, una capra, e si divertiva un mucchio a prendere in giro Dudù, dicendogli, asino e somaro, se tu andassi a scuola prenderesti sempre zero. Inutile dirvi di quanto soffrisse Dudù, che amava tanto la conoscenza e il suo più grande desiderio sarebbe stato quello di poter andare a scuola. Dudù ascoltava tutto, apprendeva velocemente e un giorno lesse su un libro, abbandonato sul prato dal bambino, la favola di Pinocchio. Da quel momento il suo unico obbiettivo fu di trasformarsi in un bambino, se Pinocchio si trasformò da bambino in asino, perché non poteva accadere l’incontrario?
sabato 21 ottobre 2017
INCICIUITA quinta parte
Nella
tradizione pellerossa il gufo era uno degli animali totemici, di grande
importanza e dalle doti sia negative che positive. La sua associazione con il
buio rispecchiava la meditazione sulla morte e il silenzio del mistero ma anche
la guida per trovare la luce nel buio della nostra psiche. Per i celti il gufo è un uccello della notte, sacro e
magico, un accompagnatore delle anime dei defunti attraverso il regno
dell’ombra, un simbolo di morte e distruzione, ma anche un simbolo della
saggezza e della conoscenza delle cose antiche. Mi vien da pensare al ciclo
arturiano, a Merlino, a cui viene successivamente affiancato Anacleto il gufo
saggio e sarcastico oppure a Leotordo, il vivace gufetto, è un assiuolo, nella
saga di Harry Potter. Per i normanni il gufo era un simbolo usuale, mentre i
tartari veneravano il sacro Gufo Bianco fin dai tempi di Gengis Khan. Allora
perché si dice inciciuito? Che derivi da inciuchito? Ovvero diventare come un
ciuco cioè un ignorante? No non ci sto, il ciuco lo amo troppo e non sopporto che
sia denigrato stupidamente, inoltre ignoranti, nel senso di ignorare qualcosa,
lo siamo tutti, nessuno conosce tutto e nessuno conosce il suo destino. I greci
lo contrapponevano ad Apollo, il dio dell’armonia e quindi l’asino era visto
come sgraziato. Nell’asino d’oro di Apuleio, uno scrittore romano un po’ mago
un po’ filosofo, Lucio il protagonista vuol trasformarsi in gufo ma per sbaglio
diventa un asino, cambierà molti padroni, affronterà molte disavventure e
pericoli, sarà testimone dei più abietti vizi umani, alla fine mangiando delle
rose tornerà uomo, ma cambiato nel carattere e nel sentire, diverrà un
sacerdote. Che l’asino abbia similitudini simboliche col gufo?
lunedì 16 ottobre 2017
INCICIUITA quarta parte
Ma il
chiurlo, proprio per via del suo verso può essere associato all’assiolo, un
piccolo gufo, mi pare che Giovanni Pascoli lo ricordi in una poesia intitolata
proprio all’assiuolo: “ … veniva una voce
dai campi: chiù... In lontananza risuonava come un singulto: chiù… e c’era quel
pianto di morte...chiù...” dove l’assiuolo
viene percepito come un melanconico e tristo presagio di morte. Forse
perché come tutti i gufi ha degli occhi a palla come se fosse stupito/stupido?
No, non mi convince, certo simbolicamente i gufi, dai tempi antichi sono visti
da quasi tutti i popoli come la controparte volatile dei gatti neri e quindi
delle streghe, il simbolo del gufo ha sempre rappresentato presagi nefasti, di
malattia e morte, ma a me piacciono un sacco i gufi, tutti e pure le civette e
non sarà un caso che amo il folklore di popolazioni quali i nativi americani, i
celti, i normanni (vichinghi/svedesi) ed i tartari/mongoli che invece vedono
positivamente questi uccelli.
mercoledì 11 ottobre 2017
INCICIUITA terza parte
Dopo qualche giorno, la madre entrò nel discorso e France come un fiume in piena le confessò il suo grande dolore, la sua storia d’amore finita. La madre per nulla turbata le rispose con in faccia uno strano e sinistro sorriso: “Eh, ti passerà, ti passerà, anche tuo marito due anni fa si era messo con una polacca, ma poi ha fatto presto a liberarsene, ora se hai un poco di sale in zucca torni con tuo marito e la finisci con le sciocchezze”. France prese sua madre dalle spalle e la cacciò fuori di casa, poi piangendo iniziò a ripetersi queste parole -perché perché non me lo ha detto prima, perché-, fino a che stremata era andata nel cassetto dei medicinali e forse aveva preso un po’ troppo sonnifero. Ora per estraniarsi e non sentire il campanello, France si mise a pensare alla bellezza di certe parole in dialetto romagnolo, inciciuita, la traduzione in italiano non era possibile, da cosa derivava inciciuita? Si estraniò dalla realtà del campanello che continuava a suonare pensando alla parola inciciuita, il cui significato più simile è essere imbambolata e intontita, si può pensare a un’onomatopea, al chiurlo, il simpatico uccello col lungo becco ricurvo il cui verso è… chiù chiù chiù e perché poi il chiurlo dal suo verso diventi figuratamente scemo non me lo spiego, se penso al chiurlo mi rammento di una poesia di William Yeats: “Oh chiurlo, non gridare più nell’aria, / o solo alle acque dell’Ovest; / perché il tuo grido mi fa ricordare / occhi cupi di passione e la lunga folta chioma / che fu scossa sopra il mio petto; / c’è abbastanza male nel grido del vento”, con questi versi per me il chiurlo ha significato di romanticismo e passione.
venerdì 6 ottobre 2017
INCICIUITA seconda parte
Il legame con l’altro uomo proseguiva splendidamente, ma France non voleva o meglio non poteva mettere il nuovo amore al posto del marito, France viveva tra lo splendore del suo amore e i feroci sensi di colpa per aver abbandonato un uomo, che nonostante il suo tradimento l’amava e la voleva ancora. L’altro uomo non le aveva mai chiesto nulla, l’aveva accettata con i suoi timori, le sue paure, i suoi sensi di colpa, aspettava silenziosamente che France avesse la forza di andare a vivere con lui. In questo triangolo France/ex marito/amante si inseriva la madre che martellava la figlia con questo ritornello “Tuo marito ti vuole bene, sei una screanzata, guarda mi fai schifo, non ti meriti niente”. Dopo quattro anni le cose erano rimaste quasi allo stesso punto, con France che sperava che il marito si innamorasse di un’altra donna, in modo di poter esser libera dai sensi di colpa e vivere pienamente il suo amore, quando l’amante, forse un po’ stanco, si sa che l’amore iniziale è sempre più impetuoso, ma anche a causa di una malattia improvvisa della figlia, disse a France: “Sono stanco, tu non riuscirai mai a mettermi al posto di tuo marito, ora io voglio pensare solo a mia figlia, ciao, arrivederci, amore ciao”. France rimase di sasso, il dolore la rese come se non fosse viva più viva, la rese all’apparenza insensibile, ma dentro di sé aveva un magma denso e veloce che le procurava delle ferite che parevano reali.
domenica 1 ottobre 2017
INCICIUITA prima parte
Ma che cosa era quel rumore? France si sentiva talmente stanca, la notte prima si era addormentata alle due sfinita, e ora non le riusciva di svegliarsi, aprì gli occhi e vide che erano le otto, il sole luccicava dalla finestra, -razzo se ho sonno-, mi sento inciciuita, colpa di quelle pillole, mi sento l’amaro in bocca, non dovevo ingurgitare le pillole, -beh ormai l’ho fatto, mettiamo in un cassetto il ricordo e buttiamo via la chiave-, France parlava a se stessa e allo stesso tempo realizzò che il rumore lontano era il campanello della porta, non poteva che essere sua madre, no, ora non avrebbe aperto, aveva troppo rancore per il casino che le aveva combinato, ora non le interessava se lo aveva fatto pensando al suo bene, ora France sentiva su di sé una grande umiliazione, provocata proprio dalla madre. Qualche anno prima, France si era separata dal marito, perché si era perdutamente innamorata di un altro uomo, la madre le si era messa contro, non voleva che lei lasciasse il marito. France avrebbe potuto anche farlo, cioè restare col marito, avrebbe potuto anche sacrificarsi, se il marito avesse accettato di vivere come fratello e sorella, ma il marito pretendeva di continuare come marito e moglie a tutti gli effetti e questo France non poteva proprio farlo.
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