giovedì 6 luglio 2017

STELLINA sesta parte

Da quello che ho raccontato forse non pareva che Stellina fosse tanto felice, invece Stellina lo era, perché in fin dei conti tolti i lavoretti e i pranzi e le cene, in cui non si sapeva mai se andava liscia o gassata per non dire inrazzata o incazzata, Stellina era sempre sola, in mezzo alla natura, o in mezzo alle galline e alle oche e sempre col suo cane accanto. Era bello andare a cercare le uova di quelle benedette galline che cambiavano sempre posto, lei riusciva a trovarle sempre, era molto più brava della mamma, stava attenta e quando sentiva coccodé coccodé, correva là dove sentiva questo canto felice, e trovava lo splendore di quelle uova, a volte bianche, a volte marroncine, a volte grosse, grosse perché contenevano due tuorli, per Stellina era una fortuna, ma una signora le aveva detto, invece che portavano male. Era bello per lei stare a contatto con la natura, andare in mezzo alle file dei peschi e trovare all'improvviso un albero di pesche bianche, tutti gli alberi erano quasi senza foglie, ma lei aveva trovato un albero piene di succose pesche, credette fosse un miracolo, poi scoprì, glielo disse il babbo, che era un albero di pesche tardive, che era normale che fossero maturate in ottobre. Era bellissimo andare per i campi con la sua bicicletta, andare sino in fondo, là dove scorreva la Lama, che per lei era comunque un fiume, e andare a mangiare la frutta, secondo la stagione, prima le fragole, poi le ciliegie, poi le pesche e le susine e le albicocche e poi all'inizio dell'autunno c'era un filare di uva pergola, nera, dura e succosa, era la sua preferita, ancora oggi se ci pensa, Stellina riesce a sentirne il gusto acidulo ma dolce di quei chicchi duri quasi come mandorle.

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