lunedì 26 giugno 2017

STELLINA quarta parte

Stellina non si curava delle botte che prendeva dalla mamma, ci aveva fatto l'abitudine, anzi se stava un giorno senza prenderle se ne faceva caso. Di solito le prendeva se non accudiva bene alle sorelle, trovava un'ingiustizia che le prendesse lei, se le due pestifere sorelle non le davano ascolto. Una volta la sua sorellina di quattro anni, vestita di un abito con frappe rosa, nonostante Stellina si fosse raccomandata di stare lontano dalla pozza del letame, quella sciocca era andata a sguazzare proprio dentro lo sterco, arrivata a casa la mamma diede a Stellina, un sacco di percosse, ma come poteva fare Stellina se le sorelle non le davano retta. Le botte le prendeva sistematicamente, se non lavava e asciugava i piatti e se non spazzava tutta la casa. Stellina si perdeva a fantasticare, a sognare, oppure a mettersi le scarpe e i sandali col tacco della mamma, come le piaceva passeggiare coi tacchi alti, il tempo passava senza che se ne accorgesse; ma poi Stellina vedeva da lontano, che la mamma tornava, dai lavori sul campo, correva in casa a fare le faccende, chiudendo la porta di casa, perché mamma non entrasse, finché non aveva finito i lavori. La mamma tempestava di pugni la porta, ma Stellina, non apriva finché non aveva finito. Allora apriva la porta e le prendeva sonoramente, uno perché non aveva fatto i lavori in tempo, due perché aveva chiuso fuori di casa la mamma. 

mercoledì 21 giugno 2017

STELLINA terza parte

Stellina, era una buona bambina, andava a messa con la nonna, che amava tanto, in chiesa le piaceva socchiudere gli occhi e immaginare fra il fumo delle candele di veder apparire Gesù, ma non lo aveva mai visto, solo a volte le pareva che le fiamme delle candele salissero sul soffitto, lungo le grosse travi del soffitto della chiesa. La nonna non entrava mai in chiesa senza il fazzoletto in testa, i capelli sono simbolo di femminilità, di energia, di sessualità, e andavano celati in chiesa per rispetto alla verginità del parroco, che non doveva essere distolto dal fascino di una chioma. Stellina aveva lunghi capelli neri come l'ala di un corvo, la mamma le faceva un male cane quando col pettine li districava, per poi farle un'alta coda di cavallo, legata da un nastro colorato. Il parroco, le faceva sempre tanti complimenti, per la sua compostezza e attenzione alla lturgia, tranne una volta. La mamma le aveva messo un abito arancione a giromaniche, con una maglietta sulle spalle, la maglietta scivolava spesso, ma diligente Stellina la rimetteva sulle spalle, ebbene il parroco le mandò a dire, tramite la sorella che faceva da perpetua, che Stellina questa volta non era stata brava, perché aveva mostrato con impudicizia le sue tornite e dorate spalle, Stellina aveva allora nove anni, e già sapeva che sarebbe stata rimproverata, lo sapeva, lo sapeva perché aveva visto lo sguardo del parroco che si soffermava insistentemente sulle sue spalle, aveva nove anni e già la guardavano con lascivia... persino il parroco. Stellina si sentì in colpa, si sentì sporca, e aveva solo nove anni.

venerdì 16 giugno 2017

STELLINA seconda parte

Stellina, non si chiamava così, aveva un altro nome, ma siccome lei in realtà, proveniva proprio dalle stelle, Stellina era il suo vero nome anche se questo lo sapevano solo in pochi. Stellina era la dea dell'amore, l'avevano inviata sulla Terra, perché portasse un po' di luce, perché fosse una consolazione per tutte quelle persone maltrattate e violate, il cui lamento era arrivato sino al cielo, al punto che le anime danzanti e felici del Cosmo, non riuscivano più ad esserlo per lo strazio che vedevano sulla Terra, che era il Giardino dell'Eden.Gli abitanti della Terra cercavano il Giardino e non sapevano già di abitarci. Dio non li aveva mai scacciati, aveva perdonato Caino, ma l'uomo si inventava ogni tipo di cattiveria e rendeva il Giardino inabitabile, e si inventava di essere stato scacciato dall'Eden per non ammettere che era lui il responsabile del male che creava. Perciò avevano mandato sula Terra, Stellina.
Stellina era una Dea, ma non sapeva nulla, non sapeva di esserlo, l'avevano mandata in un paese sperduto, nella povertà, perché solo tra i poveri vi era ancora un po' di buon senso. L'avevano incarnata in una bimba, figlia di contadini, perché Stellina doveva stare a contatto con la natura, con la terra, coi fiori, coi frutti, col grano. Non l'avrebbero lasciata mai sola, Stellina questo lo sapeva, se avesse sofferto troppo, un angelo sarebbe sempre intervenuto e se Stellina si sentiva troppo infelice l'avrebbero ripresa con loro in cielo. Se Stellina avesse sofferto troppo, sarebbe tornata in cielo con loro e per i terrestri non ci sarebbe stato scampo, sarebbero stati inghiottiti da un buco nero.  

domenica 11 giugno 2017

STELLINA prima parte


C'era una volta, tanto tempo fa una bambina che si svegliò e si vide... si vide e cosa vide? Si era svegliata e sentiva che esisteva, mise i piedini sul pavimento, le piacque tanto il fresco sotto ai piedi, che camminò, non capiva come era finita lì, in quel corpo che non sentiva suo, ma a cui fece ben presto l'abitudine, perché il corpicino dava retta a ciò che la mente diceva, quindi la bimba che aveva circa due anni, andò decisa verso lo spiraglio di luce che intravedeva, era una porta, senza timore scese la lunga scala, il corpo obbediva a ciò che la mente desiderava, si avverava tutto come se tutto fosse già scritto, la bimba aveva sempre nuove porte da aprire, si chiedeva, cosa ci sarà, cosa vedrò? Finché non arrivò in una stanza piena di gente, dal gruppo di persone si staccò una donna piccola, un po' grassa, un po' anziana, prese in braccio la bimba, la mise a sedere su una sedia e le diede un piatto di cipolle al pomodoro, cipolle rosolate con l'aggiunta di sugo. La bimba se le infilò in bocca, erano buonissime, anche se una voce antipatica disse... no le cipolle no, deve bere il latte, non deve mangiare le cipolle. La bimba spaventata, perché aveva paura che le portassero via, quel piatto di buona zuppa, guardò la donna un po' grassa e un po' anziana.
"Mangia Stellina, mangia le cipolle, il latte lo berrai domani mattina, mangia".
Era la nonna, che Stellina amò subito immensamente. Non sapeva ancora Stellina che la voce antipatica era quella di sua madre.

martedì 6 giugno 2017

MARLA (nona puntata)

Marla si era pian piano abituata alla degenza ospedaliera, si era fatta portare le sue cose, il flauto traverso, il computer, i trucchi, matite, rossetti, ecc., per giocare col suo volto e abiti carini per essere carina. Oltre ad amare Xia come un figlio, si era innamorata degli altri suoi compagni, li amava, ognuno in modo diverso, affascinata dalle loro diverse peculiarità, e li amava a modo suo, abbrucciata. Fu allora che le diedero le dimissioni, quando non le importava più della libertà, la rilasciarono. Marla avrebbe voluto restare, furono i compagni che le diedero la forza di uscire fuori, fuori dal fornello/porcilaia; mentre stava per uscire dalla porta, si scontrò con due poliziotti che tenevano sottobraccio un'anziana signora, malandata, dall'aspetto si notava che i parenti la trascuravano, ma lei era dignitosa e parlava coi vigili e i medici con molto buon senso; beh, fecero un altro ennesimo TSO, a lei così saggia! Marla e Xia si lanciarono all'unisono contro i due in divisa, come due palle di cannone... boom! Si svegliò all'improvviso, piena di rabbia, credendo di stare morsicando ai polsi il poliziotto, invece era nel suo letto, aveva fatto uno di quei sogni, o incubi, che sembrano veri, come quello ricorrente che faceva spesso, cioè di alzarsi da letto, lavarsi i denti, fare la doccia, vestirsi, incamminarsi per andare al lavoro e poi svegliarsi ritrovandosi nel letto senza essersi mai alzata. Marla scosse la testa, la doveva smettere di stare al computer sino a notte, per chattare su facebook, che poi le faceva male, Marla si imbestialiva per le razzate che vi circolavano e dopo andando a letto nervosa, o non dormiva o faceva brutti sogni, proprio come questo... sì la doveva finire di stare su Facebook.

giovedì 1 giugno 2017

INTERVISTA A UN GIGOLO




Virgilio, ha voluto lo chiamassi con questo nome di fantasia, gli ho risposto che io sarei stata Dante e lo avrei seguito nel suo inferno e nel suo purgatorio, ma poi lo avrei lasciato per seguire la strada per il paradiso con un’altra guida. Virgilio è un gigolo o gigolò, uomo che offre prestazioni sessuali in cambio di denaro, un puttano, un prostituto, eppure etimologicamente ha significato di violino che danza.  Il violino è metafora del corpo della donna, quindi il gigolo è in grado di suonare e di fare ballare questa donna che paga per essere soddisfatta.
Quando e come nasce il tuo percorso
Il mio percorso nasce tanti anni fa dentro una discoteca, dove alcune ragazze che conoscevo ormai da tempo mi chiesero se volevo fare il prostituto visto che oggi vi è parità assoluta tra uomo e donna.  Dopo tanti tentennamenti accettai e feci il prostituto... con tanto successo  fin dall'inizio.

Hai iniziato per necessità  o magari per emulazione, visto il successo di Richard Gere nelle vesti di gigolo
Ho iniziato come prova per vedere se andava bene, e infatti fu così e poi come tutti i lavori anche per necessità.
Vi è una tipologia, un filo rosso che lega le donne che incontri, pensi che forse possa essere la solitudine
Tante di queste donne che vengono a sfogarsi con i prostituti sono donne sole, altre invece sono sposate e non riuscendo a farlo con i propri mariti allora vengono da noi gigolò
Sei soddisfatto del tuo lavoro e vuoi dirci quanto si guadagna
Del mio lavoro sono ampiamente soddisfatto. I guadagni variano dal numero di clienti che riesco avere. Adesso guadagno 50 euro a ogni cliente che ricevo. In estate con le mance arrivo anche a 100 euro.
Ti sei mai innamorato di qualcuna delle tue clienti
Al momento non mi sono mai innamorato di una mia cliente, però tanta amicizia si
Si dice che per trovare la anima gemella devi avere solo rapporti con amore perchè altimenti la tua metà mancante non potrà riconoscere il tuo odore misto da troppi afrori... tu credi alla anima gemella
Si credo nell'anima gemella
 Virgilio non ha risposto a tutte le domande, una in particolare ci tenevo molto ed era questa ... Ho notato che spesso i tuoi commenti finiscono con una risata...ah ah ah ...questo è veramente riso o è un sorta di pianto e di stanchezza per ciò che fai
Provo a rispondere io, tu Virgilio per me sei stanco di svilire il tuo corpo, la tua anima, magari proprio perchè sei entrato in contatto con tante donne, è cresciuta, e ora vuole che il suo contenitore cambi. Il tuo percorso ha fatto sì che tu ti arricchissi, hai cercato l’oro nel percorso che hai intrapreso, perchè non è quello che fai, ma il modo come lo fai che fa la differenza. Grazie Virgilio, di averci arricchito con un poco di te, io non posso che augurarti ...  pretty man

                 

MARLA (ottava puntata)

Il primo bambino incarnato fu il principe Siddharta, il Buddha storico. Ogni bambino-Dalai Lama è stato scoperto grazie a un testamento profetico, una guida oracolare e l’osservazione di straordinarie qualità personali. Marla sapeva, lo aveva letto sui giornali, che il riconoscimento del nuovo Dalai Lama era incasinatissimo. Il sociologo Massimo Introvigne, afferma che Il numero due della scuola buddhista cioé il Panchen Lama, che si reincarna pure lui in un bambino, è morto nel 1989 e il Dalai Lama ha riconosciuto la sua reincarnazione in un bambino, Gedhun. Ma i cinesi hanno fatto sparire Gedhun e hanno trovato dei monaci collaborazionisti che hanno dichiarato reincarnazione del Panchen Lama un altro bambino, che hanno allevato, indottrinato e oggi presentano come un leader buddhista totalmente infeudato al regime; Il Dalai Lama, ha ricevuto “segnali di fumo” che gli fanno temere che, quando morirà, i cinesi faranno lo stesso. Faranno sparire la sua reincarnazione indicata dai monaci a lui fedeli, e troveranno un altro bambino da indottrinare e presentare al mondo come il Dalai Lama fedele a Pechino. Per questo, spiega il sociologo, in interviste recenti il Dalai Lama afferma che potrebbe non reincarnarsi affatto oppure reincarnarsi in un bambino occidentale, un “piccolo Buddha”, più difficile da far sparire per i cinesi. “Non è un dibattito teologico - conclude Introvigne - ma una drammatica questione di libertà religiosa, che dovrebbe spingerci a ribadire la solidarietà alla comunità buddhista tibetana perseguitata dalla Cina, la cui stessa sopravvivenza nelle forme tradizionali è in pericolo”. Marla, sapeva tutto ciò, e il suo buon senso unito all'intuito, la portavano a credere alla possibilità che Xia, fosse proprio il futuro 15° Dalai Lama. A Marla poi non importava molto che Xia fosse il Buddha incarnato o uno sciocco ragazzo troppo buono, lei lo amava come un figlio.