lunedì 1 maggio 2017

MARLA (seconda puntata)

 
Si svegliò la mattina dopo, indolenzita, intontita e inebetita, i farmaci che le avevano dato, non facevano altro che rallentare al massimo tutte le funzioni del suo corpo e niente altro. Il lenzuolo del letto era pieno di macchie rosse, del suo sangue, si guardò le gambe erano piene di escoriazioni, alle caviglie dei grossi segni erano impressi nella carne, sembravano delle manette, questo era il risultato del TSO. Marla si avviò al bagno, che strano non c’erano porte, si accorse inoltre che il reparto era misto, uomini e donne, addirittura nella stessa stanza! Non fece in tempo a pensare questo, che nel bagno incontrò, un uomo col suo pisello fuori che orinava, fece dietro front immediatamente e trovò un altro bagno. Marla ormai più che spaventata era sbigottita da ciò che vedeva. Finalmente fece la pipì, sgomenta si accorse che perdeva gocce di sangue, si guardò allo specchio, il volto era tumefatto e devastato da un herpes. Il medicinale che aveva preso le aveva causato tutto ciò, era stato come per un alcolizzato, al quale, dopo la sua disintossicazione, basta un bicchiere di vino per ubriacarsi, a lei era bastata una capsula di Litio per ottenere il macello del suo corpo. Andò in infermeria, le diedero un tubo di pomata, Marla a casa usava il Flubason, in bustine, un unguento assai efficace contro le dermatiti, che le faceva effetto quasi subito, e le toglieva quella deturpazione rossastra, che diventava poi come farina, dal suo volto. In infermeria le diedero anche i medicinali del mattino, che doveva ingurgitare tassativamente davanti all’infermiere, questa volta Marla fu lesta, fece finta di inghiottire la capsula, invece la tenne sotto la lingua e al momento opportuno la sputò via. Le forze le stavano ritornando, ma lei fingeva col personale ospedaliero di essere imbambolata, non voleva che si insospettissero, su quello che aveva deciso di fare coi farmaci che le davano, cioè sputarli, sputarli, in faccia, ai parenti, all’assessora, a tutti. Marla fece presto amicizia coi suoi compagni di viaggio, paradossalmente, i degenti li trovava dei genialoidi, certo non dei normali, ma delle menti sopraffine ognuno con delle capacità proprie e solo sue, persone uniche, forse era per questo che erano qui dentro con lei, non facevano parte del gregge delle pecore, loro erano delle capre … e perciò diventavano dei capri espiatori.

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