martedì 26 dicembre 2017

Galla Placidia e il graal: seconda puntata

Galla Placidia, il suo Mausoleo, Patrimonio UNESCO, è la gemma più preziosa di Ravenna.
Esternamente è molto semplice e modesto, mentre all'interno risplende di mosaici prevalentemente con le sfumature nella gamma del blu.
L’esterno, volutamente povero, contrasta con la sontuosa ricchezza dell’interno, probabilmente con un significato simbolico.
L’esterno rappresenta il nostro corpo mortale.
L’interno simbolizza l’anima immortale che è la luce prigioniera in noi.
Le più importanti basiliche ravennati sono così, mattoni fuori, tappeti di luce mosaicata all’interno.
Forse hanno influenzato il carattere stesso dei cittadini, in quanto gli abitanti della città sono assai “scorbutici” e “bizantini”.
Solo all’apparenza, per poi aprirsi affabilmente quando avviene una buona conoscenza.
Le centinaia di stelle dorate, su uno sfondo mosaicato e sfaccettato di intenso e profondo blu, della cupola, hanno colpito nel corso dei secoli la fantasia e la sensibilità dei visitatori.
Si narra che Cole Porter, in viaggio di nozze a Ravenna, rimase talmente colpito dalla volta e dalle sue stelle, da comporre la sua famosissima canzone Night and Day… “Questo tormento non passerà/ Finché non mi lascerai passare la vita a far l’amore con te/ Giorno e notte/ Notte e giorno”.
Quest’edificio emana un’atmosfera ammaliante, come magica e stupefacente fu la vita di Galla Placidia.
Come Cleopatra per un soffio non riuscì a unificare l’Oriente con l’Occidente, Galla Placidia per pochissimo mancò l’unione politica fra Barbari e Romani.
Di Galla Placidia non si hanno immagini certe, se non in monete.
Si sa, che la madre, la quale si chiamava come lei, era considerata la donna più bella dell’Impero.
Galla Placidia doveva essere pudica ed impudica, come dimostrò con la sua vita, fu regina di cuori dal polso di ferro.
La raffigurazione più famosa del Mausoleo, è un vaso o una fontana a cui si avvicinano due colombe per abbeverarsi.
La scena simboleggia le anime alla ricerca della pace eterna che si dissetano alla fonte della salvezza divina.
Ma come al solito le immagini che più conosciamo, non le guardiamo attentamente, perché crediamo che non abbiano più niente da dirci. Le colombe sono disposte in modo che una pare che parta e l’altra che si sia appena posata, quasi come le colombe della Venere Ericina.
Le sacerdotesse di Venere Ericina praticavano la prostituzione sacra.
Venere Ericina ha come simbolo una spiga ed è rappresentata accanto ad un cane e ad altri animali.
E' la “Signora degli animali”.
A lei erano sacre le colombe.
Un particolare rito prevedeva il loro volo da Erice verso le coste africane con il ritorno.
Portovenere, in Liguria, ha tale nome proprio per la dea Venere.
Sulla punta estrema della scogliera, sorgeva il Tempio di Venere Ericina, eretto dai romani.
Il simbolo della colomba è legata ai Catari, gli eretici che finirono al rogo.
Montsegur, nel Sud della Francia, nella rocca che fu l’ultimo baluardo della resistenza catara. 
Dove la grande Esclarmonda, si narra, si tramutò in colomba portando con sé il tesoro nascosto nel castello,
Si racconta che fosse il favoloso graal.
                                                                                                                                       

giovedì 21 dicembre 2017

Galla Placidia e il graal: prima puntata


Galla Placidia, il suo Mausoleo, Patrimonio UNESCO, è la gemma più preziosa di Ravenna.
Esternamente è molto semplice e modesto, mentre all'interno risplende di mosaici prevalentemente con le sfumature nella gamma del blu.
L’esterno, volutamente povero, contrasta con la sontuosa ricchezza dell’interno, probabilmente con un significato simbolico.
L’esterno rappresenta il nostro corpo mortale.
L’interno simbolizza l’anima immortale che è la luce prigioniera in noi.
Le più importanti basiliche ravennati sono così, mattoni fuori, tappeti di luce mosaicata all’interno.
Forse hanno influenzato il carattere stesso dei cittadini, in quanto gli abitanti della città sono assai “scorbutici” e “bizantini”.
Solo all’apparenza, per poi aprirsi affabilmente quando avviene una buona conoscenza.
Le centinaia di stelle dorate, su uno sfondo mosaicato e sfaccettato di intenso e profondo blu, della cupola, hanno colpito nel corso dei secoli la fantasia e la sensibilità dei visitatori.
Si narra che Cole Porter, in viaggio di nozze a Ravenna, rimase talmente colpito dalla volta e dalle sue stelle, da comporre la sua famosissima canzone Night and Day… “Questo tormento non passerà/ Finché non mi lascerai passare la vita a far l’amore con te/ Giorno e notte/ Notte e giorno”.
Quest’edificio emana un’atmosfera ammaliante, come magica e stupefacente fu la vita di Galla Placidia.
Come Cleopatra per un soffio non riuscì a unificare l’Oriente con l’Occidente, Galla Placidia per pochissimo mancò l’unione politica fra Barbari e Romani.
Di Galla Placidia non si hanno immagini certe, se non in monete.
Si sa, che la madre, la quale si chiamava come lei, era considerata la donna più bella dell’Impero.
Galla Placidia doveva essere pudica ed impudica, come dimostrò con la sua vita, fu regina di cuori dal polso di ferro.
La raffigurazione più famosa del Mausoleo, è un vaso o una fontana a cui si avvicinano due colombe per abbeverarsi.
La scena simboleggia le anime alla ricerca della pace eterna che si dissetano alla fonte della salvezza divina.
Ma come al solito le immagini che più conosciamo, non le guardiamo attentamente, perché crediamo che non abbiano più niente da dirci. Le colombe sono disposte in modo che una pare che parta e l’altra che si sia appena posata, quasi come le colombe della Venere Ericina.
Le sacerdotesse di Venere Ericina praticavano la prostituzione sacra.
Venere Ericina ha come simbolo una spiga ed è rappresentata accanto ad un cane e ad altri animali.
E' la “Signora degli animali”.
A lei erano sacre le colombe.
Un particolare rito prevedeva il loro volo da Erice verso le coste africane con il ritorno.
Portovenere, in Liguria, ha tale nome proprio per la dea Venere.
Sulla punta estrema della scogliera, sorgeva il Tempio di Venere Ericina, eretto dai romani.
Il simbolo della colomba è legata ai Catari, gli eretici che finirono al rogo.
Montsegur, nel Sud della Francia, nella rocca che fu l’ultimo baluardo della resistenza catara. 
Dove la grande Esclarmonda, si narra, si tramutò in colomba portando con sé il tesoro nascosto nel castello,
Si racconta che fosse il favoloso graal.
                                                                                                                                       

sabato 16 dicembre 2017

VOGLIA DI FUMO

VOGLIA DI FUMO

Stasera ho voglia di fumo
Cielo quanto fumavi
Ti dicevo
Fuma un po’ meno
Tu mi guardavi
Con quegli occhi
Che non ho capito mai
E quando te ne sei andato
Cielo quanto fumavo
E non so più
Se fumavo
Per dimenticarti
O per ricordati

Teoderica

lunedì 11 dicembre 2017

Namasté Namasté Namasté

Namasté namasté namasté

Bella parola ma non è la mia
Preferisco
Ama il prossimo come te stessa
Preferisco
L’amor che muove
Il sole e le altre stelle
Preferisco
La misura dell’amore
Che è senza misura
Preferisco
L’Assoluto con cui sono cresciuta
Già difficile da comprendere
Come potrò afferrare
Namastè namastè namastè
Se già mi aggrappo
Sulla via scivolosa
nell’amore della mia religione
preferisco
Amare
Anche se ho imparato
Che le vie dell’amare
Sono mandorle amare
Preferisco
L’amore
Perché amare
È ciò in cui so brillare

Teoderica

mercoledì 6 dicembre 2017

PSICHE PSICHEDELICA

 
Psiche psichedelica

Psiche psichedelica
Difficile è l’amore
pensato
accettato
Senza pudore
Perso nel celeste
in aspre gocce
E’ mia la colpa
Che immagino
Quel che non so
Psiche psichedelica
che ama cieca
di cieco amore
che non si arrende
ama e brama
un finale floreale
Teoderica

venerdì 1 dicembre 2017

SEI LONTANO

Sei lontano
 
Sei lontano
Nel tempo
Nello spazio
Ma tu pensami
E sentirai
Un refolo di vento
una stella caduta
ti sarà accanto
Afferrala è per te
esprimi un tuo desiderio
se penserai all’amore
io sarò lì con te

Teoderica

domenica 26 novembre 2017

TABADA TABADADA

 
Tabada tabadada

Sally cammina per strada
Cammina indifferente
Tabada tabadada
Ora è sicura
Doveva essere così
Tabada tabadada
Tutto l’amore che ha dato
Tutta la guerra che ha fatto
L’hanno fatta camminare
Sull’orlo della follia
Tabada tabadada
Sally ha pagato tutto
Sally ora è oltre a tutti
Sally è in un mondo magico
Oltre dove tu non puoi arrivare
Teoderica 



martedì 21 novembre 2017

TI VOGLIO

 
 Ti voglio

Ti voglio così
Ti voglio così come sei
Anzi no
Anzi no non così
Anzi no non così come sei
Perché
Perché non so
Perché non so come sei
Teoderica

giovedì 16 novembre 2017

VIVA LA VITA

 
VIVA LA VITA

E basta poco
Per accendere la luce
Il sale o sole
Che è dentro di noi
Basta conoscere
Il linguaggio degli angeli
Un bambino che ti sorride
La tua canzone preferita
Che risuona
Da un'auto in corsa
Una piuma bianca
Che ti vola
Sul cappuccino
Tattata tatata
Sì angelo mio
Ti ascolto
Viva la vita

Teoderica

sabato 11 novembre 2017

I feel wonderful tonight

I feel wonderful tonight
Ho mal di testa
Suono il flauto
Canto
E piango
Sì mi sento meravigliosamente bene stanotte


Teoderica

lunedì 6 novembre 2017

INCICIUITA ottava parte



No, no, inciciuita, come mi sento io ora, non deriva dal chiurlo, né dal gufo e neanche dal ciuco, quasi quasi penso che derivi da ciucca, cioè sbornia. Ciucca può far pensare alla ciuccia del neonato, che avido ciuccia dal seno materno o dal biberon e la ciucca è quindi il ciucciare avido alla bottiglia del vino e io sono inciciuita perché ho preso la ciucca di psicofarmaci, sì direi che ci siamo. Il campanello di casa aveva ripreso a suonare a scatti, fra suoni lunghi e suoni brevi, si percepiva l’urgenza e la furia, France smise di immaginare e pensare e andò ad aprire la porta, come si aspettava era sua madre, ed era imbestialita: “Perché non hai aperto? E’ una buona mezzora che suono il campanello, ho fatto il giro della casa, ho controllato auto e bicicletta, sapevo che eri in casa, voglio sapere perché non hai aperto, hai gli occhi spiritati.” “Non ti preoccupare, sto bene, ora esco, vado a fare un po’ di shopping per rilassarmi”. France prese le chiavi dell’auto e uscì, aveva fatto bene a non aprire subito la porta, se avesse aperto subito, con  la rabbia repressa che aveva,  forse avrebbe messo le mani su sua madre, ora un po’ perché era inciciuita, un po’ perché si era rilassata pensando ad altro, poteva da sconfitta,  passare davanti al trionfo della sua meschina madre, con leggerezza, il debole si vendica, il buono perdona ma il saggio ignora, perché nulla accade per caso.

mercoledì 1 novembre 2017

INCICIUITA settima parte


Pinocchio non studiava e si dava ai bagordi, e per quello divenne un asino, Dudù avrebbe studiato come un matto e sarebbe stato obbediente, non si sarebbe neanche ribellato al bambino, quando lui gli tirava le orecchie e gli diceva: “Somarone, asino ripetente che sei.” Forse il bambino gli diceva così con tenerezza, ma le parole cattive fanno male e tolgono la stima in se stessi. Dudù leggeva tutti i libri che trovava sul prato e quelli abbandonati sulle sedie a sdraio, riuscì ad entrare anche nel garage della villa, qui trovò tanti e tanti libri, erano i libri economici, i libri rilegati e con la copertina in cuoio si trovavano invece nella sala rossa della biblioteca. Quanto lesse Dudu, pure l’Odissea, l’Eneide, l’Iliade e la Divina Commedia, era diventato un sapientone. Ora si sentiva pronto a trasformarsi in bambino. La sera andava a letto e pensava intensamente di svegliarsi al mattino dopo e di trovarsi trasformato. E un bel mattino il miracolo accade. Dudù era diventato un bambino. Era bello essere un bambino, ti svegliavano coi baci sulla guancia e poi c’era la colazione con latte e biscotti. Un bacio alla mamma poi si partiva in auto con papà, che ti portava alla scuola. A scuola, c’erano tanti bambini, chi era simpatico e chi no, poi c’erano le maestre che spiegavano tante cose, meraviglie senza fine. Dudù alzò la mano e fece qualche domanda e qualche intervento e le maestre non dissero che era un asino, anzi gli dissero, bravo. Dudù decise che essere un bambino era veramente una bella cosa. A mezzogiorno passò la mamma a prenderlo per riportarlo a casa e lo baciò più volte quando vide un bel dieci e lode sul suo quaderno. A casa ad aspettarlo c’era mogio, mogio e triste, triste l’asino. Dovete sapere che Dudù aveva preso il posto del bambino e questi era diventato Dudù. Dudù con la sua enorme intelligenza capì subito cosa era successo, il bambino invece, divenuto asino, non capiva nulla, ma si sentiva infelice. Dudù era anche molto buono, caratteristica di tutti gli asini, perciò non volendo vedere il bambino trasformato in asino, rinunciò al suo nuovo essere e chiese intensamente di ritornare asino. Così successe. Da allora, il bambino si adoperò per lodare le qualità dell’asino. Ora dare dell’asino a qualcuno è un complimento.

giovedì 26 ottobre 2017

INCICIUITA sesta parte


Il povero ciuco da sempre è stato definito come un animale testardo stupido e ottuso, quando in realtà è molto obbediente, con una grande capacità di apprendimento e molto fedele al suo padrone, talmente tanto da assomigliare a lui, quindi la stupidità all’asino deriverebbe dall’uomo. Tutta colpa della favola Pinocchio di Collodi  se l’asino diventa sinonimo di uno studente pigro e svogliato. France aveva rimediato a questa ingiustizia verso l’animale, scrivendo una favola intitolata “L’asino Dudù”, che raccontava…  In una bella villa di campagna, viveva un asino di nome  Dudù, era il compagno inseparabile di un bambino ricco e viziato, che al suo ottavo compleanno aveva ricevuto in dono Dudù. Questo bambino un po’ capriccioso, aveva già un cane, un gatto, una capra, e si divertiva un mucchio a prendere in giro Dudù, dicendogli, asino e somaro, se tu andassi a scuola prenderesti sempre zero. Inutile dirvi di quanto soffrisse Dudù, che amava tanto la conoscenza e il suo più grande desiderio sarebbe stato quello di poter andare a scuola. Dudù ascoltava tutto, apprendeva velocemente e un giorno lesse su un libro, abbandonato sul prato dal bambino, la favola di Pinocchio. Da quel momento il suo unico obbiettivo fu di trasformarsi in un bambino, se Pinocchio si trasformò da bambino in asino, perché non poteva accadere l’incontrario?