A settembre, Marisa, una signora che conosco, mi portò un
cesto con due cuccioli di cane, mi disse: “Scegli uno è tuo”. Risposi: “Non lo
voglio, troppa responsabilità, se poi gli succede qualcosa io sto male da
morire, non voglio affezionarmi, i cani di solito muoiono prima di noi e lasciano un
vuoto tremendo, non lo voglio”. Ma il cucciolo più minuto mi guardava coi suoi
occhietti e io non ho saputo resistere, me ne sono innamorata all’istante, l’ho
preso in braccio e non l’ho lasciato più. L’ho chiamato Giulio, l’ho postato su
Facebook, era bellissimo, ma ricordate
ciò che vi ho detto sul grifone e sulla superbia che è pure vanità, io lo
ricordavo ma non l’ho fatto, mi pavoneggiavo del mio cane, che era veramente
bellissimo. Così accadde il fattaccio. Giulio era un amore, ma gli piaceva
farmi un dispetto, se trovava la porta aperta scappava fulmineo, quasi come accertandosi
che io fossi girata da un’altra parte. Scappa una volta, scappa due, scappa
tre, la terza volta un’auto si è fermata e se lo è portato via. Nella mia vita
sono sempre stata colomba e mai falco, ma vi giuro che questa volta ero
talmente arrabbiata che mi sarei data una botta in testa… e poi frignavo come
al solito frignavo. Ora volevo un altro cane subito, ma Marisa saputo quello
che era successo non si fidava a darmene un altro. Un amico vedendomi così
triste mi portò in un cestino un piccolo gattino tigrato, tenero e dolce. L’ho
chiamato Tigre me ne sono innamorata subito, dimenticando tutti i cani del
mondo. E ho trovato pure una morale, io ho avuto solo e sempre cani ed ero come
loro festaiola e gioiosa, leccavo anche il nemico, per me è tempo di imitare il
comportamento del gatto, ecco perché è arrivato Tigre… devo affilare le unghie.
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