A settembre, Marisa, una signora che conosco, mi portò un
cesto con due cuccioli di cane, mi disse: “Scegli uno è tuo”. Risposi: “Non lo
voglio, troppa responsabilità, se poi gli succede qualcosa io sto male da
morire, non voglio affezionarmi, i cani di solito muoiono prima di noi e lasciano un
vuoto tremendo, non lo voglio”. Ma il cucciolo più minuto mi guardava coi suoi
occhietti e io non ho saputo resistere, me ne sono innamorata all’istante, l’ho
preso in braccio e non l’ho lasciato più. L’ho chiamato Giulio, l’ho postato su
Facebook, era bellissimo, ma ricordate
ciò che vi ho detto sul grifone e sulla superbia che è pure vanità, io lo
ricordavo ma non l’ho fatto, mi pavoneggiavo del mio cane, che era veramente
bellissimo. Così accadde il fattaccio. Giulio era un amore, ma gli piaceva
farmi un dispetto, se trovava la porta aperta scappava fulmineo, quasi come accertandosi
che io fossi girata da un’altra parte. Scappa una volta, scappa due, scappa
tre, la terza volta un’auto si è fermata e se lo è portato via. Nella mia vita
sono sempre stata colomba e mai falco, ma vi giuro che questa volta ero
talmente arrabbiata che mi sarei data una botta in testa… e poi frignavo come
al solito frignavo. Ora volevo un altro cane subito, ma Marisa saputo quello
che era successo non si fidava a darmene un altro. Un amico vedendomi così
triste mi portò in un cestino un piccolo gattino tigrato, tenero e dolce. L’ho
chiamato Tigre me ne sono innamorata subito, dimenticando tutti i cani del
mondo. E ho trovato pure una morale, io ho avuto solo e sempre cani ed ero come
loro festaiola e gioiosa, leccavo anche il nemico, per me è tempo di imitare il
comportamento del gatto, ecco perché è arrivato Tigre… devo affilare le unghie.
venerdì 29 luglio 2016
domenica 24 luglio 2016
Storie di animali 8
Ho un gatto che si chiama Tigre. Ieri ho scritto sul
grifone, animale superbo che poi col tempo si è acquietato. Cosa c’entrano
queste due cose? Il gatto lo tengo chiuso, ma ieri era una bella giornata, lui
è riuscito a passarmi fra le gambe, a uscire in giardino e non ho avuto
coraggio di rinchiuderlo ( un animo di grifone lo avrebbe preso per la
collottola e lo avrebbe messo dentro). Dovevo uscire in auto e ho iniziato a
fare manovra col timore di investire il gatto (un animo di grifone avrebbe
rinchiuso il gatto, ma io non sono né furba, né coraggiosa, né lungimirante),
mi sono infilata sulla traiettoria di uscita, ho aperto il cancello automatico
e ho guardato dallo specchietto retrovisore dov’era il gatto. All’improvviso un
boato, il cancello di botto si è chiuso sbattendo sul davanti dell’auto. Ho
fatto pochi metri, poi sono scesa per verificare i danni: un macello! L’auto ha
il parafango, il cofano e la ruota spaccati, il cancello abbattuto e il braccio
mobile che lo fa aprire e chiudere, pure
quello spaccato. (Un animo grifone sarebbe passato all’attacco: chiamata del
fabbro, primi aggiustamenti del cancello, tolto la ruota forata, sostituita col
ruotino e sopralluogo dal carrozziere per una stima dei danni) Io che non sono
un grifone non ho fatto tutto questo, me ne sono stata a frignare, su quanto
danno avesse fatto un piccolo, piccolissimo incidente. Oggi dopo una dormita
sto meglio, il danno si aggiusta, il grifone era il custode dell’oro, e io sono
una risparmiatrice, cerco sempre di avere un piccolo gruzzoletto per gli
inconvenienti… speriamo che bastino.
martedì 19 luglio 2016
Storie di animali 7
In queste storie di animali, mi devo occupare anche di
quelli mitologici che amo molto. Il grifo è chiamato anche grifone, questi è un animale mitologico, come abbiamo già
visto formato dall’unione di un’aquila nella parte anteriore e da un leone
nella parte posteriore, in alcune raffigurazioni il grifone al posto della coda
aveva un serpente e le orecchie erano quelle di un cavallo. Nelle leggende e
nei miti il grifone ha assunto varie funzioni, da quello di guardiano a
creatura demoniaca, fino a trasformarsi da simbolo della superbia a simbolo del
Cristo nel Medioevo. Ecco perché riparlo del grifone, a livello allegorico
l’aquila rappresenta l’intelligenza per la sua capacità di guardare lontano, il
leone la forza e il coraggio e il serpente la furbizia e quindi il grifo è un
simbolo di completezza, la forza guidata dall’intelligenza ed aiutata dalla
furbizia per svelare gli inganni e non basta ha le orecchie da cavallo per
averne la sua velocità, perché a volte il solo mezzo di salvezza è la fuga. Un
altro simbolismo legato alla doppia natura del mitico animale è quello di
essere un ponte fra cielo e terra, un tramite, uno strumento per avvicinarsi ai
cieli. In un racconto si narra di come Alessandro, ormai padrone di un impero
che si estendeva oltre la vista utilizzasse dei grifoni per potersi sollevare
da terra ed osservare i suoi territori. Da questo racconto nasce l’associazione
fra il grifone e la superbia. Alessandro Magno per quanto magnifico non era
completo nella sua grandezza: era troppo
superbo. E infatti il nodo di Gordio non
riesce a scioglierlo e si limita a tagliarlo e la fontana della giovinezza viene
trovata da un suo compagno e non da lui. Il grifone è la cavalcatura degli dei
ma è anche psicopompo cioè accompagna nell’oltretomba.
giovedì 14 luglio 2016
Storie di animali 6
Il grifone sarà esistito o è un parto della fantasia? E’
facile incontrarlo posto ai lati delle entrate delle chiese medioevali, come
guardiani di marmo o pietra. Non manco di accarezzarli, a me piacciono molto,
chissà forse all’epoca dei dinosauri vivevano dominando i cieli. Anche il
grifone per simbologia, mitologia, araldica ha le stesse caratteristiche dello
squalo. Il grifone, come il suo parente l’Ippogrifo, il favoloso cavallo alato, è
una figura mitologica. E’presente da millenni nell’iconografia artistica dei
paesi che si affacciano sul Mediterraneo e delle civiltà del Medio Oriente. In
questo lungo lasso di tempo il grifone è stato sempre ricorrente nelle
rappresentazioni delle culture che si sono succedute, sostituite, combattute.
La figura riassume in se la bellezza, la forza, la fierezza, l’eleganza, il
potere sui cieli e sulla terra, elementi evocati dai due animali che ne
compongono l’immagine: il leone e l’aquila. Mancherebbe solo l’elemento marino,
che io idealmente gli dono: la pinna del pescecane. Secondo la tradizione il grifone
era il custode dell’oro. Nella sua tana questo animale vegliava, anche a prezzo
di grandi violenze, su inestimabili ricchezze. Nel Medioevo i maghi dicevano
che era una gran fortuna mettere le mani sugli artigli di un grifone:
utilizzati come coppe per bere, avevano la capacità di cambiare colore se nella
bevanda fosse stato presente del veleno. Se fosse stato vero sarebbe stato un
gran bel vantaggio per i regnanti che avevano a che fare con cortigiani che
destreggiavano i veleni con nonchalance. Nella simbologia della religione
cristiana questo animale veniva utilizzato per simboleggiare Cristo: la parte
di leone perché aveva regnato come un re; quella dell’aquila per la sua resurrezione
e la pinna, che ho aggiunto io, per pungere un po’ quelle persone che come
grifoni ammassano montagne d’oro mentre al mondo c’è gente che muore di fame…
un limite mettetelo per carità!
sabato 9 luglio 2016
Storie di animali 5
Lo squalo re dei mari, poi vi ho scritto del falco re dei
cieli, compagno di vita dello “Stupor mundi” cioè di Federico II, ma l’imperatore
e prima di lui Carlo Magno avevano come emblema la regina dei cieli e il re
degli uccelli: l’aquila. In tutte le tradizioni l’aquila incarna la potenza
cosmica. Il suo librarsi verso l’alto nel cielo, fino ad altezze impossibili
per l’uomo, la rende simbolo di qualsiasi movimento ascensionale, dalla terra
al cielo, dal mondo materiale al mondo spirituale, dalla morte alla vita. L’aquila
viene associata al serpente, che contribuisce al suo significato, formando una
coppia di opposti complementari, dove l’aquila simboleggia la luce, il cielo,
le forze superne, mentre il serpente è l’oscurità, la terra, le forze ctonie.
L’ aquila nutrendosi di serpenti incarna idealmente il trionfo del bene sul
male. Ma che palle! Idealmente il serpente è femminile, è la stessa donna che
schiaccia il serpente quindi non per niente l’aquila è declinata al femminile. Un mito ci tramanda la leggenda dell’aquila,
inviata da Zeus a divorare il fegato del titano Prometeo, come castigo per aver
rubato il fuoco agli dei per farne dono agli uomini. Forse un mito matriarcale
in cui la donna, l’aquila, non permette ancora all’uomo la supremazia, infatti
Prometeo ruba il fuoco senza permesso, quindi è punito col martirio del fegato, organo anticamente
legato alla divinazione. Poi c’è il mito del ratto di Ganimede, che a me è
parso sempre un po’ ridicolo. Ganimede
un principe terreno, Omero lo descrive come il
più bello di tutti i mortali del suo tempo; viene rapito da Zeus in forma di aquila
per servire come coppiere sull’Olimpo, cacciando via l’altra coppiera la bella
fanciulla Ebe: la storia che lo riguarda è stata un modello per il costume
sociale della pederastia greca, infatti dà il via libera a
rapporti fra il bel ragazzo coll’anziano superiore. Molti anni dopo il matriarcato,
probabilmente di stampo lesbico, come il comportamento delle api per intenderci,
solo la regina copulava, gli uomini hanno fatto altrettanto, per sentirsi
superiori alle donne copulavano fra di loro, scegliendo giovanetti imberbi più
simili alle donne… io la penso così. Circa il concetto dell’immortalità per gli
Egizi solo una parte dell’essere umano è destinata ad una esistenza eterna, il
cosiddetto Ba. Questa parte nei geroglifici egizi è raffigurata come Aquila.
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