venerdì 24 aprile 2015

MILLEFIORI (quarta parte)




Marco, quel giorno si sentiva nervoso, aveva perciò preso l’auto e da Stresa, dove lui abitava, aveva preso l’autostrada dei laghi.
La sua famiglia era di Pachino, lui se ne era andato per motivi di lavoro, il tipo di lavoro che svolgeva, molto rispettabile, comportava usualmente lo sportarsi da sud al nord, lui viveva solo, non sentiva la mancanza dei familiari, né quella  della sua città, conosciuta per il pomodoro Pachino,  un ortaggio dolce e profumato, la sua terra era calda e profumata,  a cavallo del  mare Mediterraneo e dell'Ionio,  con un clima dolcissimo dall'autunno alla primavera, un cielo sempre terso nel corso dell'intero anno, la città più assolata e con meno nuvole e con il cielo più limpido e terso dell'intera Comunità Europea , ma altrettanto  dolce era il clima di Stresa e di tutto il lago, i fiori, i colori la luce erano gli stessi .      
Dopo una  trentina di chilometri si fermò in un autogrill, aveva voglia di un caffè, fermò l’auto alla stazione di  servizio ed entrò in un locale semivuoto. 
Al bancone del bar dell’autogrill, si girò all’improvviso una donna con in mano una tazza di caffè e si scontrò  con Marco, il liquido bollente gli scottò una mano,  Marco  stava per dirle di stare un po’ più attenta, ma quando la  vide così carina e fresca con gli occhi quasi piangenti  e  che si scusava con garbo, Marco le disse che sperava in un incontro così caldo da una vita intera.
Così si conobbero Luisa e Marco e così si infatuarono ambedue,  rimanendo seduti  ad un tavolino  del bar almeno due ore, a parlare fitto, fitto.
Fu così che Marco si offrì di accompagnarla, avrebbe lasciato la sua auto lì, l’avrebbe poi recuperata facilmente, sarebbero usciti dall’autostrada  non a Carpugnino, in direzione Stresa, ma ad Arona e Marco le avrebbe fatto fare un giro turistico, da Arona  verso Armeno,  avrebbero raggiunto il  Mottarone, il monte dei due laghi  così chiamato perché abbraccia sia il Lago Maggiore che il Lago d'Orta.
Dal Mottarone avrebbero preso la strada privata”Borromea” a pagamento e in un attimo sarebbero arrivati a Stresa e l’avrebbe accompagnata in un piccolo hotel gestito da un suo amico, non c’era bisogno neanche di prenotare, Marco sapeva che aveva l’albergo  quasi vuoto in questo periodo.
Luisa si lasciò convincere, ma un piccolo dubbio lo aveva, perché non ci teneva a vedere Arona  o il San Carlone e si era vicino all’imbrunire e a lei non piaceva viaggiare in montagna col buio, dal nome il Mottarone sembrava un gigante, chissà quanti tornanti da affrontare.
Si mise alla guida, aprì la portiera e tolse dal sedile la bottiglia gialla del “Millefiori” che aveva portato con sé come talismano, buttandola sul sedile posteriore, non si accorse del sussulto di Marco, del suo impallidire, del suo silenzio.


immagine di Teoderica

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