giovedì 25 settembre 2014

LA PRIMA VOLTA 4

Oggi le scuole organizzano gite e portano gli scolari, già dalle elementari in visita a San Vitale e a Galla Placidia, ai miei tempi no, così poteva capitare di aver visto le bellezze delle altre città e di non conoscere per niente le meraviglie della tua.
Così una domenica, avrò avuto sedici o diciassette anni, decido con mia sorella di fare la turista comprandomi tanto di guida, ci avviammo per vedere finalmente il Sacello e la Basilica, anzi ricordo che prendemmo anche il biglietto per il Museo. Era la prima volta che li avrei visti dall' interno ed ero un po' emozionata, perchè mi piacciono molto le opere d'arte.
Per primo visitammo San Vitale e io mi trovai immersa fra le luci verdi dei mosaici, spersa fra il gioco dei volumi, la possanza delle colonne e incantata dal pizzo di marmo dei capitelli.
Ci dirigemmo poi verso Galla Placidia, sicura che non mi avrebbe, dopo aver visto San Vitale, più stupito.
Entrammo da una piccola porta ed io mi sentii mancare, non solo per la stupefacente bellezza, ma perchè io quel posto lo avevo già visto in sogno. Voi non credetemi, ma io quella volta e quelle stelle le avevo viste in sogno, che fossi stata lì in una vita passata?
Non credevo molto alla reincarnazione, però, però, e all' improvviso ricordai che anni prima, quando avevo all' incirca sei anni fui ospite di amici di famiglia, che essendo cittadini, a differenza di me campagnola, mi portarono a vedere i monumenti. Io ero frastornata, abituata ai campi e alla natura, mi ritrovavo a disagio, ma allo stesso tempo lieta fra muri e strade e fui così colpita dalla bellezza di Galla Placidia da credere di avere sognato, quel blù profondo e infinito nella campagna non esisteva,credo che la passione per il colore sia nata dalla prima volta che vidi Galla Placidia... non per niente ho poi studiato la teoria dei colori ed il blù è stato ed è il mio colore preferito.




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venerdì 19 settembre 2014

LA PRIMA VOLTA 3

Un giorno di fine estate, la festa del paese, della Nascita della Madonna e quindi attorno all' otto di settembre, io quattordicenne con l' abitino della festa, la coda di cavallo che mi penzolava dietro le spalle ed infiocchettata con un nastro in tinta , se ben ricordo sia l' abito che il fiocco erano azzurri ed a me sembrava di essere un po' un uovo di Pasqua.
Passai il pomeriggio sul calcinculo, cercando di afferrare la coda di "tigre" che dava come premio un giro gratuito; nonostante i maschietti miei amici mi lanciassero col seggiolino in alto, io non riuscivo a prenderla perchè non lasciavo la presa delle mani dal sedile, ed anche se la coda mi sbatteva sul naso io non allungavo neanche un dito per afferrarla, tanta era la paura e pensare che proprio quel giorno affrontai ben tre prime volte; infatti la sera ebbi il permesso di andare alla mia prima festa danzante.
Con lo stesso vestitino e la stessa coda capii presto che era disonorevole rimanere seduta senza avere un cavaliere per ballare e il primo che mi invitò io salii a ballare sulla pista, stropicciando i piedi e non sapendo cosa farmene delle mani, ero come un burattino, paralizzata da tutte quelle nuove senzazioni, ma poi mi lasciai andare alla musica, vi entrai dentro e cominciai a muovermi a tempo e a seguire il cavaliere, ballare era bellissimo,
Ma poi...ci fu un poi, il cavaliere mi invitò ad uscire, io ignara lo feci e lui mi abbracciò, mi si incollò alla bocca voracemente spingendo la sua lingua nella mia bocca, io ero attonita, vidi solo un mio vicino di casa molto pettegolo che mi guardava negli occhi, anche il mio cavaliere si accorse di questa persona e tutti e due rientrammo alla festa ed io mi misi a sedere e non mi alzai più, era il mio primo bacio e sapevo che sarebbe successo un terremoto.
Arrivai a casa la sera verso le ventitrè c'era ad aspettarmi, già informata dei fatti, mia mamma che me le suonò di santa ragione...il vicino non aveva perso tempo.




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martedì 16 settembre 2014

LA PRIMA VOLTA 2

Ci sono prime volte di peso, ma chissà perchè ci sono prime volte leggere che rimangono impresse nella mente, chiare e inamovibili.
Quattordici anni e avevo avuto per la prima volta il permesso dalla mamma per andare in bicicletta alla festa che si teneva al paesone distante circa sei chilometri.
Per tutte le lunghe settimane avevo avuto la spada di Damocle " se non fai questo, se non fai quello, non ci vai" col risultato che avevo lavorato dalla mattina alla sera, non avevo mai risposto, mai disubbidito, sempre dimessa e con la testa bassa.
Arrivò finalmente il sabato sera, andai a letto presto e per l' agitazione non riusciì a chiudere occhio, ma anche la notte più lunga finisce e la domenica mattina arrivò. Doveva solo passare la mattina e poi alle 14.30 sarei partita in bicicletta con le amiche. Mi alzai da letto, andai in bagno, mi lavai i denti e poi la faccia e...orrore avevo un occhio gonfio e tutto giallo un enorme orzaiolo lo deturpava, non potevo andare alla festa così brutta.
Invece andai perchè decisi che dopo tutto quel penare non avrei rinunciato alla festa ma solo all' autoscontro, perchè lì nessuno sarebbe venuto a scontrarsi con la mia auto , nessun mashietto sarebbe salito con me , brutta come ero.
E il maschietto invece arrivò coi gettoni in mano " vuoi venire in autoscontro con me, guarda quanti gettoni ho." Ma io risposi un secco no...ero troppo brutta.




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sabato 13 settembre 2014

LA PRIMA VOLTA 1

La prima volta che ho sentito la parola week end, avevo circa quindici anni e si era più o meno negli anni 1975/1976.
" Io e Mario andiamo a fare un week end in montagna insieme ad un gruppo di amici" mi disse la mia amica Ardea; Ardea era anche il nome di una città vicina a Latina fondata dal Duce ma anche il nome di una Lancia, auto all' epoca di moda...chissà se alla mia amica le avevano dato il nome per la città o per l' auto.
Comunque io non volevo passare per retrogada, ci tenevo ad essere alla moda, per quanto fosse impossibile vivendo in uno sperduto paesino di campagna, e a differenza delle mie coetanee ero costretta a rimanervi tutto il giorno, per me il viaggio più lontano era il mercato di un paesone limitrofo, non andavo neppure alla vicina città di Ravenna. Non chiesi quindi cosa fosse il week end e continuai a rimuginare cosa mai potesse essere, una parola inglese, pensai ogni sorta di cose che ora non ricordo, ma rammento benissimo lo stupore quando appresi che il tanto fascinoso week end altro non era che il fine settimana o se vogliamo il sabato e la domenica...che delusione ebbi.



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mercoledì 10 settembre 2014

I GIORNI DOLCI DELLA LUNA DI MIELE



Tra i tanti animali che gli Egiziani adoravano vi era anche il bue Api. Veniva ricercato su tutto il territorio, doveva avere certe caratteristiche, veniva poi portato al suo santuario, contornato da un harem di giovenche, da cui non usciva più se non per particolari processioni. Alla sua morte veniva mummificato e sepolto nel serapeum, una speciale costruzione che conteneva i sarcofagi dei tori. Mi sono sempre chiesta perché si chiamasse Api. Si collega forse in qualche modo con questi insetti? La bugonia è un episodio delle Georgiche di Virgilio, illustra la credenza, molto comune dall’antichità fino al XVII secolo, della generazione spontanea della vita ( non molti anni, nelle campagne si pensava che dal mosto dell’uva potessero nascere i moscerini). Nel racconto di Virgilio,  Aristeo compie il sacrificio e dopo il rito assiste al fenomeno: le api nascono dalla carcassa del bue morto. Una leggenda egiziana racconta che il miele sarebbe nato dalle lacrime d’amore del dio Sole Ra: “E le api costruirono la loro dimora riempiendola di fiori di ogni genere di pianta; nacque così la cera ed anche il miele, tutto originato dalle lacrime di Ra”. Da ciò forse parte l’usanza della luna di miele, proseguita poi nell’antica Roma, in cui alle coppie veniva donato miele e idromele per la fase lunare successiva al matrimonio, ciò perdura sino al Medioevo, oggi non si regala più miele, ma i giorni dolci della luna di miele… eccome se esistono ancora.


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domenica 7 settembre 2014

GLI ALBERI TESSONO IL VENTO

Notte d'Estate

L'acqua della fonte
suona il suo tamburo
d'argento.
Gli alberi
tèssono il vento
e i fiori lo tingono
di profumo.
Una ragnatela
immensa
fa della luna
una stella.

F.Garcia Lorca


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giovedì 4 settembre 2014

RACCONTI DAL MARE 8

Da allora, Caterina, non va al mare solo per stare  stesa al sole, il mare è il suo istituto di bellezza.
Caterina va al mare in bicicletta, lungo la pista ciclabile, si ferma a rubare, dai rami penzolanti dei frutti, ciliegie, pesche, fichi, a seconda del mese, se è giugno o agosto, ad esempio ci sono rispettivamente le ciliegie e i fichi.
Da qualche auto viene fuori un "ladra"indirizzato a lei, ed una volta Caterina è stata pescata da un contadino, il quale l'ha perdonata, in fin dei conti i rami sporgono sul tragitto della ciclabile mica invado il suo terreno.
Giunta al mare Caterina va subito a nuotare, fin che le forze la sorreggono, poi si stende al sole e si addormenta.
Quando si sveglia mangia qualcosa, legge un po' e poi riprende la bicicletta per il ritorno, fermandosi alle due fontanelle del percorso per bere e per bagnarsi la testa, questo impedisce il colpo di sole.
Come ho scritto sopra, il mare è  l' istituto di bellezza per Caterina, certo anche la bicicletta fa bene al fisico, il fatto è che l'aria del mare e ancora dippiù il  bagno nelle sue acque, stimola  il ritmo interiore e l'energia vitale,elimina gli squilibri energetici dovuti a stati d'animo negativi, favorisce l'attività mentale, dona serenità e pace interiore.
Agisce nel contempo come tranquillante dopo una giornata lunga e faticosa
 Scaccia la follia, il nervosismo, la paura, la depressione, i pensieri  neri, il panico, gli incubi notturni.
Conferisce ragione, prudenza, coraggio, saggezza. 
Vi sembra un po' troppo, a Caterina fa tutto ciò, perchè lei  è come l'acqua del mare, anzi l'acqua del mare è la sua culla, è l'acqua amniotica, immergersi  ed emergere è per Caterina rinascere ogni volta.
Le nostre nonne ci hanno cresciuto con la convinzione che venire a contatto con l’acqua, durante i  "giorni rossi," era controindicato per la  salute, niente docce, niente bagni, niente mare, niente piscina.
Caterina, tiene a dire alle donne che eventualmente leggeranno questo racconto, che lei quando è vicina "ai giorni" e si sente assai nervosa, va al mare, si immerge e nuota dolcemente e..."quei giorni" arrivano subito liberandola da fastidiose e dolorose attese.
Caterina ricorda le amiche che le dicevano: " è venuto il marchese?" lei le guardava con occhi stupiti, credeva ad un marchese, quello dei romanzi, attrente, ricco, gentile e aspettava il principe/marchese.
E  arrivò il marchese dei miei stivali, altro che principe...ma questa è un'altra storia.


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lunedì 1 settembre 2014

RACCONTI DAL MARE 7


Caterina, a settembre si era inscritta ad un corso di nuoto, piena d'entusiasmo, era certa di riuscire a galleggiare, imparare a nuotare era impensabile, togliersi la paura dell'acqua e riuscire a fare il morto, era il suo obbiettivo.
I mesi passavano, lei si impegnava al massimo, ma rimaneva sempre tinca e tesa, non riusciva a galleggiare, le persone che avevano iniziato il corso con lei, filavano come pesci ma Caterina non galleggiava neanche con la tavoletta.
Risultati non si vedevano, ma evidentemente c'erano perchè Caterina ad aprile iniziò a stare a pelo d'acqua, poi riuscì a fare il morto e poi...a nuotare.
Imparò lo stile libero, il dorso e la rana, a questo punto la sua istruttrice le confessò che non avrebbe mai creduto che ce l'avesse fatta, non credeva in lei anche se l'aveva sempre esortata, Caterina ci rimase male perchè l'istruttrice era stata l'unica che le aveva detto di non smettere, ed ora scopriva che non era vero, scrollò le spalle, l'importante era il risultato.
A giugno iniziò ad andare al mare, aveva un costume giallo, luminoso come lei.
Ora a fare il bagno andavano in tre, e Caterina voleva sempre tuffarsi, contendeva la spinta per la capriola, da parte del marito, col figlio Gianni, entrambi volevano salire sulle spalle di Marco, cioè il marito di Caterina e padre di Gianni.
Ora era il figlio che diceva alla madre:" dai andiamo su, che ho freddo."
Caterina, metteva un asciugamano sulle spalle del figlio, gli dava i soldi per il gelato, poi correva di nuovo in acqua, da sola, gettandosi a peso morto nell'acqua, poi risaliva si rotolava nella sabbia, e si rituffava in acqua.
Un giorno un uomo  che passeggiava sul bagnasciuga, le disse che sembrava la dea dell'acqua, lei lo guardò e ...annui, era talmente presa  dal mare che si sentiva davvero la dea del mare.
Ci erano voluti anni per superare i traumi subiti ma ce l'aveva fatta, nel suo cuore era rifiorito il corallo rosso.

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