venerdì 1 agosto 2014

RACCONTI DAL MARE 1

Il mare è il mio  elemento, affascinata e intimorita dalla sua profondità, oltremodo bello, sia calmo che in burrasca, è enigmatico come la vita e la morte.
Fra i primi libri che ho letto vi sono: Billy Bud e Moby Dick, entrambi capolavori di Herman Melville, entrambi parlano del mare, e come non dimenticare " Il vecchio e il mare" di Ernest  Hemingway.
 Un desiderio folle  di scrivere racconti sul mare ha preso possesso di me.
Chissà cosa mai potrò scrivere io che ho nelle mie avventure un solo viaggio in nave, da Ravenna a  Cesenatico, qualche gita in moscone, con qualche timore e null'altro, se non qualche bracciata a dorso, sempre dove tocco coi piedi.
 Melville, Hemingway, hanno avuto vite avventurose, hanno solcato mari, oceani, però Emilio Salgari che scrisse romanzi avvincenti di viaggi in terre inesplorate non si mosse quasi mai  da Torino e prima era vissuto a Verona.
Quindi racconterò di viaggi avventurosi sul mare da una visione femminile.
Caterina non aveva mai visto il mare, ne aveva sentito parlare tanto, le avevano detto che era bello, ma non si poteva spiegare a parole.
 Il prete aveva detto dal pulpito che il mare non si poteva svuotare con un secchiello, ma lo si poteva svuotare con l'amore.
Incomprensibile, Caterina non riusciva a capirci niente, però amava il mare senza averlo mai visto e ci pensava tutte le sere prima di dormire, si era immaginata il suo mare.  
Si era letta Sant’Agostino, il Santo che mentre cercava di risolvere  il  mistero della Trinità stava camminando su una spiaggia, quando incontrò un bambino che con un secchiello, prendeva acqua dal mare e la metteva in una buca della sabbia. Allora il Santo domandò cosa stesse facendo. Il bambino rispose che cercava di mettere tutta l’acqua del mare lì dentro. Al che il Santo risponde: “Impossibile!”. Il bambino a sua volta rispose che era la stessa cosa che voleva fare lui  pensando di mettere tutto il mistero della Trinità nella sua testa.  
Caterina si dava arie di ragazza moderna, ma non era altro che una contadinella, una pannocchia di granoturco, di testa dura e con in capo mille  idee balzane, non aveva visto nulla del mondo, viveva in un piccolo paesino, frequentava la scuola nello stesso abitato, non sapeva niente, tranne quello che leggeva nei libri, che poi elaborava personalmente nella sua testa fantasiosa di dodicenne.
Ma venne il giorno di Ferragosto, il paese si svuotò, tutti al mare ed anche Caterina all'ultimo secondo, ma proprio all'ultimo, si liberò un posto in un'auto , andò al mare.
Più che felice, Caterina era incredula, imbambolata e taciturna.
Quando vide il mare, tanto agognato, non le parve bello come quello sognato, sì era ma non come il sogno.
Si svestì, rimase con un due pezzi a quadretti gialli, si vergognava un  poco, così scoperta, gli altri correvano in acqua, avevano pure un canotto rosso e blu, anche Caterina corse in acqua e capì tutto.
Per capire un mistero bisogna immergersi senza pensare, ora capiva la grandezza del mare, l'acqua sulla  pelle, il tuffarsi, il saltare, immergersi con la testa sott'acqua e dare un colpo di reni, felice, non più bambina ma un pesciolino felice Caterina si sentiva così anche se non sapeva nuotare non aveva paura dell'acqua galleggiava naturalmente, quando avvertì una mano bramosa entrare dentro ai suoi slip, una mano rapace, violenta.
Caterina si divincolò, si allontanò dal gruppo, spaventata, poi si disse che forse si era sbagliata, forse era un gioco e si lasciò  riprendere fra le braccia dall'acqua.
Si era quasi dimenticata di tutto, quando la mano rapace le sfilò gli slip, e la mano violenta  si insinuò, come  scalciò Caterina, l'acqua l'aiutò e riuscì a sgusciare via .
Caterina uscì dall'acqua, rimase sulla spiaggia, sotto al sole cocente a guardare gli altri che si tuffavano dal canotto, anche quello là dalle mani violente e pure rideva.
Da allora Caterina non riuscì più a nuotare, non galleggiava più, il suo corpo diventava un tronco. 

immagine di Teoderica

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