venerdì 29 agosto 2014

IL SOLE BRUCIA IMPLACABILE


Dies

Il sole brucia implacabile,uguale,
le stoppie gialle del pian vaporoso,
L'azzurra volta del ciel luminoso
riflette in terra la fiamma estiva.
Non muove foglia. La vita animale
langue in un grave sopor neghittoso.
Turba la pace al meriggio affannoso
solo un modesto frinire di cicale.


Olindo Guerrini 


immagine di Teoderica

martedì 26 agosto 2014

RACCONTI DAL MARE 6


 E venne il mare della Campania, il Tirreno dei miti.
Caterina aveva risparmiato su tutto per permettersi  una lunga vacanza in quella terra favolososa, in quel mare avevano vissuto Scilla e Carridi, la Maga Circe, vi era sepolto Palinuro, il nocchiero di Ulisse  e nel golfo  di Napoli  vivevano un tempo le Sirene, uccelli con artigli, testa di donna e seni.  A Napoli  il culto ebbe particolare diffusione, alla Punta della Campanella, sorgeva il santuario delle Sirene ed i  tre isolotti dei Galli, di fronte a Positano, erano detti le  "Syrenusse ", perche’ in essi si vedevano i corpi delle tre Sirene.
Se lei fosse stata una  Sirena si sarebbe presa Ulisse, lo avrebbe voluto e se lo sarebbe preso. 
Caterina come si inoltrò con  l'auto lungo la costiera amalfitana non riusciva a credere in ciò che vedeva, per una volta nella vita, la realtà era più bella del romanzo o del sogno.
Fu una vacanza stupenda la più bella della sua vita, il marito il figlio tutti e due stupiti dai paradisiaci angoli panoramici, credevi di aver visto la cosa più bella e ce n'era subito un'altra ancora più bella.
Tutto era inondato da fiori e profumi, in basso il mare era un turchese incastonato fra le rocce dorate.
Il cibo era buono, ma talmente buono che in un mese di vacanza, Caterina non entrava più nei calzoncini a   righe bianche e gialle che usava per le escursioni.
Ci avrebbe pensato poi a togliersi il paio di chili accumulati, il cibo e in particolare i dolci erano da dio.
Caterina nonostante il marito e il figlio fu corteggiata e vezzeggiata dagli uomini del sud, in effetti dolcemente abbronzata, slanciata, coi capelli vaporosi, lunghi e neri, gli occhi brillanti di felicità e sempre  sorridente era il ritratto della salute e della spensieratezza, e così si sentiva, in mezzo al mito, al sole, al cibo, al canto e al mare.
Eppure Caterina aveva punte di  tristezza, quando Gianni e Marco, cioè il figlio e il marito, si tuffavano nel blu più blu, lei rimaneva lì sulla roccia, avrebbe tanto voluto buttarsi nell'acqua, ma aveva paura, una fifa maledetta.
Dei ragazzini le chiesero perchè stava sulla roccia senza tuffarsi, Caterina si mise a piangere, le lacrime le  scendevano sulle guance lente e silenziose.
Uno dei  giovani le offrì delle stelle marine che aveva pescato appena, appena nel mare, le mise sulla mano   di Caterina con un sorriso aperto.
Caterina si asciugò con vergogna le lacrime, facendo finta che fossero spruzzi di acqua, in effetti le lacrime sono salate come l'acqua del mare, e giurò che avrebbe imparato a nuotare.


immagine di Teoderica

sabato 23 agosto 2014

RACCONTI DAL MARE 5

E vennero i mari stranieri, prima quello di Puglia, la costa del Gargano, Vieste, Peschici, Mattinata, paesi incantevoli un po' fuori dal tempo, c'era chi viveva nelle grotte, il cibo era buono, piatti poveri ma incredibilmente gustosi e il mare era blu, trasparente, era sempre l'Adriatico, ma al nord era grigiolino, qui era colorato.
Caterina guardava gli altri tuffarsi dalle rocce, anche lei avrebbe voluto farlo, figuriamoci non faceva il bagno nel suo mare  in cui si poteva camminare per centinaia di metri toccando sempre il fondo, qui mettevi il piede in acqua e trovavi due metri d'acqua.
Al sud il sole è cocente, bruciante, ustionante, Caterina che non si bagnava mai, Gianni il figlio e Marco il marito erano  continuamente a mollo per rinfrescarsi, si beccò un'insolazione coi fiocchi.
Febbre a quaranta gradi, brividi e farneticazioni con la testa che sembrava spaccarsi a metà, il medico le disse che era stata avventata a stare tante ore al sole senza bagnarsi i capelli o portare un cappello.
Il soggiorno a Vieste terminò presto, la Puglia era stata ostile con lei, era stata davvero male, o forse era giunta l'ora di togliersi la paura dell' acqua, Gianni aveva frequentato un corso in piscina, in poco tempo aveva imparato tutti e quattro gli stili e lo avevano reclutato per la squadra agonistica.
Forse Caterina con l'istruttore sarebbe riuscita non dico a nuotare, ma almeno a galleggiare, almeno a fare il morto, tutti riuscivano a fare il morto , tutti tranne lei.
Penso che sappiate tutti cos'è fare il morto, cioè stare sull'acqua  allo stesso modo che stare distesi su un letto.
Prima di lasciare l'Adriatico pugliese, Caterina volle tornare alla spiaggia, decisa questa volta  a scendere in acqua aiutata dal marito, ma la paura la prese, proprio non ebbe il coraggio di mettere una gamba nell'acqua, le rocce erano puntute ed insidiose, si poteva scivolare, e quanta acqua c'era in quel punto, se poi non avessi toccato il  fondo?
Tutto il coraggio svanito, mentre Gianni e Marco si tuffavano nel mare cristallino, Caterina cercava sassi sullla spiaggia ghiaiosa, fu fortunata trovò due sassi porosi che  contenevano quasi certamente due fossili, Caterina li ha  ancora, non li ha mai spaccati per vedere l'interno, ha paura di spaccare tutto, non è un'esperta di fossili, un giorno, non sa quando, spaccherà quello più bello, il sasso rotondo e vi troverà dentro...una stella.


immagine di Teoderica

mercoledì 20 agosto 2014

ARROTA LA CICALA IL SILENZIO

Paesaggio Estivo

Lucertola sul muro....Fonte secca.
Cardo bruciato,cenere,
vetro affumato,
rosolaccio sullo stelo lanoso.....
Scorre una stella....
Il grillo canta occulto.
E l'arboreta mormora
una frase,una sola:Poi ritorna
a restarsi in silenzio.
Lucciola o brina?
Arrota la cicala
il silenzio....
Tra i fusti del giardino,percepiamo
verde anch'essa-la vipera.
 

Antonio Machado.


  immagine di Teoderica

domenica 17 agosto 2014

RACCONTI DAL MARE 4



Ora Caterina, andava al mare col marito e il figlio.
Siccome lei lavorava tutti i giorni, mentre il marito faceva i turni e quindi poteva andare  al mare anche fra settimana, era tacito accordo che al bambino stesse attento lui, così Caterina si metteva al sole e si addormentava, spossata dalla stanchezza della settimana lavorativa.
Caterina, poi voleva togliere al figlio ogni fobia dell'acqua, non voleva assolutamente che diventasse come lei, Gianni, questo il nome del figlio, le aveva detto: "mamma, ma perchè non vieni mai a fare il bagno con me e papà, ci divertiamo tanto, vieni, vieni."
E la tirava con le sue piccole braccine, esili come giunchi: "stai sempre al sole!"
Cosa poteva rispondere Caterina, a volte diceva che era stanca, a volte che aveva sonno, a volte che aveva mangiato un  panino, e rimandava ad una prossima volta.
Non poteva raccontare che il suo timore  per l'acqua le derivava da una violenza sessuale subita e da un inizio di annegamento, non voleva assolutamente che il figlio subisse indirettamente il suo trauma e che ciò gli precludesse il piacere di nuotare e di vivere in simbiosi con l'elemento acqua,  fonte primigenia della vita.
Così si limitava ad alzarsi dal telo, e dal bagnasciuga, osservava  le  evoluzioni del figlio, le sue capriole, poi immancabilmente c'era il litigio, perchè Gianni con le mani diventate come delle  vesciche, per il lungo stare in acqua, non voleva mai uscire dal mare e la sfidava:" vienimi a prendere!"
Il marito se ne infischiava, non capiva che non si può stare un'ora in acqua, il beneficio diviene danno. Caterina si sentiva impotente, schiumava rabbia, avrebbe preso a sberle il marito, non lo faceva perchè poi le avrebbe prese lei e quel cazzo di uomini hanno la mano pesante a differenza di noi donne che siamo deboli e la nostra sberla per loro è una carezza, un po' come per i cavalli ai quali per fargli un gesto carino gli devi dare uno schiaffo.
Ah, ma Gianni, le avrebbe prese, quando sarebbe risalito, lei gli avrebbe tirato giù gli slip e avrebbe sculacciato la carne bella e nuda, lì davanti a tutta la spiaggia, oh lo avrebbe fatto! Sì l'avrebbe fatto!
Tutte le volte così, poi quando Gianni veniva finalmente fuori dall'acqua, rimandava le sculacciate al ritorno a casa. non poteva umiliarlo davanti a tutti.
Arrivati a casa, la rabbia di Caterina era sbollita e Gianni così la faceva sempre franca.


immagine di Teoderica

giovedì 14 agosto 2014

AUGURI A TUTTI PER UN MAGICO FERRAGOSTO

E' Ferragosto e per farvi uno scherzo da prete vi "posto" una mia foto di tanti anni fa, elaborata da me, rossa come il fuoco, come sono io quando mi accendo per difendere le mie idee, a propositolo sapete perchè si dice scherzo da prete? Si dice "scherzo da prete" quando ci si riferisce ad un'azione scorretta, che una determinata persona non dovrebbe fare,un prete, per le sue convinzioni religiose e per il voto di rispetto fatto ad esse, non dovrebbe fare scherzi o agire in modo da danneggiare il prossimo o arrecare un pregiudizio, anche perchè gli scherzi li fa il...diavolo. Leggetevi la bella poesia di Rodari, io la appoggio in pieno, facciamo una raccolta di firme?

FERRAGOSTO
 
Filastrocca vola e va 
dal bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa i castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia alle cascate…
E chi quattrini non ne ha?
Solo, solo resta in città:
si sdrai al sole sul marciapide,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente;
“Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi,
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decretato
va in prigione difilato”.
Gianni Rodari

domenica 10 agosto 2014

RACCONTI DAL MARE 3


L'anno dopo Caterina, andò al mare col suo moroso.
Dall'alto dei suoi quindici anni, si sentiva stanca e in odore di zittellaggio, tanti spasimanti e neanche uno fisso, così ne scelse uno e si sentì una donna vera.
Al mare, dopo tanti anni rassicurata dalle braccia forti del suo ragazzo, entrò nell'acqua, ma non andò oltre il metro di profondità, l'acqua le arrivava appena all'ombelico.
Eppure Caterina non si sentiva sicura.
Marco, il suo innamorato la teneva fra le braccia, facendola galleggiare, Caterina si stava sciogliendo ma si raccomandava con Marco che non la mollasse.
Marco non avendo idea del terrore per l'acqua di Caterina, ed essendo ben al di sopra del pericolo di non toccare il fondo, lasciò la presa: " vai Caterina, vai che stai nuotando!"
Caterina terrorizzata, si trovò col sedere e le gambe fuori dall'acqua e la testa sul fondo, non riusciva ad appoggiare i piedi al fondo marino, nè riusciva ad alzare la testa, stava già bevendo acqua schifosa, amara e salata, il petto le scoppiava, le mancava il respiro, e intanto pensava che sarebbe morta in un metro d'acqua, perchè Marco sicuramente pensava che lei stesse scherzando e non l'avrebbe tirata su.
Non era la prima volta che Caterina fingeva un infarto per farlo andare più piano in auto, a Caterina piaceva fare l'attrice.
Caterina si era già vista morta, con la faccia spettrale e i lunghi capelli come alghe nere, vedeva un'altra lei di fronte, come in uno specchio, aveva perso ogni speranza.
Poi  si sentì sollevare, la testa finalmente fuori dall'acqua, il respiro le fece male ma respirava e l'acqua le usciva dalla bocca, irrefrenabili conati di vomito  e accessi  di tosse la liberarono dell'acqua che aveva trangugiato, sembravano litri e litri.
Marco le chiedeva perchè mai non avesse appoggiato i piedi sul fondo, non le credeva quando Caterina asseriva che i piedi stavano in alto e non c'era forza umana per farli scendere mentre la testa pesava e andava a fondo, comunque tutto finì bene, nel giro di un'ora, Caterina  non ebbe più alcun malessere, ma giurò dentro se stessa che non sarebbe mai più scesa in acqua, non avrebbe mai più fatto il bagno  neanche nella vasca di casa, solo  la doccia avrebbe fatto.
E mentre lo giurava, passarano accanto a lei un gruppo di barellieri che avevano raccolto il corpo di un giovane, il quale era annegato giorni prima e il mare che inghiotte e poi riporta  sempre a riva lo aveva lasciato lì, proprio vicino a Caterina, la quale lo osservava pensando che un secondo, un attimo, determinano a volte catastrofi,
Se Marco non l'avesse acciuffata in tempo anche Caterina sarebbe stata un corpo inerte come un tronco, da seppellire in un cimitero, nella grassa terra a  marcire, cibo per i vermi.
A quel ragazzo era successo, perchè a lei no e a lui sì?


immagine di Teoderica

giovedì 7 agosto 2014

OH ESTATE!

Oh Estate !

Oh estate
abbondante,
carro
di mele
mature,
bocca
di fragola
in mezzo al verde,
labbra
di susina selvatica,
strade
di morbida polvere
sopra
la polvere,
mezzogiorno,
tamburo
di rame rosso,
e a sera
riposa
il fuoco,
la brezza
fa ballare
il trifoglio,entra
nell'officina deserta;
sale
una stella
fresca
verso il cielo
cupo,
crepita
senza bruciare
la notte
dell'estate
  
Pablo Neruda
  
immagine di Teoderica

lunedì 4 agosto 2014

RACCONTI DAL MARE 2



Caterina non andò al mare per parecchio tempo, fino a quando l'estate in cui lei  compì quattordici anni,  iniziò a  recarsi assieme alle amiche, in autobus, quasi tutte le domeniche alla spiaggia.
Alla spiaggia, ma non si bagnava neanche i piedi nell'acqua del mare, si crogiolava al sole sull'asciugamano, aspettando l'avvicinamento dei ragazzi per poter civettare.
La spiaggia era diventata la succursale estiva della discoteca, accanto a lei stuoli di giovanotti con cui si divertiva a celiare, motteggiare, e a guardali di sbieco con occhi ammiccanti.
Non le piaceva parlare con le amiche, con le solite invidie e meschinerie, sul sedere grosso, i capelli stopposi, il bikini di un brutto colore, i foruncoli e via dicendo, i maschietti invece pendevano dalle sue labbre.
Caterina aveva letto "Lolita"  il celebre romanzo di Vladimir Vladimirovič Nabokov e le piaceva immedesimarsi nel ruolo di capricciosa per rendere reale la storia, non c'era niente di più bello che realizzare personalmente un film da un romanzo, essere lei autrice e attrice.
In discoteca, aveva conosciuto un ragazzo più grande di lei di circa dieci anni, era di Ferrara e quindi andava al mare a Lido degli Estensi, una spiaggia assai lontana da Marina di Ravenna, Caterina fu molto stupita quando se lo vide arrivare accanto tutto sorridente.
"Sono arrivato tardi, perchè c'era una coda di auto mai vista, tre ore in auto, ma sono qua, per vederti", e intanto stese l'asciugano accanto a lei.
Caterina era pronta con la sua sceneggiatura alla "Lolita", ma l'amica stesa al sole  vicino a lei le disse: " vestito sembrava carino, ma hai visto che brutte gambe ha, secche e storte come dei rami d'albero"
Caterina osservò attentamente le gambe del ragazzo, le parvero talmente brutte che si alzò col telo e stese l'asciugamano lontano da lui.
Invano il ragazzo tentava di parlare con Caterina, lei non rispondeva.
Si alzò, e ristese il telo accanto a Caterina, lei col muso schifato si fece più in là.
"Ti ho fatto qualcosa, sei arrabbiata perchè sono in ritardo, non ti piaccio più?"
Neanche rispose Caterina...ma lui non si vedeva come era  ridicolo in costume?
Il ragazzo prese il telo, si mise jeans e maglietta e andò verso la sua auto.
Caterina si sentiva cattiva, ma le sue gambe erano veramente troppo brutte.
 La sua amica aveva più gusto di lei, se aveva detto che le gambe erano brutte, lo erano davvero.
Un solo dubbio...ma erano importanti le gambe?

immagine di Teoderica

venerdì 1 agosto 2014

RACCONTI DAL MARE 1

Il mare è il mio  elemento, affascinata e intimorita dalla sua profondità, oltremodo bello, sia calmo che in burrasca, è enigmatico come la vita e la morte.
Fra i primi libri che ho letto vi sono: Billy Bud e Moby Dick, entrambi capolavori di Herman Melville, entrambi parlano del mare, e come non dimenticare " Il vecchio e il mare" di Ernest  Hemingway.
 Un desiderio folle  di scrivere racconti sul mare ha preso possesso di me.
Chissà cosa mai potrò scrivere io che ho nelle mie avventure un solo viaggio in nave, da Ravenna a  Cesenatico, qualche gita in moscone, con qualche timore e null'altro, se non qualche bracciata a dorso, sempre dove tocco coi piedi.
 Melville, Hemingway, hanno avuto vite avventurose, hanno solcato mari, oceani, però Emilio Salgari che scrisse romanzi avvincenti di viaggi in terre inesplorate non si mosse quasi mai  da Torino e prima era vissuto a Verona.
Quindi racconterò di viaggi avventurosi sul mare da una visione femminile.
Caterina non aveva mai visto il mare, ne aveva sentito parlare tanto, le avevano detto che era bello, ma non si poteva spiegare a parole.
 Il prete aveva detto dal pulpito che il mare non si poteva svuotare con un secchiello, ma lo si poteva svuotare con l'amore.
Incomprensibile, Caterina non riusciva a capirci niente, però amava il mare senza averlo mai visto e ci pensava tutte le sere prima di dormire, si era immaginata il suo mare.  
Si era letta Sant’Agostino, il Santo che mentre cercava di risolvere  il  mistero della Trinità stava camminando su una spiaggia, quando incontrò un bambino che con un secchiello, prendeva acqua dal mare e la metteva in una buca della sabbia. Allora il Santo domandò cosa stesse facendo. Il bambino rispose che cercava di mettere tutta l’acqua del mare lì dentro. Al che il Santo risponde: “Impossibile!”. Il bambino a sua volta rispose che era la stessa cosa che voleva fare lui  pensando di mettere tutto il mistero della Trinità nella sua testa.  
Caterina si dava arie di ragazza moderna, ma non era altro che una contadinella, una pannocchia di granoturco, di testa dura e con in capo mille  idee balzane, non aveva visto nulla del mondo, viveva in un piccolo paesino, frequentava la scuola nello stesso abitato, non sapeva niente, tranne quello che leggeva nei libri, che poi elaborava personalmente nella sua testa fantasiosa di dodicenne.
Ma venne il giorno di Ferragosto, il paese si svuotò, tutti al mare ed anche Caterina all'ultimo secondo, ma proprio all'ultimo, si liberò un posto in un'auto , andò al mare.
Più che felice, Caterina era incredula, imbambolata e taciturna.
Quando vide il mare, tanto agognato, non le parve bello come quello sognato, sì era ma non come il sogno.
Si svestì, rimase con un due pezzi a quadretti gialli, si vergognava un  poco, così scoperta, gli altri correvano in acqua, avevano pure un canotto rosso e blu, anche Caterina corse in acqua e capì tutto.
Per capire un mistero bisogna immergersi senza pensare, ora capiva la grandezza del mare, l'acqua sulla  pelle, il tuffarsi, il saltare, immergersi con la testa sott'acqua e dare un colpo di reni, felice, non più bambina ma un pesciolino felice Caterina si sentiva così anche se non sapeva nuotare non aveva paura dell'acqua galleggiava naturalmente, quando avvertì una mano bramosa entrare dentro ai suoi slip, una mano rapace, violenta.
Caterina si divincolò, si allontanò dal gruppo, spaventata, poi si disse che forse si era sbagliata, forse era un gioco e si lasciò  riprendere fra le braccia dall'acqua.
Si era quasi dimenticata di tutto, quando la mano rapace le sfilò gli slip, e la mano violenta  si insinuò, come  scalciò Caterina, l'acqua l'aiutò e riuscì a sgusciare via .
Caterina uscì dall'acqua, rimase sulla spiaggia, sotto al sole cocente a guardare gli altri che si tuffavano dal canotto, anche quello là dalle mani violente e pure rideva.
Da allora Caterina non riuscì più a nuotare, non galleggiava più, il suo corpo diventava un tronco. 

immagine di Teoderica