martedì 29 luglio 2014

RINALDO DA CONCOREZZO seconda parte

Rinaldo da Concorezzo fu l'artefice dell’assoluzione dei Templari italiani nel Concilio di Ravenna, inquisiti e minacciati dello scioglimento dell’Ordine per volere di Filippo il Bello. Condannò insieme ai suoi vescovi suffraganei la tortura e il terrore come mezzi per ottenere confessioni, non accettandole se estorte con questi metodi e in ciò si oppose anche alla volontà del papa Clemente V che ne voleva lo scioglimento.
Come vedete arrivano i misteri coi templari, quando si parla di loro è sempre un mistero. Rinaldo ( siamo nel 1300) è veramente all'avanguardia se non accetta la tortura per strappare la presunta verità, uno sotto tortura alla fine ammette tutto pur di essere lasciato in pace, non si può mai parlare di verità.
Ed eccoci all'altro mistero di Rinaldo: nel 1311 nel concilio tenuto a Ravenna leggittimò il battesimo per aspersione...e allora?
Con il battesimo dei bambini si sviluppa la forma del battesimo per aspersione, che fu solamente accettata dalla Chiesa Occidentale."L'aspersione dei bambini faceva parte della mitologia pagana, e la si constata su numerosi monumenti romani o etruschi, sebbene la sua origine si perda nella notte dei tempi. Presso i pagani, era una lustrazione (rito di espiazione e purificazione); fece la sua prima apparizione nella Chiesa sotto la forma di esorcismo;quando i monaci unirono l'esorcismo al battesimo, si confuse col battesimo e, per finire. lo soppiantò."
Ecco l'esoterismo, il nascosto, il battesimo per aspersione deriva dalla mitologia pagana addirittura dall'esorcismo ed è stato leggittimato da Rinaldo da Concorezzo a Ravenna.



immagine di Teoderica

sabato 26 luglio 2014

RINALDO DA CONCOREZZO


Mi è giunto un contatto dal web, uno scrittore mi ha contattato per un mio post su Rennes-le-Château, piccolo luogo diventato famoso per la ricerca del graal.
Mi è parso quindi giusto fare un po' di ricerca esoterica.
Lo scrittore proviene da Concorezzo provincia di Brianza e Monza, io sono di Ravenna.
Cosa abbiamo in comune oltre all' esoterismo?
Cerca, cerca, ho trovato che a Ravenna e precisamente nel Duomo custodiamo la salma di Rinaldo da Concorezzo, vescovo ai tempi di Bonifacio VIII ed amico di Dante Alighieri ( infatti a Ravenna accanto alla tomba del grande letterato c'è un bel giardino intitolato a Rinaldo da Concorezzo). Rinaldo era della nobile famiglia dei Da Concoregio, nacque a Milano fra il 1240 e il 1250. Nel 1289 entrò nel seguito del vice cancelliere della Curia Romana, il quale visto i buoni risultati di varie missioni in Francia che portò a termine e le sue capacità, alla sua morte nel 1295 lo designò fra i suoi eredi. Continuò poi la sua ascesa nella curia. Ebbe speciali incarichi di diplomazia nelle contese che agitavano Francia e Inghilterra a proposito della Guienna; fu nominato da re Carlo di Valois (1270-1325), chiamato dal papa a Firenze per appoggiare i ‘Neri’, come vicario (1302) in Romagna divenendo poi rettore spirituale e temporale della Regione. E in questa funzione si trovò coinvolto in una guerriglia, a Forlì sua sede, scese in piazza per portare la pace, ma fu assalito e ferito gravemente, guarì miracolosamente dalle profonde ferite e continuò la sua azione ma senza successo. Lo “schiaffo di Anagni” e la successiva morte di Bonifacio VIII (11 ottobre 1303) decretarono la caduta dell’autorità pontificia in Romagna. Nello stesso anno, morto l’arcivescovo di Ravenna Obizzo Sanvitale, il clero ignorando le disposizioni del precedente pontefice, che avocava a sé la nomina dei successori, si riunì e diviso in due partiti, elessero ciascuno un successore; il nuovo papa Benedetto XI, accolse la richiesta di quanti avevano designato Rinaldo da Concorezzo, il quale nell’ottobre 1305, prese possesso della nuova sede arcivescovile.Viaggiò molto per i numerosi incarichi che riceveva sia dal papa che dal re di Francia; girò per le varie città lombarde a tentare le riappacificazioni per conto di Enrico VII, re di Germania.Con imponenti lavori fece restaurare la cattedrale di s. Orso, incrementò la predicazione in lingua volgare.
Morì il 18 agosto 1321, forse nel suo castello di Argenta, il culto per Rinaldo è stato sempre una costante tradizione della Chiesa ravennate; in un documento del 1340 gli viene attribuito il titolo di ‘beato’; nel 1566 durante una ricognizione, il corpo fu trovato quasi intatto e con una lunga barba e così viene raffigurato.
Il culto ufficiale fu concesso alla diocesi di Ravenna e alle altre città, da papa Pio IX, il 15 gennaio 1852.
E allora direte voi tutto qui l'esoterismo fra Concorezzo e Ravenna?
Un vescovo?
Eccellente ma solo un vescovo.
Eppure alla prossima puntata vi dirò di più.



immagine di Teoderica

mercoledì 23 luglio 2014

TRAMONTATA E' LA LUNA

Tramontata è La Luna

Tramontata è la luna
e le Peiadi a mezzo della notte;
anche la giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.

Saffo


immagine di Teoderica

domenica 20 luglio 2014

RAVENNA 2019 la città ideale



Mi piace chiudere le mie umili analisi su Ravenna Capitale della Cultura, assai lontane dall’essere esaustive, con una notizia letta non molto tempo fa. Il patrimonio artistico e culturale di proprietà dello Stato in Emilia-Romagna vale 16,9 miliardi di euro, 4000 euro per abitante. A dirlo è la Ragioneria dello Stato, risulta che quasi tutto il patrimonio è costituito dagli Archivi di Stato. Quello di Bologna, da solo, vale 4,86 miliardi di euro. Una cifra altissima, per fare un paragone  la Pinacoteca bolognese che ospita quadri dei Carracci, di Guido Reni, del Guercino e di Raffaello, solo per citarne qualcuno  è valutata  solo 45 milioni di euro. In Romagna abbiamo una serie di biblioteche eccelse: la Malatestiana a Cesena, la Gambalunga a Rimini, la  Classense a Ravenna  e poi chissà quante altre che non conosco con la loro ricchezza di antichi codici manoscritti, incunaboli, edizioni a stampa di pregio, autografi, manoscritti musicali, ricchissimi carteggi e chissà quanto altro. A Ravenna vi è pure l’ Archivio Arcivescovile, raccoglie i documenti della Diocesi  che risale al II secolo, una continuità documentaria  già a partire dalla metà del V secolo relativa al patrimonio della Chiesa Ravennate testimoniata dai papiri. L’Archivio ha subito nei secoli molte dispersioni, i papiri, alcuni sono andati perduti,  altri sono conservati presso la Biblioteca Vaticana e in varie biblioteche d'Europa e America. Nonostante ciò l’Archivio possiede ancora cinque papiri, innumerevoli pergamene, mappe, disegni e manoscritti, inoltre uno studioso  ha scoperto nell’Archivio  un testo poetico risalente al periodo 1170/1220, cioè la prima poesia mai scritta! Vi pare poco? C’è dell’altro. A Ravenna all’epoca di Teoderico è stato scritto il Codex Argenteus, una Bibbia manoscritta in lingua gotica, realizzata su pergamena color porpora e scritta con caratteri in argento ed oro. Il manoscritto è anche noto con il nome di Bibbia d'argento. Oggi è conservato, dopo varie traversie, in Svezia. Il manoscritto conteneva in origine 336 fogli, ma solo 187 si sono conservati; dal 2011 l’UNESCO lo ha inserito nell’Elenco delle Memorie  del Mondo. Sono appassionata d’arte, avrete notato che ho deturpato i monumenti, i mosaici con la mia “arte”, ma  con l’immagine del Codice d’Argento non ho proprio il coraggio di farlo…la scrittura è la memoria, è tenere in vita chi c’era prima di noi.

immagine, pagina del Codex Argenteus 

giovedì 17 luglio 2014

RAVENNA 2019 la città ideale



Ravenna è terra di mosaici, di mare ma anche di pinete, il pino fruttifero è nello stemma della città. Le pinete sono due, quella di Classe a sud, quella di San Vitale a nord. Nei tempi ormai andati la popolazione vi trovava sostegno economico, con la raccolta della legna, delle pigne, dei pinoli, delle erbe commestibili, dei funghi e degli asparagi. Ancora oggi, al mattino presto a maggio si raccolgono gli asparagi e in agosto le more. Fra i pini  coi loro alti fusti e la chioma ad ombrello crescono, i carpini, l'olivello, il ligustro, il prugnolo, il sorbo, il nespolo e una variegata moltitudine di uccelli è veramente molto rilassante passeggiare o andare in bicicletta fra i sentieri, cercando di riconoscere dal cinguettio il volatile, a volte può sgusciare fuori all’improvviso una grossa biscia nera regalandoti una forte emozione. La pineta di San Vitale è caratterizzata da zone basse e da “staggi”,  cioè zone più alte in questo modo molti  alberi hanno il tronco parzialmente nell'acqua. Accanto a questa pineta si trova l’Oasi di Punta Alberete, è una foresta allagata, che ricorda che Ravenna era una palude. Il percorso è un “anello obbligato” da percorrere in  religioso silenzio, fra gli alberi sommersi oppure fluttuanti, altri si specchiano nell’acqua moltiplicandosi. Questi laghetti d’acqua, sono chiamati “chiari”, si alternano a verdeggianti praterie, questa è la zona degli “staggi” cioè le zone dove la sabbia si è accumulata. Fra salici, ontani, frassini e pioppi, le rare piante palustri si fanno notare ugualmente con le loro appariscenti fioriture: Orchidea, Iris giallo, Campanellino e Ninfea bianca. Pesci, bisce, rane, tartarughe (fra cui la testuggine palustre) ma anche tante nutrie (io mi ci sono abituata ormai trovo belle anche loro). Non dimenticate il binocolo e la macchina fotografica per gli appassionati della natura qui si trovano rare specie di  uccelli come l’Ibis, l’Airone, la Spatola, la Garzetta e il Martin pescatore.


immagine di Teoderica, la Pineta 

lunedì 14 luglio 2014

RAVENNA 2019 la città ideale


Sono sicura che avrò dimenticato tante cose su Ravenna, ad esempio non ho citato il Piccolo Museo delle Bambole e di altri giocattoli fra cui bambole di porcellana, di panno,   piccoli negozi e cucine, costruzioni, animaletti di peluche e cavallini. Inoltre non vi ho scritto che la via Cavour è la via dello “struscio” e delle vetrine, né vi ho detto che l’offerta alberghiera è assai buona. Non posso però non scordarmi che Ravenna è la città delle biciclette, dove il turista le può affittare gratuitamente. Con la bicicletta ci si può recare alla Darsena o anche alla spiaggia. Purtroppo qui c’è una nota dolente, le piste ciclabili molto spesso sono “tronche”, finiscono all’improvviso, anche il cittadino ravennate è un bel po’ indisciplinato con le due ruote, pure io, ma che ci volete fare in un mondo dove chi rispetta le regole è sempre più nella gabbia dei divieti, la bicicletta è un respiro di libertà. La Darsena è un quartiere di Ravenna assai bello, la cementificazione selvaggia non ne ha fatto scempio, forse perché era considerato un quartiere malfamato, si è costruito in altre zone che oggi sono anonime e grigie. La Darsena ha un ulteriore caratteristica, dalla stazione parte il canale Corsini, ultima testimonianza  del forte legame della città con l’acqua. Treni e barche e pista ciclabile per il mare questo è un biglietto da visita importante per la candidatura di Ravenna, speriamo che sia attuabile per il 2019. Questa zona è poi tutta da riqualificare, abbellendola con verde e mosaici. Dalla stazione proseguendo per la Darsena si giunge ad uno spiazzo con un’elegante costruzione che evoca modernamente il Mausoleo di Teoderico è il Pala de Andrè, Palazzo delle Arti e dello Sport  voluto dalla famiglia Ferruzzi e da Raoul Gardini. La costruzione si integra al paesaggio esaltandolo, ricco di simboli e scodelle mosaicate di grandi artisti, è una cattedrale laica.Presenta all’entrata una grande opera di Alberto Burri, rappresenta la carena di una nave rovesciata ma l’immaginario popolare  vi vede due mani che si incontrano. Due mani che si incontrano… amicizia un  bel motivo per la candidatura  diRavenna.        


immagine di Teoderica, La Darsena

venerdì 11 luglio 2014

RAVENNA 2019 la città ideale



Il Duomo fu completamente ricostruito  tra il 1734-45  sul luogo in cui, alla fine del IV secolo, il vescovo Urso aveva edificato la chiesa cattedrale della città (Basilica Ursiana), il cui pavimento originale si trova oggi a oltre 3 metri di profondità rispetto il piano stradale. L’ interno della chiesa è a tre navate ed ha una grande cupola affrescata. Della prima costruzione rimane qualche frammento conservato al Museo Arcivescovile, mentre l'ambone marmoreo del periodo del vescovo Agnello (557-570) decorato con figure di animali  e il “saint sasol”, il presunto sasso usato per la lapidazione di Sant’Apollinare, si trovano dentro al Duomo. Prima di andare al Museo arcivescovile, entriamo al Battistero degli Ortodossi, un gemello un po’ più grande e un po’ più decorato del Battistero degli Ariani, la simbologia sembra la medesima, ma non lo è qui si evidenzia la divinità di Cristo mentre nell’altro Battistero si mette più in luce la sua umanità. Le differenze fra ariani e cristiani ortodossi erano piccolissime, si discuteva se Gesù era più divino o più umano, eppure per queste, che a me sembrano inezie si è fatta una sanguinosa guerra  che ha portato ai cosiddetti secoli bui. Uscendo  dal Battistero alzate gli occhi e ammirate l’armonia dei volumi degli edifici. Il museo Arcivescovile è di piccole dimensioni ma ricco di bellezze. il Museo accoglie numerose opere d'arte provenienti dall'antica cattedrale e da altre costruzioni ora distrutte. In particolare la spettacolare cattedra di Massimiano, una delle più celebri opere in avorio di cui si è a conoscenza, eseguita da artisti bizantini nel VI secolo d.C. (ricordatevi di quelle viste al Museo Nazionale per fare un raffronto). Il Museo ospita la Cappella di Sant’Andrea, un oratorio paleocristiano a croce greca decorato con splendidi mosaici ed edificato tra il 494 e il 519 che è Patrimonio dell’Umanità. Qui c’è un insolito Cristo guerriero, sotto ad una volta mosaicata decorata da innumerevoli volatili, come se da loro provenisse un linguaggio ultraterreno, gli uccelli sono tramite fra il cielo e la terra, mosaicato sulle pareti c’è un carme  che ha un incipit famoso ed indimenticabile. “La luce o è nata qui o qui, catturata, libera regna. Davanti a noi sta la luce, da cui venne l’attuale splendore, e qui racchiusa sfolgora la luce sfuggita all’Olimpo.” 


immagine di Teoderica, I Magi del Museo Arcivescovile