giovedì 30 gennaio 2014

GLI ARCHETIPI DELLA SAGA ARTURIANA
































                                                    RE ARTU'
E’ il principale protagonista della saga, ideatore e creatore della Tavola Rotonda. Il suo ruolo è il “punto centrale”, egli è la colonna portante della Tavola Rotonda, egli è l’Unificatore, è colui che raduna intorno a sé gli eletti in vista di un compito universale. Non a caso quando il tradimento di Ginevra manderà in frantumi il mondo personale di Artù anche la Tavola Rotonda andrà in rovina. Artù è l’anima del sodalizio cavalleresco che egli ha creato e che perciò non può sopravvivergli. Artù diviene re della Britannia estraendo una spada, che non è Excalibur: quest’ultima gli viene donata dalla Dama del Lago, da un'incudine posato sulla roccia. Il re è colui che è predestinato a ricoprire quel ruolo. Anche Ulisse quando torna ad Itaca, dimostra la sua vera identità compiendo un’impresa che solo lui è in grado di realizzare, egli con una freccia scagliata dal proprio arco attraversa 12 anelli. Il numero 12 ha attinenza con i cicli cosmici ed indica la capacità di Ulisse di restare al centro, di essere il perno del proprio regno terreno. Allo stesso modo, la spada estratta dall’incudine da parte di Artù sta a significare che Artù da quel momento diviene l’asse del mondo della Britannia. Artù non ha virtù particolari, la sua capacità particolare è proprio la regalità.

lunedì 27 gennaio 2014

ARCHETIPI DELLA SAGA ARTURIANA


































                                                    IL GRAAL 
 L’apparizione del Graal implica l’aspetto trascendente e non più immanente. Nelle antiche leggende di tutto il mondo, si trovano molteplici riferimenti ad universi paralleli, abitati da “persone magiche” ma che conducono una vita per molti aspetti simile alla nostra, con desideri e sentimenti. Solo alcune leggende, trascendono anche questo livello e si tuffano direttamente nell’ Eterno, nelle saghe arturiane questo è rappresentato dal Graal. Solo il cavaliere perfetto, Galahad, può giungere ad esso, chi è limitato dai vincoli umani, dall’amore terreno, non potrà giungere alla meta, per quanto grandi siano le sue virtù. La raffigurazione più conosciuta del Graal è il calice dellUltima Cena di Gesù. Il Calice che raccoglie il sangue di Cristo dopo la Crocifissione è portato in Inghilterra da Giuseppe d’Arimatea. Il Graal viene custodito nel corso dei secoli da personaggi che hanno il titolo di "Re del Graal". L’ ultimo della successione che vive al tempo della saga arturiana, è il Re Pescatore, così chiamato perché ha subito una ferita infetta ai genitali, malato lui, malata la sua terra egli passa il tempo pescando. La sofferenza del Re Pescatore è tragica e senza un termine preciso, il Graal lo tiene forzatamente in vita impedendogli di porre fine al suo dolore con la morte, solo l’ arrivo del cavaliere predestinato, Galahad, potrà guarirlo. Il simbolo dell’Eterno, il Graal, si trova in mano ad un re decaduto e menomato, causa di dolore per sé stesso e per la gente, la salvezza potrà avvenire solo tramite un uomo puro, dello stesso sangue del re (Galahad è figlio di Elaine, figlia a sua volta del re Pescatore), ma non macchiato dalle sue colpe. Il Graal arreca suprema felicità o completa sofferenza, a seconda dei meriti di chi lo detiene. La visione del Graal, dell’Eterno non ammette mezze misure: o sei degno oppure ne riceverai un danno incalcolabile. E’ il consueto tema della prova iniziatica da cui si esce rafforzati o distrutti.

venerdì 24 gennaio 2014

ARCHETIPI DELLA SAGA ARTURIANA

AVALON
E’ il regno segreto, la dimensione nascosta ai sensi fisici , in cui governa Morgana. Nelle saghe del Graal ha il nome di Avalon, corrisponde al Sidhe degli antichi Celti, il piano dell’ Essere in cui le creature dei mondi sottili posero la loro dimora dopo la scomparsa dal mondo fisico. Avalon è dunque un mondo parallelo al nostro che può interagire con noi in determinati momenti, il più noto dei quali è Samhain, la notte di Hallowen o quella dei morti. In questa notte il popolo di Sidhe o di Avalon e gli esseri umani possono avere contatti. Si potrebbe dire che la saga di Artù inizia e finisce ad Avalon. Si può anche tracciare un parallelo fra Avalon e l’Olimpo, fra gli interventi degli dei nei poemi omerici e gli interventi del mondo di Avalon col mondo terreno di Artù. Si potrebbe dedurre che il regno del divino non è immune dagli effetti degli accadimenti umani.

martedì 21 gennaio 2014

ARCHETIPI DELLA SAGA ARTURIANA

LA FATA

Due o tre sono le figure, che rivestono questo ruolo e spesso si confondono fra loro: La Dama del Lago ( Viviana o Nimue) e Morgana. Sono entrambe manifestazioni delle antiche dee celtiche dei corsi d’ acqua ed entrambe possono essere ora amichevoli ora ostili. La Dama del Lago alleva Lancillotto, aspira ai poteri di Merlino e sfruttando l’infatuazione per lei da parte del vecchio mago riesce a sottrarglieli. Dona Excalibur ad Artù , il fodero ancora più importante, perché chi lo indossa non sanguinerà dalle ferite viene donato ad Artù da Morgana. Morgana le cui qualità sono simili alla Dama del Lago è la prima delle nove sorelle che governano l’isola felice di Avalon. Morgana è sorellastra di Artù, figlia anche lei di Igraine. Rappresentata a volte come nemica di Artù, a volte come sua innamorata, la loro unione non è scritta, ognuno ha il suo destino, ed Artù e Morgana potranno vivere assieme nel regno di Avalon solo quando Artù sarà ucciso dal figlio del loro amplesso incestuoso. La natura di queste fate è estremamente libera e tendenzialmente ribelle, tendono ad identificarsi con la Natura selvaggia di cui nessuno riesce a farsi padrone. La fata non è razionale è svincolata da qualunque finalità. Tuttavia le fate, con il loro intervento magico, rendono più forti gli uomini, ora danno ora tolgono, in tal modo, mettendoli alla prova conferiscono agli uomini una qualità personale superiore.

sabato 18 gennaio 2014

ARCHETIPI DELLA SAGA ARTURIANA

GALAHAD
E’ il cavaliere perfetto, è forse per questo che il suo nome non è fisso, a volte è chiamato Perceval a volte Parsifal. Tuttavia egli è colui che giunge alla visione del Graal, è il predestinato alla conquista dell’ immortalità spirituale. E’ figlio di Lancillotto,  concepito con l’inganno, sua madre Elaine si finge Ginevra, unica donna amata da Lancillotto, e si infila nel letto di Lancillotto. Elaine è figlia del Re Pescatore, l’ ultimo custode del Graal. Il re Pescatore colpito da una grave malattia ai genitali, passa il suo tempo pescando, il suo regno è desolato perché la menomazione sua si è trasmessa alla sua terra. Egli verrà risanato solo dall’ arrivo del cavaliere perfetto. Lo stato di perfezione di Galahad gli permette di risanare il re e la sua terra, perché chi ha conquistato il Graal ha la capacità di portare soccorso agli esseri viventi ancora imprigionati nella materia. Lancillotto fallisce e causa la rovina del regno di Artù, Galahad invece risana la terra del re Pescatore. Lancillotto ha qualità che lo legano al mondano e per quanto splendenti di fama immortale, sono causa più di danno che di vantaggio, solo la ricerca dell’Eterno pone l’uomo , il cavaliere, al riparo dall’errore. Galahad trascende l’ umano, appena la sua missione è finita, viene rapito in estasi e svanisce dal mondo terreno, rappresenta secondo la visione indù, l’uomo “liberato in vita”, l’uomo giunto alla sua ultima reincarnazione e già proiettato verso un destino più elevato.

mercoledì 15 gennaio 2014

ARCHETIPI DELLA SAGA ARTURIANA

LANCILLOTTO
E’ il miglior cavaliere del mondo. Rapito da fanciullo dalla Dama del Lago e allevato nel suo regno incantato. Giunto all’ adolescenza chiede ed ottiene di essere nominato cavaliere da Artù. E’ generoso, leale, imbattibile, è il fiore dei cavalieri della tavola Rotonda, eppure sarà la causa principale della rovina del regno di Artù, causa il suo amore adulterino per Ginevra, la moglie di Artù. Lancillotto è l’archetipo del guerriero leale e coraggioso, ma troppo umano, in quanto le sue capacità vengono vanificate dal suo brillare nel mondano, troppo attaccato all’ “umano” fallirà nella sua ricerca dell’Eterno. Merlino soccombe all’aspetto magico o superumano del Femminile, Lancillotto cede all’apetto terreno inacarnato da Ginevra. E' il l limite di tutti i cavalieri della Tavola Rotonda, uomini ineccepibili, ma la cui ambizione principale non è metafisica o spirituale ma è di primeggiare nel mondo. Non a caso il Graal sarà accessibile solo a Galahad, che ha come virtù principale la purezza.

domenica 12 gennaio 2014

ARCHETIPI DELLA SAGA ARTURIANA

MERLINO
Merlino è il manovratore della tavola Rotonda. Egli è la mente del re e dei cavalieri. Ha poteri magici e consiglia Artùdi cui è l’artefice, infatti è Merlino che opera una magia affinché Uther Pendragon possa unirsi carnalmente con Igraine di Cornovaglia, da questo amplesso nascerà Artù. Merlino è anche il creatore del cerchio di Stonehenge, che porterà dall’ Irlanda alla Britannia. Merlino non vedrà la fine della tavola Rotonda, perché invaghitosi della Dama del Lago, una creatura di Avalon un mondo parallelo a quello terreno, verrà spogliato dei suoi poteri magici e rinchiuso in una prigione di cristallo per l’eternità. E’ sorprendente, la fine di Merlino, egli dotato di spirito profetico e magico si lascia convincere a donare i suoi poteri alla sua infida allieva, ben sapendo che questa lo avrebbe tradito e rinchiuso oltre un muro invalicabile. Si tratta del travestimento mitico di qualcosa di diverso, la tradizione vuole che Merlino fosse figlio di una vergine e di un demone che l’aveva ingravidata durante un  incubo, fa così parte di un livello superiore a quello terreno, in cui è disceso per svolgervi un compito, terminato il quale la sua missione è finita. La Dama del Lago ( una sovrapposizione di più donne, a volte chiamata Viviana, altre Nimue, altre Morgana) è la rappresentazione della Grande Dea celtica che ora aiuta ora ostacola. Merlino volontariamente, alla fine della saga di Artù, rientra nel grembo della Dea, per attendervi il giorno del proprio ritorno.

giovedì 9 gennaio 2014

LA BELLEZZA DI MICHELE

5 PARTE

Questa immagine è la celeberrima"Venere allo specchio" di Diego Velazquez.
Velazquez fu uno dei più grandi pittori del secolo d' oro della Spagna. Egli fu eccelso sia nel realismo più crudo alla Caravaggio, nelle scene di genere, sia nell' uso di fine colorismo e sinuosità, nelle figure mitologiche, inoltre realizzò anche opere intriganti ed occulte come la celebre "Las Meninas". Fu anche un ottimo ritrattista , direi immenso come ad esempio nel ritratto di papa Innocenzo X ( ritratto che Guido Reni eseguì in veste di Satana e da me presentato nella prima parte).
In Afrodite si ritrovano paradossalmente sia una forte identità, sia la capacità di fusione con l’altro ad attestare il segreto di una unione vera e profonda che richiede nei due individui il mantenimento della distinzione e della separatezza.
La bellezza di Afrodite si manifesta oltre che dal suo corpo, anche dalla grazia del suo fare, dalle parole del suo dire, dal fascino della sua intelligenza. A fronte della comune credenza che una donna non possa essere bella e intelligente insieme, solo superando questa falsa dicotomia potrà essere realizzato il mito di Afrodite.
In antichità la dea veniva appellata “Afrodite dai begli occhi” che esprimevano tutta la sua intelligenza, ed era rappresentata con vesti drappeggiate, anche se avvolgenti per svelarne le sinuose forme; quando più tardi, per esaltarne unicamente la bellezza fisica, fu raffigurata nuda, assunse l’appellativo di Afrodite “dalle belle natiche”.
La bellezza non è unicamente una questione di forma e visibilità contrariamente a quanto attestano i nostri tempi; ciò a conferma che il fascino e la magia stanno sempre dentro il mistero e che quando vengono meno i suddetti attributi la donna assume tutte le caratteristiche più degenerative, aprendo la strada alla pornografia, alla prostituzione, esibendo modelli di femminilità riduttivi derivati da una cultura dell’apparire piuttosto che dell’essere.
Allora per concludere questa passeggiata iniziata con l' Arcangelo Michele, affine sia alla Madonna nera che con San Giorgio e coi cavalieri Templari , possiamo concludere che la bilancia ideale per avere equilibrio ed armonia occorra che nella coppia maschile e femminile, la donna lasci all' uomo il suo ruolo di ...principe azzurro.


lunedì 6 gennaio 2014

BUONA BEFANA


Ho iniziato gli auguri di Natale  con una barzelletta, li chiudo con un'altra barzelletta un poco sconcia, ma anche la  Befana lo è, un tempo lontano era una  Dea bella e sensuale, talmente sensuale che per punirla l'hanno trasormata in...Befana.


"Cosa ti ha regalato tuo marito per Natale?". 
"Un cazzo!"
 "Faresti cambio con un foulard?".

venerdì 3 gennaio 2014

LA BELLEZZA DI MICHELE

4 PARTE

Qui è raffigurata Astarte di Dante Gabriel Rossetti mi piace questa immagine perchè rappresenta la Dea nel suo triplice aspetto che poi non è altro che l' essere donna, figlia e madre ed aggiungerei sorella in quanto alla Dea o alla donna è legato al ciclo della luna, che come sappiamo ha quattro fasi.
Rossetti è un pittore inglese , ma con origini italiane, fondò il movimento dei Preraffaelliti. Questo movimento disprezzava l' arte da Raffaello in poi, considerandola di maniera e senza più la carica sincera dei primi artisti del Rinascimento. Ma come potete vedere dalla immagine, Rossetti è ben debitore nei confronti di Raffaello, anzi nonostante il fervore aulico di Rossetti, le sue eroine sono sempre pevase da inquietudine e sensualità. Ho scelto questa immagine per parlarvi della Madonna Nera e da dove arrivi il suo culto.
Già vi ho detto che le chiese dedicate all' Arcangelo Michele sorgono accanto a quelle della Madonna Nera, in quanto Michele può esserne il cavaliere protettore.
L'origine della devozione alle Madonne nere è da associare alle tradizioni precristiane ed è connessa alle dèe pagane che spesso erano raffigurate con la pelle nera, come nel caso della famosa dèa madre egizia Iside o in quella della grande Regina Etiope di Saba, che la leggenda vuole accanto a Re Salomone.
Le radici dlla Madonna nera affondano nella tradizione della Lilith pre-patriarcale, che rappresentava la forza e la parità della donna. Si narra che Iside e Lilith coonoscessero il nome segreto di Dio, un segreto custodito anche da Maria Maddalena che, secondo la dottrina alessandrina, "trasmise il vero segreto di Gesù".
Per molti studiosi, il culto alle Madonne nere è da attribuirsi a Maddalena e non alla Madre di Gesù, come invece venne diffuso nei secoli successivi. Resta il fatto che il culto d'antica data alla Maddalena era legato ai luoghi delle Madonne nere.Le culture che veneravano la dèa officiavano i loro riti in particolari momenti legati alle fasi lunari, collegandoli ai periodi fertili femminili, ai parti e ai trapassi, poiché le donne, in quanto depositarie della vita, erano riconosciute come custodi dei misteri della morte. Le Madonne nere e sono legate alle divinità lunari di molte antiche popolazioni.
La Chiesa, per estirpare antichi culti, cristianizzò molti luoghi, boschi o pozzi sacri dove esisteva il culto della dèa, sostituendone i soggetti e togliendone gli aspetti più bui. 

Molti scrittori hanno evidenziato il rapporto tra i Templari e le Vergini nere e, in realtà, questo culto fiorì proprio in pieno periodo Templare tra il XII e il XIII secolo.Laddove vi è stata presenza Templare, vi è associazione con la devozione per le Vergini nere. In Europa sono almeno cinquecento le raffigurazioni di Madonne nere e in Francia, nel XVI secolo, esistevano circa duecento immagini.
Tra tutte la più rilevante, in Italia, è la Madonna di Loreto, nelle Marche, dove la leggenda racconta che gli angeli vi trasportarono la Santa Casa di Nazareth.