giovedì 29 agosto 2013

RAPERONZOLO ERBA SELVATICA



Il raperonzolo, il cui nome scientifico è Campanula rapunculus, è una specie di radicchio selvatico, di un bel verde tendente al chiaro, che cresce in determinate aree in primavera. È un’erba molto fragile, delicatissima, che vuole molte attenzione in fase di raccolta, di trasporto e pulitura. La si consuma prevalentemente cruda e freschissima, proprio per non perdere nulla del suo sapore. Ma è stupenda anche in alcune preparazioni cotte, come vedremo. Di questa pianta spontanea si mangia tutto: le foglie e la piccola radice ricoperta da una leggera peluria. La radice, molto croccante, ha un curioso sapore di frutta secca. Un suo buon utilizzo può essere anche quello di erba da ‘completamento’, utilizzata cioè un po’ come il prezzemolo sopra pastasciutta leggera o risotti delicati.
Anni fa durante una passeggiata nella bella pineta di Ravenna, alcuni signori anziani in cerca di erbette per fare una frittata, mi segnalarono il raperonzolo come un'erba introvabile e dal gusto sopraffino, mi regalarono qualche rapa lunga, sottile e bianca con attaccato le delicate foglie verdoline. A casa mangiai i fittoni con olio e sale e pepe e con le foglie feci una gustosa frittata. Si sbattono le uova con poco sale e poco pepe e si versa il tutto in padella si aggiungono quasi alla fine della cottura i raperonzoli sminuzzati con le mani.
Quest’erba spontanea è conosciuta da pochi, molto utilizzata in passato, quando il rapporto con le erbe di campo era sicuramente più stretto, ora mantiene una certa popolarità solo in determinate zone geografiche. Come in Romagna, per esempio, in comune di San Giovanni in Galilea dove ogni anno, nella domenica successiva alla Pasqua, si dedica una sagra o come in Veneto, specialmente sui colli iberici, dove viene venduto anche a 35 Euro al chilo.



acquarello di Teoderica

lunedì 26 agosto 2013

IL CORAGGIO DI VIVERE



Pensieri e parole

…Che anno e'
che giorno e'
questo e' il tempo
di vivere con te
le mie mani, come vedi
non tremano piu'
e ho nell'anima
in fondo all'anima
cieli immensi e immenso amore
e poi ancora , ancora amore
amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie
malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere
quello ancora non c'e'...

LUCIO BATTISTI


Il coraggio di vivere quante persone ce l'hanno?
Io solo qualche volta ci riesco, la maggior parte del tempo è un'abitudine.
Le abitudini ci danno certezze e sicurezze, in realtà ci fanno morire mentre viviamo.



immagine di Teoderica

venerdì 23 agosto 2013

RAPERONZOLO LA FAVOLA



C’era una volta un uomo e una donna che desideravano invano un bimbo. Finalmente la donna scoprì di essere in attesa. Un giorno la donna guardando un giardino vide dei meravigliosi raperonzoli in un’aiuola. Subito ebbe voglia di mangiarne e, siccome sapeva di non poterli avere, divenne magra e smunta a tal punto che il marito se ne accorse e, spaventato, gliene domandò la ragione. “Ah! Morirò se non riesco a mangiare un po’ di quei raperonzoli che crescono nel giardino dietro casa nostra.” L’uomo, allora scavalcò il muro, colse in tutta fretta una manciata di raperonzoli e li portò a sua moglie. La donna li mangiò con avidità. Ma i raperonzoli le erano piaciuti a tal punto che il giorno dopo la sua voglia si triplicò. L’uomo entrò ancora una volta nel giardino. Ma grande fu il suo spavento quando si vide davanti la maga, proprietaria del giardino, che incominciò a rimproverarlo per essere entrato nel giardino a rubare. Egli si scusò e la maga disse: “Mi contento di quel che dici e ti permetto di portar via tutti i raperonzoli che desideri, ma a una condizione: mi darai il bambino che tua moglie metterà al mondo.” Impaurito, l’uomo accettò ogni cosa e quando sua moglie partorì, subito comparve la maga, diede il nome di Raperonzolo alla bimba e se la portò via.

Raperonzolo divenne la più bella bambina del mondo, ma non appena compì dodici anni, la maga la rinchiuse in una torre alta alta che non aveva scala, ma solo una minuscola finestrella in alto. Quando la maga voleva salirvi, da sotto chiamava:
“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli
che per salir mi servirò di quelli.”
Raperonzolo aveva infatti capelli lunghi e bellissimi, sottili come oro filato. Quando la maga chiamava, ella scioglieva le sue trecce, annodava i capelli in alto, al contrafforte della finestra, in modo che essi ricadessero per una lunghezza di venti braccia, e la maga ci si arrampicava.

Un giorno un giovane principe venne a trovarsi nel bosco ove era la torre, vide la bella Raperonzolo alla finestra e la udì cantare con voce così dolce che tosto se ne innamorò. Egli si disperava poiché‚ la torre non aveva porta e nessuna scala era alta a sufficienza. Tuttavia ogni giorno si recava nel bosco, finché‚ vide giungere la maga che così parlò:
“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli
che per salir mi servirò di quelli!”
Così egli capì grazie a quale scala si poteva penetrare nella torre. Si era bene impresso nella mente le parole che occorreva pronunciare, e il giorno seguente, all’imbrunire, andò alla torre e gridò:
“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli
che per salir mi servirò di quelli!”
Ed ecco, ella sciolse i capelli e non appena questi toccarono terra egli vi si aggrappò saldamente e fu sollevato in alto.

Raperonzolo da principio si spaventò, ma ben presto il giovane principe le piacque e insieme decisero che egli sarebbe venuto tutti i giorni a trovarla. Così vissero felici e contenti a lungo, volendosi bene come marito e moglie. La maga non si accorse di nulla fino a quando, un giorno, comprese di essere stata ingannata e andò su tutte le furie. Afferrò allora le belle trecce di Raperonzolo, prese le forbici e le tagliò. Quindi portò Raperonzolo in un deserto dove ella fu costretta a vivere miseramente e, dopo un certo periodo di tempo, diede alla luce due gemelli, un maschio e una femmina.

La stessa sera del giorno in cui aveva scacciato Raperonzolo, la maga legò le trecce recise al contrafforte della finestra e quando il principe giunse e disse:
“Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli
che per salir mi servirò di quelli!”
ella lasciò cadere a terra i capelli. Come fu sorpreso il principe quando trovò la maga al posto dell’amata Raperonzolo! “Sai una cosa?” disse la maga furibonda “per te, ribaldo, Raperonzolo è perduta per sempre!” Il principe, disperato, si gettò giù dalla torre: ebbe salva la vita, ma perse la vista da entrambi gli occhi. Triste errò per i boschi nutrendosi solo di erbe e radici e non facendo altro che piangere. Alcuni anni più tardi, capitò nello stesso deserto in cui Raperonzolo viveva fra gli stenti con i suoi bambini. La sua voce gli parve nota, e nello stesso istante anch’ella lo riconobbe e gli saltò al collo. Due lacrime di lei gli inumidirono gli occhi; essi si illuminarono nuovamente, ed egli potè‚ vederci come prima.

FINE

PS Psicologi, letterati e filosofi trovano nelle fiabe sensi e simboli nascosti, io non so, però amo moltissimo le favole perchè vanno sempre a finire bene ed il cattivo perde sempre o al limite si pente e diventa buono, vi ho presentato la favola di Raperonzolo perchè al prossimo post vi presenterò il raperonzolo verdura ed erba selvatica.


Acquerello di Teoderica

martedì 20 agosto 2013

EMIGRANTI



 
 Dal salmo 137 salmo è stata tratta la famosa aria «Va’ pensiero» del Nabucco di Giuseppe Verdi

 
 
1 Là presso i fiumi di Babilonia,
sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
2 Ai salici [presenti] in essa
avevamo appese le nostre cetre.
3 Infatti, quelli, che ci avevano deportati,
ci chiedevano parole di canto,
e quelli, che ci causarono lamenti, [canzoni di] gioia:
«Cantateci una delle canzoni di Sion!».
4 Come potremmo noi cantare un canto dell’Eterno
in terra straniera?
5 Se io ti dimentico, o Gerusalemme,
che dimentichi la mia destra!
6 Resti la mia lingua attaccata al mio palato
se io non mi ricordo di te,
se non innalzo Gerusalemme
al disopra d’ogni mia allegrezza.
7 Ricordati, o Eterno, dei figliuoli di Edom,
nel giorno di Gerusalemme,
che dicevano: «Spogliatela, spogliatela
fin dalle fondamenta!».
8 O figlia di Babilonia, devastatrice,
felicitazioni a chi ti darà il contraccambio di ciò,
che tu ci hai fatto!
9 Felicitazioni a chi piglierà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!
immagine di Teoderica


sabato 17 agosto 2013

MI DONASTI IL TUO CUORE


MI DONASTI IL TUO CUORE

Non mi convincerà lo specchio ch'io sia vecchio,
fin quando tu e giovinezza avrete gli stessi anni;
ma quando vedrò il tuo volto solcato dalle rughe,
allora m'aspetto che morte termini i miei giorni.
Infatti, tutto il decoro di tua bellezza
non è che luminosa veste del mio cuore
che vive nel tuo petto, come il tuo nel mio:
e allora come potrei essere di te più vecchio?
Perciò, amore mio, abbia di te gran cura,
come anch'io farò, non per me, ma per tuo bene,
costudendo il tuo cuore teneramente,
come nutrice col suo bimbo, che non gli incolga male.
Non contare sul tuo cuore quando il mio sia spento tu me lo donasti non per averlo indietro.

                               William Shakespeare
immagine di Teoderica



mercoledì 14 agosto 2013

FERRAGOSTO

Mare

M'affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

Giovanni Pascoli



E io d'estate  ho il corpo e il cuore al mare, ma non mi dimentico del mio blog e di voi

BUON FERRAGOSTO 

domenica 11 agosto 2013

L'IMPALPABILE LEGGEREZZA DELL' ESSERE


È per l'erotismo come per la danza: uno dei partner s'incarica sempre di condurre l'altro.
Milan Kundera, L'immortalità, 1990 
Sempre leggendo la Terza Pagina del solito quotidiano, sobbalzo sulla sedia, che stupido aforisma, inizialmente pensavo fosse dello stesso giornalista, poi quando ho letto l'autore, ho capito tutto, Milan Kundera non ha mai capito niente dell'amore, nella sua vita evidentemente ha conosciuto solo il sesso.
"L'insostenibile leggerezza dell'essere" è là abbandonato nella mia biblioteca, era stato acquistato per il promettente titolo, ma è rimasto uno dei pochi libri letti a metà assieme a quello di Gore Vidal.
Forse ora  sarei pronta per riprenderlo in mano, il romanticismo degli anni verdi morto e sepolto, ma io ora  che sono diventata disincatata rivoglio l'incanto che avevo e quindi Kundera e il suo nichilismo ossessivo lo butto a mare per amare.
E’ senza dubbio il romanzo più conosciuto e amato dello scrittore boemo. Il luogo in cui le vicende si svolgono è la Praga di fine anni sessanta nel periodo che va tra la cosiddetta Primavera e l’invasione dell’Unione Sovietica.
Tomas è un chirurgo che dedica la sua vita al lavoro e alle donne. Con loro preferisce intrattenere amicizie erotiche, libere e indipendenti piuttosto che creare legami forti, complicati e inevitabilmente soffocanti. Proprio perché conscio della differenza, anche minima, che rende unica ogni donna, ne colleziona una dopo l’altra. Tereza è invece alla ricerca dell’amore, alla ricerca dell’unico uomo con il quale vorrebbe condividere la sua vita. E’ una donna in fuga; fugge dalla famiglia, in particolare dalla madre e dai problemi che fino a quel momento l’hanno assillata. Durante la sua fuga incontra Tomas e tra i due nasce un legame sentimentale molto forte. Lui la accoglie in casa sua come non aveva fatto con nessuna. E’ una donna tenera e indifesa, ma Tomas pur innamorandosene, non rinuncia alle altre donne.

 Parallelamente alla storia di Tomas e Tereza si svolge quella di Sabina e Franz. Lei pittrice in esilio e donna libera, lui professore di Ginevra e legato da un matrimonio infelice. Quando finalmente Franz decide di confessare alla moglie la sua relazione extraconiugale, Sabina lo lascia, oppressa dal peso insopportabile di quell’amore non più clandestino. 
E’ un libro meraviglioso alla cui base vi è un concetto elementare. Ci dice che ogni nostra azione, ogni nostro istante è irripetibile; perché la vita stessa è irripetibile. Ci dice che non siamo preparati ad essa e che non abbiamo seconde possibilità.
 Tutto ciò che scegliamo o consideriamo inizialmente come leggero rivela presto il suo incredibile peso.
Ma Kundera dimentica che a volte ciò che ci pareva pesante con passare del tempo si allegerisce e a volte da qualcosa che sembrava senza via d'uscita sboccia un fiore di inestimabile leggerezza.
Per concludere nella danza ma ancor più nell'erotismo è la fusione, non la guida dell'uno o dell'altro a generare l'armonia.

immagine di Teoderica

giovedì 8 agosto 2013

MOMIX E L'ALCHIMIA (seconda parte)




"L'uomo nasce come forma eterea, prodotta da Esseri divini superiori, poi come Nato dal Sudore, quindi Androgino. Solo verso la fine della Terza Razza avviene la separazione dei sessi e la umanità diventa bisessuata. Nelle prime tre Ronde, l'uomo fu dapprima una pietra, poi una pianta, quindi un animale, diventando veramente uomo solo nella Prima Razza di questa umanità. La scienza ha dimostrato che nel feto, la filogenesi ripete questi stadi durante i primi mesi di gravidanza. Attraverso le reincarnazioni, l'uomo svolge la sua evoluzione nel mondo manifestato partendo dallo stadio minerale, passando poi al vegetale e quindi all'animale: al termine esso accede allo stadio intellettuale, a quello psichico e, infine, a quello spirituale. Per questo motivo si dice che l'uomo contiene la totalità dei regni della Natura. Secondo la Scienza Occulta, l'uomo compare prima dei mammiferi, per cui la sua derivazione dalla scimmia è impossibile. Quando allo stadio iniziale l'uomo era etereo, il suo rapporto con il divino era diretto; quando il suo vestito di carne si indurì, tale rapporto cessò: l'Uomo Interno non fu più in grado di dialogare con i suoi Istruttori celesti. La Saggezza Divina rimase in mano solo a pochi Adepti che custodirono i Sacri Misteri. Il peccato originale e la maledizione andrebbero letti in un modo diverso da quanto viene presentato dalla chiesa cattolica. La cosiddetta "trasgressione" è l'avvento dell'autocoscienza, senza la quale l'essere umana non avrebbe potuto fare alcuna evoluzione; la transizione da "uomo che crea" ad "uomo che genera" consiste nell'uso del corpo per la procreazione ed è il prezzo pagato per trasferire la Sapienza dal Cielo alla Terra. La corruzione della purezza fisica è il punto di inizio per raggiungere la purezza spirituale. Il terzo occhio, che all'origine serviva all'uomo per la visione diretta, senza passare attraverso il senso della vista, non più adoperato dopo l'indurimento del corpo, si è ritirato allo interno della testa, diventando quella che oggi viene chiamata la ghiandola pineale. Razze, sottorazze, etnie, ecc., nascono, crescono e muoiono come la singola persona umana. L'uomo odierno è il frutto di una serie infinita di incroci, attraverso un indeterminato numero di razze. Caratteristica di ogni fenomeno che riguarda l'uomo è il numero Sette. L'uomo ha sette principi."
Questa è una sintesi brevissima su ciò che mi ha inviato Raffaele, follia, fantasia, chissà?
Comunque ho subito riconosciuto la filosofia di Pendleton ed ero propensa ad andare a vedere lo spettacolo dei Momix: Alchemy, quando Pendleton si è rivolto ai giovani chiedendo loro di staccarsi dalla tecnologia, dal computer.
Questa frase mi ha convinto a non andare più allo spettacolo, Pendleton è un "vecchio"  usa la tecnologia per i suoi spettacoli e denigra la nuova scienza, non ci siamo, oggi l'unica vera via è la  "contaminazione" accettare ogni cosa, buttando il vecchio che non serve più, salvando solo ciò è inanielabile, sicuramente la Natura ma anche la tecnica è figlia della natura, mica si inventa da sola.

video Momix Bothanica

lunedì 5 agosto 2013

MOMIX E L'ALCHIMIA (prima parte)


"L’inesauribile Moses Pendleton presenta la nuova creazione per i leggendari Momix dedicata all’arte dell’alchimia e all’alchimia dell’arte.Sarà uno spettacolo multimediale realizzato dai suoi superbi danzatori, un lavoro pieno di fantasia, di ironia, di bellezza, di mistero. Gli antichi alchimisti, miscelando le sostanze base nei loro alambicchi e nelle loro fornaci, cercavano l’elisir di lunga vita e la pietra filosofale. Pendleton, che in Bothanica ci trasportava in un viaggio surreale attraverso le stagioni dell’anno, con Alchemy ci svelerà i segreti dei quattro elementi primordiali – terra, aria, fuoco, acqua – per creare uno spettacolo che sprigionando arcane suggestioni immergerà il pubblico in una dimensione surreale.È l’incantesimo Momix, al culmine della magia, con Moses Pendleton «Mago dei Maghi». Gli alchimisti non lavoravano da soli; evocavano gli spiriti, perchè li aiutassero nei loro riti segreti. Allo stesso modo si dispiega il processo creativo di Alchemy, con i Momix nel ruolo di apprendisti stregoni. Riusciranno a trovare la formula dell’elisir? Creeranno l’oro? Sicuramente, per chi crede nell’arte dell’illusione e nell’illusione dell’arte.Una cosa è certa: dopo Alchemy nessuno sarà uguale a prima!"
Questa è la presentazione dell'ultimo lavoro dei Momix, l'inaugurazione si è tenuta a Ravenna al teatro Alighieri, la prima settimana di febbraio del 2013. E' bene sottolineare che oggi ci sono altri gruppi di danza  con  ballerini/atleti, proiezioni video, e mix musicali ed io prima di spendere una cifra considerevole per vederli, il loggione va anche bene per l'opera, ma per la danza in cui è preminente la vista occorre un buon posto, ho preso informazioni.
Mi sono quindi recata al pomeriggio che Pendlenton  ha dedicato al colloquio con le scuole di danza della città e col pubblico intervenuto.
Pendlenton si è presentato come un folletto dei boschi, esaltando la natura, i girasoli , i cavalli e gli unicorni, e ricordando che la roccia è viva e noi proveniamo da lì.
Un campanellino mi risuona nella mente, tempo fa ho ricevuto  alcune visite al mio blog, da una persona gentilissima, la quale mi ha inviato tramite file la" teoria della creazione spirituale" .
Ho riconosciuto in Pendleton la stessa spiritualità.
Non è detto che la teoria di Darwin sia corretta, io trovo pertinente anche questa nuova idea.
Nella prossima parte ve la spiegherò e scoprirete così che non deriviamo da una scimmia ma da una...roccia, vi ricorda qualcosa?
Il monolite di Kubrik!

video Momix  Alchemy

venerdì 2 agosto 2013

SAGGIO DI GAETANO BARBELLA


            LA GIOCONDA DI LEONARDO DA VINCI                                                                          
             ESOTERISMO ALLO SCOPERTO


             A cura di Gaetano Barbella




                                                Illustrazione1: Leonardo da Vinci, La Gioconda.
                                           Olio su tavola di 77x53. 1503-1514. Musèe du Louvre.
  

Secondo alcuni esperti, la Gioconda è molto più di un semplice
ritratto. Leonardo da Vinci ha davvero racchiuso un codice
segreto di ordine esoterico all’interno della sua opera? O
piuttosto, attraverso la pittura, mostra quanto sia profonda la
sua arte nel realizzare in sé la personale pietra filosofale?
Allora, in entrambi i casi, o in tutte e due, quali le tracce
significative per rimandarle ai posteri? Ecco, questo saggio si
ripropone appunto di dare almeno la seconda risposta.


 ...per continuare a leggere premere su questa scritta, si arriverà ad una nuova pagina dove è possibile scaricare il pdf col saggio al completo