domenica 30 giugno 2013

L'ANAGRAMMA DI TANTRA E' TARTAN ( terza parte)

Se i figli sono un dono di noi, conviene capire che la sessualità è il corriere tramite il quale Dio consegna i suoi regali. Penso che l'emozione sessuale non sia finalizzata solo alla procreazione, che è un livello fisico e mentale sublime e molto elevato.
È giusto rifiutare la sessualità volgare, mercificata, violenta, abbrutita e lontana dalla spiritualità.
La sessualità separata dalla spiritualità perde il suo punto di forza, che è l'energia divina e sacra che pervade ogni corpo vivente. Però chi parla di spiritualità e
nega la fisicità va contro la natura creatrice della vita stessa.
Tutto ciò che riavvicina ed armonizza sessualità e spiritualità e non danneggia il corpo e la mente ma piuttosto li fa stare meglio va sempre bene.
Chi ha orecchie per intendere intenda.
Chi segue in modo pacifico e naturale il proprio intuito (non l'stinto) e vede nell'altro corpo un'occasione per imparare ad amare meglio, si regala la chiave della gioia. La gioia mantiene viva la voglia di vivere e d'amare.
Chi ha rapporti sessuali con gioia e con amore diventa una persona migliore e regala questa elevazione ad ogni persona che incontra.
 L'istinto è un richiamo che ti spinge ad avere un comportamento senza una vera ragione... reagisci così... senza averci pensato... è il cervello che ha già vissuto quel momento e reagisce meccanicamente, l'istinto può salvarti la vita, facendoti fare un balzo veloce mentre sta arrivando un'auto in corsa. L'intuito è un pò come gli animali che vivono grazie alla loro sintonia con la natura  non essendo dotati dalla facoltà di fare ragionamenti,   l'intuito è qualcosa che ti fa andare contro al solito, contro al visibile, contro al cervello e ti rende la vita più bella.
Almeno è questa la differenza che io vedo tra l'istinto e l'intuito.


immagine di Teoderica
 

giovedì 27 giugno 2013

NON TI LASCEREI MAI MARE DEL MIO CUORE


ARRIVEDERCI FRATELLO MARE

Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
Nazim Hikmet

lunedì 24 giugno 2013

L'ANAGRAMMA DI TANTRA E' TARTAN ( seconda parte)



  Il Tantra non separa mai CorpoMenteSpirito, in questa esistenza umana queste tre dimensioni sono sempre considerate come intimamente collegate.
In ogni nostra azione devono essere sempre presenti questi tre ingredienti, magari in modi diversi ma devono esserci, questa è la ricetta della vita felice.
In occidente il Tantra è arrivato principalmente come Yoga del sesso ma in realtà è molto di più. È la sublime arte di riconciliare la spiritualità con la sessualità, è la capacità di armonizzare coscientemente i Chakra inferiori con quelli superiori, favorendo l'ascesa naturale dell'energia vitale (Kundalini) e l'assorbimento consapevole dell'energia cosmica (Prana).
Le pratiche tantriche hanno uno scopo pratico: risvegliare la Kundalini e guidarla coscientemente nel suo cammino ascensionale attraverso ogni Chakra. I Chakra sono i vortici che compongono il nostro corpo energetico ed invisibile ma altrettanto reale come quello fisico. In realtà il corpo fisico è un riflesso di quello energetico.
Quello che avviene sul piano visibile, il corpo, è già avvenuto prima su quello invisibile. Migliaia di anni fa, i grandi saggi dell'India scoprirono che la Kundalini nel suo viaggio mistico assume diversi aspetti: sessuale, emozionale, mentale e spirituale. Ogni fase va vissuta in armonia con l'altra. Chi rompe questa armonia soffre e perde la memoria della propria natura, che è divina.
Le tecniche tantriche possono essere usate con successo durante i rapporti sessuali, ma questa non è la loro unica caratteristica. Il nostro scopo è farci diventare coscienti del nostro grande potenziale, che è da sempre con noi ma resta spesso inutilizzato. Quando la Kundalini scorre in modo sciolto e naturale (e corpo mente e spirito operano in armonia) allora l'individuo gode finalmente un'ottima salute fisica e mentale. In molte culture, l'eccesso di energia maschile ha generato una pericolosa separazione tra Sessualità e Spiritualità. Questa lacerazione emozionale ha prodotto, nei secoli, una sessualità sempre più materialistica, volgare, bassa e poco sensibile oltre ad una spiritualità evanescente, astratta e distante dal corpo e dalla vita quotidiana. I tempi sono maturi per una guarigione consapevole di questi due aspetti fondamentali dell'esperienza umana. La sessualità intesa come ascesa spirituale, da secoli, fa paura a molti; ancora oggi tra i suoi grandi oppositori notiamo alcuni capi religiosi.
La loro asprezza e repressione non dovrebbe essere compatibile con la loro dichiarata spiritualità.
All' inizio del post vi è il link  (cliccateci sopra)  da dove ho preso le spigazioni sul  Tantra, ho voluto pubblicare ciò anche nel mio blog perchè credo  fermamente che la  liberalizzazione sessuale  degli anni   '70 sia stata fraintesa,  come pure fraintesa  è la demonizzazione e la repressione, il 2000 è già passato da un decennio, vogliamo far qualcosa per essere più in armonia con noi stessi?


immagine di Teoderica

venerdì 21 giugno 2013

L'ANAGRAMMA DI TANTRA E' TARTAN (prima parte)

L'anagramma di Tantra è tartan ed io volendo fare qualche post sul Tantra in maniera appassionata ma da neofita, quindi parlandone  senza arte nè parte, ho scelto questo titolo perchè Tantra è anche detto il fare l'amore alla maniera delle donne e il tartan  è   il panno con cui vengono confezionati la maggior parte dei kilts cioè le gonne per gli uomini.  Elemento caratteristico del kilt è lo sporran, la borsa portata sul davanti, in cuoio o pelliccia.
Il kilt è il vestito tipico delle Highlands, gli scozzesi della pianura lo portano abusivamente. Dopo la battaglia di Culloden, in cui la Scozia perse le speranze di indipendenza, nel 1746 venne emanata una legge che vietava di portare kilt e tartan. Quando, nel 1785, la legge venne abolita, l’uso del kilt era ormai dimenticato, ma ritornò in auge nel 1822 quando re Giorgio IV visitò Edinburgo indossando il vestito che, guarda caso, era stato proprio il simbolo della lotta contro l’Inghilterra.
Il kilt, per concludere, è un vestito assolutamente maschile. Le donne possono portare gonne pieghettate di tartan, ma mai un vero e proprio kilt.

Nell'antica scienza spirituale dello Yoga il Tantra, letteralmente liberazione (tra) estesa (tan), rappresentava uno stile di vita aperto a tutti; mentre certi tipi di Yoga prevedevano ritiri spirituali in luoghi isolati o vita di gruppo scandita da orari e meditazioni, gli insegnamenti tantrici erano rivolti a tutti i ceti sociali.
Negli ultimi cinque secoli la brutale invasione musulmana e poi il colonialismo puritano inglese hanno praticamente cancellato il Tantra dalla vita quotidiana indiana.
Una volta, possiamo affermare con certezza, gli indiani erano molto liberi, sessualmente e spiritualmente; oggi certi condizionamenti, imposti dagli invasori, hanno creato una cultura che non si può certo definire liberata, come insegnava il Tantra.
I musulmani hanno distrutto fisicamente migliaia di templi tantrici, capolavori di architettura ed arte sacra, ne sono rimaste poche decine diventati, al presente, solo attrazione turistica. Gli inglesi hanno introdotto freni inibitori come la colpa, la vergogna e il peccato.
Oggi però il Tantra è stato riscoperto così come fu riscoperto il tartan del kilt.
Che vi sia una certa verità negli anagrammi?

martedì 18 giugno 2013

GLI AMANTI CADONO COME LE FOGLIE


LE FOGLIE MORTE

Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi
i giorni felici del nostro amore
Com’era più bella la vita
E com’era più bruciante il sole
Le foglie morte cadono a mucchi…
Vedi: non ho dimenticato
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi, e i rimpianti
e il vento del nord porta via tutto
nella più fredda notte che dimentica
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi
È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti
Le foglie morte cadono a mucchi
e come loro i ricordi, i rimpianti
Ma il mio fedele e silenzioso amore
sorride ancora, dice grazie alla vita
Ti amavo tanto, eri così bella
Come potrei dimenticarti
Com’era più bella la vita
e com’era più bruciante il sole
Eri la mia più dolce amica…
Ma non ho ormai che rimpianti
E la canzone che tu cantavi
la sentirò per sempre
È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.
Jacques Prevert

foto di Teoderica

sabato 15 giugno 2013

L'ORIGINE DEL MONDO


"Il primo proprietario del quadro L'Origine del mondo di Gustave Courbet ( 1819/1877), con ogni probabilità il committente stesso della tela, fu il diplomatico turco-egiziano Khalil-Bey (1831-1879). Personalità eccentrica della Parigi bene degli anni sessanta del XIX secolo, mette insieme, prima di essere rovinato dai debiti di gioco, un'effimera ma sorprendente collezione, dedicata alla celebrazione del corpo femminile. In seguito, si hanno poche notizie certe sulla sorte e sui proprietari del quadro. Fino al suo ingresso nelle collezioni del museo d'Orsay nel 1995, L'Origine del mondo, che faceva allora parte della raccolta dello psicanalista Jacques Lacan, rappresenta il paradosso di un'opera famosa ma poco vista.

Courbet non ha mai smesso di rivisitare il nudo femminile, talvolta con una vena piuttosto libertina. Tuttavia, in questo quadro, l'artista si abbandona ad un'audacia e a un realismo che conferiscono all'opera un grande potere seduttivo. La descrizione quasi anatomica di un organo genitale femminile non è attenuata da alcun artificio storico o letterario. Grazie al grande virtuosismo di Courbet, alla raffinatezza della gamma delle tonalità ambrate, L'Origine del mondo sfugge allo statuto d'immagine pornografica. La schiettezza e l'audacia di questo nuovo linguaggio non escludono un legame con la tradizione: difatti, la pennellata ampia e sensuale e il ricorso al colore ricordano la pittura veneziana. Del resto, lo stesso Courbet faceva appello a Tiziano e al Veronese, al Correggio e alla tradizione di una pittura carnale e lirica.
Questo quadro, finalmente esposto senza veli posti a coprire le parti intime, torna ad occupare il posto che gli spetta nella storia della pittura moderna. Tuttavia, esso continua a porre, in modo inquietante, il problema dello sguardo".Ho voluto presentare questo capolavoro di Courbet esponente del movimento realista francese del XIX secolo, perchè scandalizza ancora oggi, tanti poi non sanno neanche che esista, gli antichi proprietari lo tenevano nascosto, io trovo rivoluzionario l'organo genitale femminile, non più nascosto, ma elevato a "sacro" , l' Origine del mondo, sacro o immondo, tutto dipende dal tuo sguardo.

mercoledì 12 giugno 2013

LA LIBERTA' E' NEI SOGNI


LA VERA LIBERTA' E' NEI SUOI SOGNI
Ogni uomo nasconde dentro di sè
la voglia di libertà, di essere libero
di volare più alto che può
per vedere quanto è piccolo il mondo.
Dall'alto questo lo può fare
soltanto nei suoi sogni,
quei sogni che fino a ieri
quando era ragazzo l'aiutavano
a essere meno triste.
Ora il ragazzo è cresciuto,
la realtà è diversa
ma per un istante immagina ancora
di essere bambino e si fa cullare
dai sogni passati
mentre per lui il tempo si ferma...
il mondo cammina non si ferma mai
infrangendo per sempre il suo
ultimo sogno...di un'età che passa
soltanto una volta.
Nando Gorlani
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Ho trovato questa poesia nel sito http://www.daimon.org/lib/poesie.htm , non conosco l'autore: Nando Gorlani, ma come l'ho letta...l'ho rubata.

domenica 9 giugno 2013

BORDERLINE A RAVENNA ( terza ed ultima parte)



                                                        Autoritratto di Antonio Ligabue

Ed ora dopo avervi mostrato i "folli" dall'animo positivo e gentile vedrete chi i mostri li ha feroci, proseguiamo la visita a Borderline, la spettacolare mostra di Ravenna.                                                    
Anche quando cominciò ad essere accarezzato dalla fama, Antonio Ligabue, il "buon selvaggio" della pittura italiana, continuava ad essere un personaggio inquietante, diverso, strano; per quella sua miseria solitaria, consumata rintanandosi tra gli alberi, le nebbie e le calure della Bassa Padana; per quell'infanzia irrequieta e malaticcia vissuta in Svizzera con una madre adottiva; per la sua parlata mezza tedesca, le ossessioni maniacali, i ripetuti soggiorni in manicomio. Nonostante i colori vivaci e la somiglianza delle sue opere con quelle di Van Gogh, la linea mostra tutta la rabbia repressa in lui, il suo animo non è gentile è troppo arrabbiato col mondo, che vorrebbe distruggere con le fauci delle  tigri che sovente raffigura.

                                          Autoritratto di Mattia Moreni

 Moreni si accosta, in un primo momento, alle scelte figurative di Corrente, per poi giungere ad una rielaborazione di Picasso e Léger. Nel 1954, nel suo linguaggio si verifica una decisa svolta: verso quell' astratto-informale di tipo naturalistico in cui la componente dell'espressionismo astratto europeo si fonde con rimandi ad artisti americani come Pollock e Tobey. Gradualmente, però, si assiste all'interno della sua produzione ad una attenzione per un singolo elemento, che dal 1964 è l'anguria. Il frutto si presta nel tempo a diventare, prima, un'allusione all'organo sessuale femminile, quindi una poltiglia sfatta. In questo autoritratto non c'è niente di ludico, solo sgomento e paura , una poltiglia sfatta incapace di autoconsolarsi. 
                                           Stanza dei bambini di Sandra Tomboloni

 Sandra Tomboloni, non so nulla ma proprio nulla di lei. Le sue casette infantili, da fiaba mi ricordano le costruzioni, le città fiabesche di Emilio Tadini. Belle sono belle e decorative, le casette e perciò quel sangue che cola e urla che mi colpisce e mi spaventa ancora dippiù, qui più che follia vi è l'infanzia stuprata.


 
Karel Appel olio su tela

Karel Appel  ha studiato al Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam dal 1940 al 1943.   Nella pittura è stato influenzato da Pablo Picasso, Henri Matisse e Jean Dubuffet. Nel 1948 fondò il movimento CoBrA.
Questa tela può sembrare allegra con quei colori accesi, ma è un inganno, lo stridere dei colori emette un suono assordante e pericoloso, niente dolcezza in questa follia, solo rabbia latente e repressa.
                                                                  Bacio  di Arnul Rainer

Arnulf Rainer  è un pittore, fotografo e incisore austriaco.
Dev'essere considerato un artista autodidatta. Inizia a dipingere nella seconda metà degli anni quaranta.
Nel primo periodo di produzione artistica viene influenzato dal Surrealismo, in seguito verrà influenzato anche dall'espressionismo astratto americano e l'informale francese. 
Le prime fotografie che realizza sono in bianco e nero, sulle quali interviene poi con la pittura. Spesso è lui stesso il soggetto delle sue fotografie.
Nelle sue fotografia indaga il rapporto tra vita e morte, reso chiaro dal suo lavoro sulla strage di Hiroshima: 72 fotografie scattate dopo il disastro del 1945 e accostate tra loro.
  
                                                     Bird of Paradise di Cesare Inzerillo

Irriverente, scandaloso, fuori dagli schemi. In una parola: artista. Questo è Cesare Inzerillo, capace di tradurre in scottanti installazioni lo spirito acceso e diretto della sua terra, la Sicilia. Le sue opere esposte nella Salemi dell’allora sindaco Vittorio Sgarbi.  Inzerillo col suo uccello del paradiso, forse ironizza sugli angeli,  provoca  ma non diverte  e non stupisce perchè risulta raccapricciante. Io lo trovo orribile, espone un'umanità senza speranza, disfatta e inutile, è un po' come i mostri che erano nelle cattedrali medievali,  questi mostri incutono spavento e intimoriscono chi cerca uno scopo o un senso.
                                                 

                                                  IL DISTURBO BORDERLINE
Il disturbo borderline di personalità è essenzialmente un disturbo della regolazione delle emozioni.  Le persone borderline possono oscillare rapidamente, ad esempio, tra la serenità e la forte tristezza, tra l’intensa rabbia e il senso di colpa. A volte emozioni differenti sono presenti nello stesso momento, tanto da creare caos nel soggetto e nelle persone a lui vicine.
Le persone che hanno questo disturbo fanno fatica a  stabilire rapporti di amicizia, affetto o amore stabili nel tempo,  vivono con estrema intensità dei rapporti che quasi sempre  falliscono o risultano emotivamente distruttivi.
Il borderline ha un disturbo di personalià, se ne sta sulla linea del confine che qualche volta oltrepassa , il suo mondo tuttavia non è come i "normali" lo descrivono ,  ha momenti depressivi e neri di sofferenza ma ha anche altezze di piacere vertiginoso, io comunque credo che ciò di cui abbiano più bisogno siano affetto e bellezza.
Bellezza che affiora qua e   là in qualche opera presente alla mostra, in mezzo a lavori desolatamente brutti e tristi.

                                                            Nebbia di Teoderica

 Teoderica alter ego di Paola Tassinari, siccome anche io sono borderline, mi insinuo con tutti i diritti nel percorso della mostra di Ravenna. Come vedete dalla tela sono immersa nella nebbia mentale stupita da  chi ha delle sicumere e delle certezze.

giovedì 6 giugno 2013

BORDERLINE A RAVENNA ( seconda parte)

 Danzatore   sotto il cielo stellato di Max Ernst

Continuiamo il nostro giro alla mostra di Ravenna.
La scoperta di Giorgio De Chirico, la conoscenza di Freud, della psicoanalisi e l'esperienza diretta fatta da studente negli ospedali psichiatrici, contribuiscono in varia misura alla definizione del suo particolare dadaismo che si esprime soprattutto nel collage.Nel 1920, Max Ernst con altri pittori, realizza uno dei più scandalosi happenings mai realizzati dai dadaisti. Ancora con i dadaisti Ernst organizza una esposizione personale, ma la voluta negazione del piacere estetico dei Dadaisti mal si addice alla ricca immaginazione di Max Ernst che già nel 1926 lascia il movimento e si appassiona al surrealismo. I dadaisti furono dei "folli" geniali , cosapevoli dell'irrazionalità dell'essere umano se ne prendevano gioco col sorriso.


                                                        Tutto e niente di  Pablo Echaurren

Figlio d'arte Pablo Echaurren è figlio di Sebastian Matta, conosce ben presto Max Ernst e giovanissimo diventa famoso per le sue opere surrealiste/dadaiste. Lo spirito dada è sempre irriverente, uccide i mostri del'anima col riso.
Sullo sfondo dell’ultima pop art, dell’arte povera, del minimalismo e del concettuale, nei primi anni settanta Pablo Echaurren mette a punto un proprio universo lessicale in cui confluiscono varie sollecitazioni  tra cui si riconosce il segno dell'antico maestro giapponese Hokusai, le citazioni fumettistiche di Roy Lichtenstein, ma anche le immagini scientifiche dei libri di storia naturale, zoologia e botanica, nonché l’orizzonte del comic.


                                                      Le Propheteur di Sebastian Matta

Sebastian Matta è nato a Santiago de Cile nel 1911. In Cile si laurea in architettura appena ventiduenne per imbarcarsi poi alla volta della Francia. Nel 1934 inizia a lavorare con Le Corbusier e conosce Garcia Lorca, quindi, nei due anni successivi entra in contatto con Aalto, Gropius, Moholy-Nagy e Magritte. Nel 1937 è Dalì a indirizzarlo da Breton che acquista subito una delle sue prime tele. E sono di questo periodo le prime morfologie psicologiche, equivalenze visuali per i diversi stati della coscienza che tentano cioè sulla tela l’automatismo e la sperimentazione di tecniche radicalmente nuove propria della scrittura surrealista. Su consiglio di Marcel Duchamp si imbarca per New York con Tanguy. Nella sua attività poliforma, Matta invoca una visione galattica per suggerire l’infinito e il mistero umano in lui si possono riscontrare gli stessi mostri di Bosch neutralizzati dall'ironia.

Mostro molle in un paesaggio angelico di Salvador Dalì

Salvador Dalì maestro del Surrealismo, se c'è qualcuno che ha elevato la follia a genialità è proprio lui, facendo della sua vita un'opera d'arte, andando contro le regole che sono costituite dagli uomini e perciò antinaturali. Nel 1926 Salvador Dalí viene espulso definitivamente dalla Scuola per aver dichiarato incompetente la commissione esaminatrice...già così giovane ma determinato e ironico.
Salvador Dalí tenta di coniugare nelle sue opere due elementi base: da un lato, una tecnica che uguagli quella dei grandi maestri europei della pittura a olio e dall'altro, le sue teorie ed esperimenti visivi derivati dal Surrealismo.

                                             Pretini incapucciati su fondo bruno di Carlo Zinelli 

Carlo Zinelli nasce nella provincia di Verona, i suoi mostri Zinelli non li colora neanche, egli li decora. Li rende belli, un po' come fa Klimt , oppure li  musicalizza.
Attorno ai diciotto anni comincia ad appassionarsi alla musica, passione che lo accompagnerà tutta la vita, spesso presente nei suoi deliri oratori, composti ritmicamente.
Ricoverato presso l'ospedale psichiatrico di Verona nel 1947, subisce dieci duri anni di isolamento pressoché totale. La vita di Carlo Zinelli subisce allora una prodigiosa svolta verso la fine degli anni cinquanta, quando lui e altri venti pazienti vengono ammessi all'atelier di pittura creato dagli scultori l'irlandesi Michael Noble, Pino Castagna e dallo psichiatra Mario Marini e dal direttore di allora Cherubino Trabucchi. In questo atelier, i pazienti furono incoraggiati a dipingere o scolpire liberamente. Completamente assorbito dal suo nuovo lavoro, e pieno di entusiasmo, Carlo Zinelli disegna e colora per otto ore al giorno. Questa cura ergoterapica pare avere degli ottimi benefici sul suo stato generale e valutazioni cliniche confermano il suo migliorato comportamento. Nel 1963 Carlo Zinelli sarà l'unico italiano a vedere esposte le sue opere nella mostra dal titolo “Insania Pingens” organizzata a Berna in Svizzera, dove attira l'attenzione di storici dell'arte vicini a Jean Dubuffet, fondatore e scopritore dell'Art Brut.
Nel 1969, l'ospedale psichiatrico trasloca in una nuova sede in periferia a Marzana. Disorientato dalla novità, Zinelli quasi smette di dipingere e la morte lo porta via, in questa fase depressa, nel gennaio del 1974. 
Non capiscono, gli altri, i "normali" non capiscono che ai più sensibili, e i folli non sono altro che questo, ogni minimo cambiamento è un'enorme fatica.

lunedì 3 giugno 2013

BORDERLINE A RAVENNA (prima parte)



                                          MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna

 Nella splendida cornice  del MAR dal 17 febbrario  al 16 giugno 2013  si terrà la mostra "Borderline".
Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell’esperienza artistica al di là di categorie stabilite indagando quegli autori ritenuti “folli”, “alienati” o, detto in un linguaggio nato negli anni ’70, “outsiders”.
La mostra sarà organizzata per sezioni tematiche:
 Si inizia con opere di Bosch, Géricault e Goya, le creazioni di Art Brut saranno comunque una presenza costante nel percorso della mostra.
 Saranno poi presentate importanti opere di protagonisti quali Dubuffet, Basquiat, Tancredi, Chaissac, Wols, affiancate ai lavori di artisti dell’Art Brut, outsider della scena artistica, per stabilire confronti sull’ambiguo confine tra la creatività degli alienati e il disagio espresso dall'arte ufficiale dell’ultimo secolo.
Nella sezione del corpo saranno esposti una serie di lavori in cui è protagonista il corpo, che diviene l’estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni.
All’interno  dell'anima ampio spazio sarà dedicato a una sequenza di ritratti, e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Ghizzardi, Kubin, Ligabue, Moreni, Rainer, Sandri, Jorn, Appel, Aleshinsky, Viani.
L’esposizione proseguirà con una sezione dedicata alla scultura, con spettacolari/orribili  sculture. 
Infine, nel sogno che rivela la realtà,  una selezione di dipinti di surrealisti come Dalì, Ernst, Masson, Brauner, oltre a lavori di Klee, grande estimatore dell’arte infantile e degli alienati.
Io non seguirò questo itinerario bensì presenterò chi secondo me ha una follia positiva, un eccesso di amore, chi ha mostri in sè dolci per gli altri, regala mondi nuovi in cui il mostro viene ammansito, anche se la sofferenza psichica è forte. 


                                                     Elefante  di  Hieronymus Bosch  
Hieronymus Bosch, pittore olandese fiammingo, vissuto tra la fine del Quattrocento e il primo Cinquecento. Unico, singolare, uno degli artisti più inquietanti della pittura di ogni epoca, è celebre per le sue allucinate visioni infernali, scaturite da un immaginario simbolico tanto originale quanto misterioso, con radici bibliche e talvolta alchemiche.
I suoi dipinti riflettono i tormenti, le ansie religiose, le superstizioni, le ingiustizie dell’epoca in cui visse, adombrati in proverbi, costumanze, allegorie morali tese a mostrare all’uomo gli orrori della via del peccato. Bosh dipinge la pazzia, non quella terribile e mostruosa, che vedremo in altre opere  presenti alla mostra, Egli dipinge la lucida visione del futuro, è la Pizia, la profetessa antica, la Cassandra, ci fa vedere i nostri mostri in maniera dolce, e così li esorcizza.“Ma se è così semplice; così limpido! Se non è mai esistito un pittore più realista e chiaro di lui! Altro che fantasie, altro che incubi, altro che magia nera … La realtà nuda e cruda che gli stava davanti … Solo che lui era un genio che vedeva quello che nessuno, prima di lui e dopo di lui, è stato capace di vedere. Tutti qui il suo segreto: era uno che vedeva e ha dipinto quello che vedeva” (Dino Buzzati)

                                                           Theodore Gericault olio su tela

Negli anni successivi, alla realizzazione della "Zattera della Medusa" Gericault spostò il suo interesse per un naturalismo nudo e crudo che  lo portò a prediligere  quali le teste dei decapitati o i ritratti di pazzi e alienati mentali rinchiusi nei manicomi. Di carattere molto introverso, Gericault rappresenta già il prototipo del successivo artista romantico: amorale e asociale, disperato e maledetto, che alimenta il proprio genio di eccessi e trasgressioni. Il gusto per l’orrido e il rifiuto della bellezza dà immediatamente il senso della sua poetica: un’arte che non vuole essere facile e consolatoria ma che deve scuotere i sentimenti più profondi dell’animo umano, in questa bella opera presente a Ravenna il ritratto  pur con lo sguardo profondamente inabissato è intriso di pacata dignità, niente retorica nè pregiudizio. Gericault  morì a soli 33 anni.





                                                           Jean Dubuffet china su carta

Jean Dubuffet è stato un pittore e scultore francese di fama mondiale. Fu il primo a teorizzare ed introdurre il concetto di Art Brut. Irriverente, anticonvenzionale, irritante, geniale, debordante e assolutamente libero da ogni schema possibile: queste le caratteristiche di un artista che ha sovvertito le sorti dell'arte del Novecento. Per Jean Dubuffet l'arte culturale dei musei e delle gallerie non esisteva: il vero artista avrebbe dovuto rompere con ogni cosa conosciuta, distruggere la superficialità dell'ordinario, togliere la maschera dell'uomo sociale e civilizzato per far esprimere l'individuo selvaggio e puro che ognuno ha dentro di sé.

                                                              Ritratto di  Aloise Corbaz

Aloïse Corbaz (28 giugno 1886-5 aprile 1964) è stata un' artista outsider svizzera internata a soli 32 anni per schizzofrenia. Come si suol dire un puro artista d’origine, di ispirazione psichiatrica. Lei è uno dei pochissimi artisti del calibro di outsider femminili. Essere un artista e non saper di esserlo al tempo stesso è agghiacciante ma cosi’ spesso va la vita.
 Aloise sognava di diventare una cantante, trovò  lavoro come insegnante e  governante alla corte del Kaiser tedesco Guglielmo II. Mentre era lì,  iniziò a vivere nel su intimo una sorta di cotta ossessiva per il  Kaiser che la condusse alla fine alla diagnosi nefasta di schizofrenia tanto da finir ricoverata in un ospedale psichiatrico nel 1918.
In quel luogo  iniziò a disegnare e scrivere poesie in segreto  ma la maggior parte dei suoi primi lavori è stata distrutta. Quel poco trovato oggi esiste grazie a Dubuffet.
Le opere di  Aloïse sono  erotiche, fatte prevalentemente da schizzi e immagini confuse di  belle donne con le curve voluttuose con  capelli che scivolano e fluttuano, usa colori vivaci di pastelli, matite, e il succo di fiori  veri.  L'arte di Eloisa è piena di amore, di voglia di vivere, si percepisce in lei l'essenza di una musa, duole il pensiero di un'anima tanto gentile rinchiusa in un manicomio, destino di chi nasce prima del tempo e non è compreso dagli ottusi contemporanei.