lunedì 31 dicembre 2012

AUGURI PER TUTTO L'ANNO


                                          L'Anno Nuovo

Indovinami, indovino,

tu che leggi nel destino:

l’anno nuovo come sarà?

Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni

che avrà di certo quattro stagioni,

dodici mesi, ciascuno al suo posto,

un carnevale e un ferragosto,

e il giorno dopo il lunedì

sarà sempre un martedì.

Di più per ora scritto non trovo

nel destino dell’anno nuovo:

per il resto anche quest’anno

sarà come gli uomini lo faranno.


Gianni Rodari

 

 Immagine di Teoderica

venerdì 28 dicembre 2012

SAGGIO DI GAETANO BARBELLA



UNA FOLATA DI VENTO PER UNA VERITÀ

“Il tempo scopre la verità” di Giovanni Battista Tiepolo
(1696-1770) - Pinacoteca di Vicenza (Palazzo Chiericati).
Da notare che l'ex presidente dei ministri Berlusconi ne
commissionò una copia a grandi dimensioni per averla da
sfondo quando era in conferenza stampa, ma ‒ nota curiosa
‒: fece rivestire il seno della protagonista nel bel
mezzo del quadro...
Riflessione:   Berlusconi   ha   cercato   di   "coprire"   la
"verità" ritenendo di essere un esperto esoterista e così
concepire il desiderio di bere l'elisir di lunga vita da
quella "fonte" nel buio della notte. Tuttavia i suoi
"festini"   sono   noti   a   tutti   e   così  potrebbe   anche
arrivare   il   momento   che   quel   "velo"   lo   porta  via   il
“vento” e, ad un tratto anche lui “scopre la verità” sul
suo conto, ma tardivamente...
SATURNO, in alchimia, è il pianeta che governa la fase
della   Nigredo,   l'inizio   della   Grande   Opera,   in   cui
avviene la dissoluzione della prima materia (o piombo).
Nel vangelo di Giovanni leggiamo che Gesù ha detto "Se il
chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto". Come il piombo
alchemico deve purificarsi per mostrare l'oro contenuto
in esso così il seme deve morire nella terra nera e
fredda, durante l'inverno, per poi rinascere a primavera,
crescere   e   dare   frutto.   Saturno,   coi   suoi   strumenti
tradizionali - la falce e la clessidra - è il dio della
morte e della putrefazione, dalle quali sorgerà nuova
vita.   Penetrare   profondamente   dentro   di   noi   permette
l'auto-conoscenza e la “putrefazione e decomposizione” di
tutto ciò che circonda la consapevolezza del nostro io.
Il confronto con la realtà interna può essere doloroso e
portare allo sconforto, ad una profonda tristezza. Ma una
volta entrati nella profondità del buio, con la scoperta
di ciò che possiamo e siamo realmente, nasce la luce
bianca   (l'Albedo,   la   II   fase   della   Grande   Opera:
diventiamo consapevoli delle nostre qualità). Saturno è
quindi   anche   il   dio   della   fertilità:   l’espressione
alchemica:   “la   nostra   terra   nera   è   terra   fertile”,
esprime la trasformazione della morte a nuova vita.
http://www.ildelfinoblu.org/testo.asp?k=11&id=72

Gaetano Barbella
Brescia, 24 dicembre 2012

lunedì 24 dicembre 2012

BUON NATALE A TUTTI VOI


NATALE

di Giuseppe Ungaretti



Non ho voglia

di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Napoli, il 26 dicembre 1916

Cari viandanti della rete che per caso arrivate qui, sappiate che gli stati d'animo dipendono da noi, se siete sereni sono felice per voi, se siete tristi i casi sono due o ve ne state al calduccio nella casa contenti di essere vivi oppure vi infilate nel gomitolo di strade e dite BUON NATALE con un sorriso a tutte le persone che incontrate, magari chissà potrete incontrare uno che ha bisogno di voi oppure l'amore della vostra vita, in ogni caso, oggi chi è felice rimanga tale e chi non lo è lo diventi, AUGURI!




immagine di Teoderica

sabato 22 dicembre 2012

INVERNO


Albero secco
Un albero secco
fuori dalla mia finestra
solitario
leva nel cielo freddo
i suoi rami bruni:
Il vento sabbioso la neve e il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell'albero
mi dà pensieri di gioia,
da quei rami secchi
indovino il verde a venire.
(W. Ya-p'ing)

Da sempre non mi piace l'inverno, sono nata d'agosto ed il freddo mi da molto fastidio e poi da sempre ho paragonato l'inverno alla morte, ma ora che sono nell'autunno e quindi mi avvicino alla gelida signora ( perchè poi la morte deve essere femminile?) che ci porta via la vita, mi sovviene di pensare a noi come alberi secchi che poi metteranno il verde, le gemme, in fondo noi siamo natura e quindi ritengo possibile che si possa ritornare da quel bucanaccio che si chiama infernaccio.

immagine di Teoderica

mercoledì 19 dicembre 2012

FAMA E MORTE


Bitone e Cleobi, erano i figli di Cidippe, sacerdotessa di Era. Cidippe aveva mandato i buoi al pascolo ed essi, poiché erano morti, non erano tornati in tempo per il momento in cui bisognava iniziare la processione che conduceva al tempio di Giunone sull'Acropoli. Se la processione non fosse avvenuta nel momento esatto, la sacerdotessa sarebbe stata messa a morte; in mezzo all'angoscia, Bitone e Cleobi famosi per la loro pietà filiale si sottoposero al giogo in luogo dei buoi e condussero la madre Cidippe e gli arredi sacri sul carro sino al tempio. Cidippe pregò quindi la dea affinché li premiasse col dono più grande. In risposta, Era diede a loro la morte, facendoli passare dal sonno alla morte. Da ciò Cidippe capì che per noi poveri mortali nulla è meglio della morte e perciò si suicidò. Vi ho raccontato questo mito perchè io lo associo al Kouros. Il kouros è una statua del mondo greco ( VI/VII sec. a.C.) rappresenta un giovane nell'età in cui la sua bellezza, sia fisica sia spirituale , è al suo apice. Questo periodo è compreso tra i 17 e i 19 anni, cioè in quell'età che va oltre l’adolescenza e precede la maturità adulta come erano Cleobi e Bitone. La statua, in nudità eroica, presenta la gamba sinistra avanzata, ad accennare un passo, unico segno, anche se tenue, di movimento. Ulteriore fatto caratterizzante i kouroi ( plurale di kouros) sono le braccia addossate al corpo, che terminano con pugni chiusi. In più risalta nella faccia il sorriso appena accennato, leggermente beffardo. Si pensa che il suo utilizzo possa essere dovuto alla forte relazione tra esso e la pace interiore del soggetto della statua. Più probabilmente, però, bisogna ricondurre il suo impiego alla incapacità degli scultori di rendere realmente curve le linee della faccia; la figura è idealizzata e ricorda le statue egizie. Forse da queste statue "del bello ideale" e dal mito di Bitone e Cleobi hanno origine quei tarli esistenziali , della fama vista come ideale e della vita vista come succube della morte, da qui tutto quel pensiero occidentale del vuoto, del nulla , della morte...che dite ce ne liberiamo, di questo pensiero mefistofelico, dopo circa tremila anni, mi sembra sia ora.

immagine Kouroi Cleobi e Bitone ( 585 a. C. circa) Delfi

domenica 16 dicembre 2012

SAGGIO DI GAETANO BARBELLA

                Dentro l'opera d'arte Disputa di Gesù dodicenne al Tempio 
                                     di Gaetano Barbella         
                                           Dentro l'opera

È emblematico il dipinto dal titolo, Cristo giovane nel Tempio, sopra presentato, così come sembra che l'abbia eseguito Correggio. Ed è vero anche che non lo si conosceva perché noto da tempi molto recenti, nel 1930, in una collezione privata aristocratica inglese. L'opera, è stata riferita a Gesù dodicenne nel Tempio per chiari legami iconografici. Probabilmente, vista l'età apparente del ragazzo, potrebbe essere un passo del Vangelo di Luca (4, 14) in cui Gesù lesse un passo del Libro di Isaia nella sinagoga di Nazareth. Tanto più che l'opera, è uno dei più evidenti tributi di Correggio a Leonardo, suo maestro ideale durante la formazione. Cristo infatti, ritratto a mezzo busto, ha le fattezze di quei ritratti del Salai trasfigurati in santi, come il San Giovanni Battista del Louvre. Ha una bellezza femminea con i capelli lunghi e mossi, il mento appuntino, il volto ovale, il naso lungo e dritto. Anche la forza con cui emerge dallo sfondo scuro deriva dall'uso dello sfumato leonardesco. Nuovo però è il rapporto col colore, più intenso che in Leonardo, derivato dall'esempio della pittura veneta coeva, a cui rimanda anche la tenda verde discostata nello sfondo. Tutto questo in detto in anteprima, per farvi calare un considerevole alone di emblematicità che poi trova sostanziale fondamento in diversi altri dipinti sullo stesso soggetto, poiché la Disputa di Gesù al Tempio godeva di una certa fortuna nella pittura italiana del primo Cinquecento. Correggio però decide arditamente di rappresentare l'evento in questione limitandolo alla sola figura del Cristo, piuttosto che all'intera scena della Disputa, coinvolgendo così gli osservatori del suo dipinto che vengono a trovarsi nella privilegiata posizione degli scribi intorno al Cristo.1 Ma, prefiggendomi di svolgere il tema che mi sono proposto per questo studio, avrò bisogno dell'intera scena della Disputa, pur ribadendo l'idea di far convergere poi ogni cosa sul Cristo -mettiamo - del Correggio idealmente metafisico, piuttosto che reale. Lo studio, perciò, si snoderà fra particolari opere pittoriche del Rinascimento sulle quali si sono date insolite spiegazioni di ordine esoterico. La ragione è da ricercarsi sull'emblematica raffigurazione di un secondo Gesù sulla scorta dei Vangeli canonici del cattolicesimo. Il metodo da me seguito, per sviluppare i suddetti studi, di ordine geometrico, non è nuovo poiché è lo stesso praticato dai critici d'arte che si avvalgono della geometria composita per entrare "dentro l'opera" di artisti del Rinascimento. Però io fuoriesco dai loro canoni con l'intento di mettere in luce risvolti geometrici che sono difficili da attribuire all'effettiva intenzione degli artisti rinascimentali nell'accingersi ad iniziare l'opera pittorica, non essendoci peraltro documentazioni autografe a riguardo. Quel che si accetta nel mondo accademico delle Belle Arti è che sicuramente gli artisti del Rinascimento utilizzavano schemi geometrici, a volte complessi, per impaginare le loro figure nella composizione generale, ed è altrettanto vero che tali schemi, il più delle volte ricostruibili "a posteriori" (ossia solo sulla base dell'opera e non degli studi autografi), per essere credibili devono intersecarsi con i punti salienti della composizione. Altrimenti, potremmo sovrapporre a questo o quel quadro figure geometriche a iosa o selve di linee il cui percorso finirebbe per essere del tutto arbitrario.2 Ma la geometria non finisce mai di meravigliare, poiché approfondendo l'indagine conoscitiva correlate alle ricerche geometriche composite delle opere d'arte rinascimentali, che andrò a sondare con questo intento, portano a supporre cose che forse neanche gli autori hanno immaginato di concepire. Dunque, se questo approccio alle opere d'arte dell'uomo, è sostenibile, nulla vieta di pensare ad un "potenziale" effettivamente disponibile in seno alle stesse opere che al momento opportuno si esplica attraverso un imprevedibile "visitatore" capace, senza che lui se ne renda conto visibilmente, di dinamicizzarlo in toto o in parte per dar luogo a singolari resoconti. Parto dal fatto accertato che l'artista, nell'accingersi a sviluppare il tema della geometria composita di un'opera pittorica - mettiamo -, comunque abbia predisposto un suo personale schema, che poteva essere un rettangolo aureo, un esagramma, un pentagramma o altro che si richiamasse a concetti mistici o esoterici in genere. Prima di accingermi a svolgere le annunciate cose della geometria composita è interessante entrare nel merito delle nozioni esoteriche, in stretta relazione con la ventilata questione dei due Gesù che sembrano trovare appoggio su alcune opere pittoriche del Rinascimento, quelle che andrò a sondare. Per questo scopo torna utile leggere di seguito, prima un articolo tratto dal web e poi mi disporrò ad eseguire gli annunciati grafici della geometria composita su due opere pittoriche avente, appunto, per soggetto la disputa di Gesù nel Tempio.
       I due bambini Gesù e i due Messia di Gabriele Burrini

 Nei suoi commenti esoterici ai Vangeli R. Steiner3 sostiene che il bambino Gesù descritto da a Matteo quello descritto da Luca sono due individualità ben distinte, due esseri umani diversi, ciascuno con un proprio destino. A riprova della veridicità spirituale dell'esistenza dei due bambini 11 fondatore dell'antroposofia aggiunge che la tradizione ebraica ha più volte fatto riferimento all'attesa di due Messia (da Masìah, "Unto"), uno sacerdotale e uno regale, come si può leggere nei Salmi e nell'Enoc etiopico (Il Vangelo di Luca, Milano 1978, p.93). Verosimilmente Steiner si riferisce ai Salmi (2,1-8; 72, 5-8; 110,1-4), che sottolineano la funzione regale del Messia (ma non dimentichiamo il testo classico di Isaia 11,1-5), mentre per la funzione sacerdotale Steiner rimanda all'Enoc, che è un libro apocrifo, estraneo al canone biblico ebraico. L'Enoc etiopico, che esalta il Messia come Giusto o Eletto più che come re, annuncia infatti che "questo Figlio dell'Uomo [...] rovescerà i re dai loro troni e dai loro regni [...]. Ed Egli piegherà la faccia dei potenti" (XLVI, 4-6); oppure "Egli sarà il bastone dei santi e dei giusti affinché si appoggino a esso e non cadano e sarà la luce dei popoli e speranza per coloro che soffrono nel loro animo. [...] E, perciò Egli fu scelto e nascosto, innanzi al Signore, da prima che fosse creato il mondo, e per l'eternità, innanzi a Lui" (XLVIII, 4-6). Le citazioni - che traiamo da Apocrifi dellAntico Testamento, a cura di P. Sacchi (Torino 1990) - si potrebbero moltiplicare e dimostrerebbero tutte che "il Figlio dell'Uomo di Enoc è un essere sovrumano, celeste, che svolge compiti fin qui attribuiti soltanto a Dio, come il giudizio finale. Siamo su una linea messianica completamente diversa da quella politica nazionale del figlio di Davide" (G.Jossa, Dal Messia al Cristo, Brescia 1989, p.32). Anche la critica biblica riconosce dunque le singolari caratteristiche del Messia annunciato dall'Enoc, caratteristiche che lo accostano molto al Gesù natanico descritto da Luca, alla sua anima pura e celestiale, portata a nutrire compassione verso i poveri e a esprimere un grande calore interiore. Il fatto che però Steiner presentasse prove tratte da due testi così diversi per cronologia e per tematica e, oltre a ciò, il fatto che rimandasse a un testo non compreso nella Bibbia ebraica poteva far pensare a una forzatura [superata per altro in virtù di indagini nei piani akasici di R. Steiner, capace di poteri di chiaroveggenza ultrafanica - ndr]. Ma se ci addentriamo nella tradizione ebraica scopriamo che il tema dei due Messia ha una storia tutta particolare. Una storia che risale al tempo del ritorno degli Ebrei in Palestina dopo l'esilio babilonese (586-538 a.C.). Nel 521-520 l'ultimo discendente di Davide, Zorobabele, inviato da Babilonia a Gerusalemme con funzioni di satrapo (governatore persiano), fu affiancato a Giosuè, nipote dell'ultimo sommo sacerdote deportato, per ricostruire il Tempio. A questa diarchia, a questo binomio di potere regale e sacerdotale (o temporale e religioso) restaurato in terra di Palestina si riferiscono alcuni versetti di Zaccaria: "Che significano quei due olivi a destra e a sinistra del candelabro?". [...] "Questi - soggiunge - sono i due consacrati [=unti] che assistono il dominatore di tutta la terra" (4,14; v. anche 6,9-15). Quest'episodio è sembrato ai biblisti l'antecedente storico dell'attesa dei due Messia. Infatti J.A.Soggin scrive: "Su questa teoria della complementarità dei due poteri, quello civile e quello religioso, si è fondata tutta una speranza in seno al tardo giudaismo, specialmente in seno all'apocalittica: quella in un duplice Messia" (I manoscritti del Mar Morto, Roma 1981, pp.129-130). Un'ulteriore prova del duplice Messia ci è offerta dai manoscritti di Qumran, che appunto preannunciavano la venuta del Messia di Aronne (religioso) e del Messia di Israele (laico). Nella Regola della comunità (IX, 11), un testo che regolava la vita spirituale del centro essenico, si fa un preciso riferimento "alla venuta del profeta e dei Messia di Aronne e di Israele". Il profeta atteso dalla tradizione ebraica come preannunciatore del Messia è, com'è noto, Elia - e ciò risulta anche all'indagine spirituale condotta da R. Steiner, che vide appunto in Giovanni Battista "l'Elia reincarnato", ribadendo così la verità esposta dal Cristo nei Vangeli (Matteo 11,14). Molte volte certe tradizioni religiose che affiorano sulla coltre della storia sono l'ultima espressione di una credenza misterica che si è conservata per secoli in ambienti ristretti. E' accaduto così per la credenza nei due Messia: nell'antico giudaismo esisteva una corrente profetica legata a questa credenza, che per la prima volta si rivelò storicamente al tempo del ritorno degli Ebrei dall'esilio babilonese con il binomio Zorobabele-Giosuè; successivamente questa credenza trovò espressione "teologica" nei manoscritti di Qumran, fortemente intrisi di letteratura apocalittica. Infine, attraverso la vicenda dei due bambini Gesù descritti da Matteo e Luca, si concretizzò nel Cristo.4
               I due Gesù in opere pittoriche di artisti del 1500
I dipinti che seguiranno sono stati tratti dal libro di Emil Bock, Infanzia di Gesù (Editrice Antroposofica - Milano)5, ma alcuni di essi sono presenti nel web. Sono cinque opere del 1500 in cui è raffigurato un emblematico fanciullo o bambino con l'aureola. Già da qui si evince il fatto di dover poi far riferimento a concezioni oggetto di argomentazioni prodotte sul testo anzidetto, a corredo dei rapporti sui grafici della geometria composita che andrò a produrre su due dipinti dei cinque di seguito esposti.
Illustrazione 1: Dipinti in cui è raffigurato un emblematico fanciullo o bambino con l'aureola.

Leggenda delle cinque figure dell'illustr. 1 1. Ambrogio da Fossano, detto il Borgognone (1455-1522) : GESÙ DODICENNE FRA I DOTTORI NEL TEMPIO ( Milano - Museo di S. Ambrogio). Lo sguardo di Gesù in cattedra non è rivolto verso i sapienti con cui sta parlando, ma verso l'altro giovinetto, che si allontana con sguardo spento. 2. Bernart van Orley (1491-1542) : SACRA FAMIGLIA CON ELISABETTA, GIOVANNINO E UN TERZO BAMBINO (San Francisco, Collezione privata). Il terzo bambino, a sinistra in basso, ha un'aureola. Il pittore mette in evidenza che questo bambino, di circa 2 anni, sa già scrivere. Egli si appoggia su una pietra squadrata, uguale e simmetrica a quella su cui, a destra, sta in piedi il piccolo Giovanni, con tutti i suoi attributi. Su questa seconda pietra si legge chiaramente e superfluamente il nome « Johannes ». Si piuò quindi immaginare che sull'altra pietra si trovi inciso, ma accuratamente nascosto, il nome del bambino. 3. Giovanni Martino Spansotti (1455?-1528?) o Defendente Ferrari (1470-1532): GESÙ DODICENNE FRA I DOTTORI NEL TEMPIO (Torino, Museo Civico). Un secondo giovinetto, con aureola, si appoggia al braccio sinistro di Gesù, guardandolo con espressione devota e triste. 4. Defendente Ferrari (1470-1532): GESÙ DODICENNE FRA I DOTTORI NEL TEMPIO (Stoccarda, Staatsgalerie). Come nella figura 3, un secondo giovinetto, con aureola, si appoggia al braccio sinistro di Gesù, fissandolo intensamente. 5. Raffaello (1483-1520): MADONNA DEL DUCA DI TERRANOVA (Berlino, Staatliche Museum). Oltre al piccolo Giovanni, un terzo bambino si trova in piedi accanto alla Madonna, con lo sguardo rivolto al pargolo sulle ginocchia della madre. Ndr: Nell'impatto con quest'ultima immagine, e in particolare sul terzo bambino suddetto, (che insieme alle altre quattro immagini precedenti sono state tratte dal libro di Emil Bock antroposofo), ho notato che il suo sguardo è invece prevalentemente rivolto alla Madonna. Questo in virtù di aver consultato una foto ad alta risoluzione presente sul web6. La cosa mi ha portato alla mente l'evento della crocifissione di Gesù sul Golgota (Giov. 19,25-27): « Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio! ". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre! ". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. ». Ecco, credo molto alle cose che mi detta il cuore e perciò ritengo che Raffaello sia stato ligio ai Canoni evangelici, piuttosto che farsi affascinare dalle concezioni esoteriche sul conto del bambino Gesù, in voga al suo tempo. Perciò, a mio avviso, ritengo che nel bambino in questione si possa intravedere il successivo apostolo Giovanni tanto caro a Gesù. 

Geometria composita di: Gesù dodicenne fra i dottori nel tempio         (Ambrogio da Fossano, detto il Borgognone)

Vedasi figura 1 Prima fase 1. Si esegue il cerchio ABCD che più si conforma alla volta che si vede nell'illustr. 2. 2. Si tracciano poi gli assi cartesiani xx e yy passanti per il centro O della suddetta volta e del cerchio. 3. Segue nell'ordine: a) la tracciatura degli assi cartesiani verticali aa e bb passanti per A e C del cerchio e volta; b) la tracciatura degli assi cartesiani kk e jj passanti per la mezzeria delle pilastrature relative; c) la tracciatura degli assi cartesiani verticali a'a' e b'b' passanti per le mezzerie delle rispettive pilastrature. 4. La prima annotazione rivela che l'asse verticale aa passa in corrispondenza dell'occhio sinistro del fanciullo che sembra uscire di scena e che Rudolf Steiner ha attribuito al secondo Gesù, quello cosiddetto salomonico. Si traccerà perciò l'asse cartesiano orizzontale e  passante per il punto I dell'occhio appena notato.
                                           Illustrazione 2: geometria dei due Triangoli equilateri.

5. La seconda annotazione rivela il punto G che si riferisce vistosamente ad una testa che, con tutta certezza è quella di Giovanni il Battista. Lo confermerebbe la traccia scura all'altezza del collo di questo volto (salvo che sia una traccia non attribuibile al dipinto originale, ma non è così importante). Anche qui farà seguito la tracciatura dell'asse cartesiano orizzontale gg passante per il punto G nel mezzo della testa anzidetta. 6. La terza annotazione rivela il triangolo equilatero in rosso in alto, i cui vertici I e P coincidono nelle intersezioni del cerchio con gli assi verticale a'a' e b'b'. 7. La quarta annotazione rivela il triangolo equilatero in blu in basso: primo, i suoi vertici E ed F coincidono con le intersezioni degli assi verticali aa e bb con l'asse orizzontale ee; secondo, il terzo vertice H coincide con l'intersezione dell'asse verticale di centro yy con l'asse orizzontale gg.
                                      Commento
 Sulla scorta della teoria di Steiner sui due Gesù, ai due triangoli equilateri corrisponderebbero le loro individualità, ossia gli io prima che avvenisse il trasferimento di quello in basso del Gesù salomonico (in blu) nell'altro in cattedra attribuito a Gesù natanico. Nel grafico seguente si vedrà di conseguenza la sovrapposizione dei due triangoli per dar luogo ad un esagramma. Emil Bock (del libro già citato in precedenza, a pag. 154) così descrive questo evento: « [...] Dopo quella importante solennità pasquale gli eventi si svolsero nel modo seguente secondo la descrizione di Rudolf Steiner. Mentre il Gesù del vangelo di Luca, in cui ora viveva l'io del Gesù Salomonico, ebbe una fioritura prodigiosa, arricchito della piena umanità che gli era donata, l'altro ragazzo, maggiore di età, che aveva sacrificato il proprio io, divenne improvvisamente del tutto taciturno e raccolto in se stesso. Con sorprendente rapidità egli andò deperendo, senza cause esterne visibili o apprezzabili, e morì non molto tempo dopo quella Pasqua. L'affresco del Borgognone in sant'Ambrogio, a Milano (il dipinto appena studiato tramite al geometria composita) esprima qualcosa di questi eventi. Vi si ammira Gesù in cattedra, circonfuso di grandezza regale, di una luce quasi solare, circondato dai dotti, che ascoltano stupefatti. In primo piano, l'altro ragazzo si allontana, avvolto in ombra e come svuotato. I tratti del suo volto, seri e scuri, sembravano già sfiorati dall'ombra della morte. [...]. ».

                                                             Seconda fase

                                       Illustrazione 3: Geometrie dell'esagramma e del quadrato.
In quest'illustr. 3 si prosegue con l'esecuzione della geometria della prima fase con successivi grafici che vedono in alto l'apparire dell'esagramma là dove prima c'era solo un triangolo equilatero, mentre in basso si evidenzia il quadrato QRST che ho disegnato in verde. Lo scenario si commenta da sé potendo accettare per buona la stella dell'esagramma, la giusta per dare risalto al prodigioso sapere che ad un tratto pervade il fanciullo che ha deciso di porsi in cattedra e tener testa ai sapienti del tempio. L'Esagramma, o Stella a 6 punte, o Esalfa, è un simbolo antichissimo. Presso gli Ebrei esso rappresentava il regno Giudaico, ed era noto anche come Stella di Davide, o Scudo dell'Arcangelo Michele. Dunque Davide ha un posto importante nella vicenda di Israele e quindi nella storia della salvezza tramite Gesù. Egli è il "discendente di Davide", cui "il Signore Dio darà il trono di Davide suo padre, e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Le 1,32-33). Conoscere la figura di Davide è collocare la figura di Gesù nel suo contesto messianico. Comunque il simbolo dell'esagramma ha una notorietà assai diffusa. Nella Cabala questo simbolo rappresenta l'armonia dell'universo, in quanto composto da due elementi uguali e contrapposti: il triangolo con la punta verso l'alto, che simboleggia il principio attivo, maschile e benefico, ed il triangolo con la punta verso il basso, principio passivo, femminile e malefico. È anche utilizzato dalla Massoneria, in particolare dalla Gran Loggia d'Israele e dal Rito del Sacro Arco Reale di Gerusalemme. Nell'ambito dell'Alchimia, il simbolo è l'unione tra l'elemento del fuoco (simboleggiato da un triangolo equilatero con la punta rivolta verso l'alto che ho disegnato in rosso) e quello dell'acqua (un triangolo equilatero con la punta rivolta verso il basso, disegnato in blu), e significa l'equilibrio cosmico. L'interpretazione alchemica non è però priva di agganci con i misteri della lingua ebraica. La stella appartiene, per usare i termini della fenomenologia delle religioni, alla serie delle teofanie uraniche, vale a dire è un simbolo celeste, ed il cielo, in ebraico, si chiama shamayim, parola che unisce 'esh (Fuoco) con mayim (Acqua).7 Detto questo resta tuttavia un fatto che turba non poco. Si ha l'impressione che non sia tanto l'apparizione della stella sul capo di Gesù in cattedra ma un'altra cosa. Sembra di capire che non sia quest'evento il tema del quadro in osservazione, poiché tutti gli sguardi degli astanti, compreso quello di Gesù in cattedra, sono rivolti al Gesù salomonico in basso nella mestizia e tristezza. Secondo me, il Borgognone deve aver voluto dare grande risalto al tema del sacrificio personale che qui si andava consumando e che poi sarebbe dovuto toccare al Gesù in cattedra nell'ora del Golgota. Non senza la raffigurazione del terzo sacrificato, il Giovanni Battista, raffigurato con il capo decollato in basso al punto G. Si sarà capito che il quadrato QRST si riferisce alla pietra d'angolo di cui si parla nei Vangeli. La pietra d'angolo è un'espressione storicamente d'origine ebraica (Isaia, 28,16-17): Pertanto, così parla il Signore Jahve: "Eccomi, io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, da fondamento; chi vi crede non vacillerà. Io dispongo il diritto come misura e la giustizia come livella. Dunque, uno, tra gli altri, dei suoi originari significati è l'immagine applicata al capo, al condottiero che tiene insieme un popolo. Il medesimo concetto, ricordato dal Cristo, ritroviamo anche nei Vangeli canonici del Nuovo Testamento (Matteo, 21,42): La pietra che hanno scartato i costruttori, questa è diventata capo d'angolo. Questa è l'opera del Signore, ed è meravigliosa agli occhi nostri. Come pure, con analoghe parole, in Marco (12, 10), Luca (20, 17) e negli Atti (4,11): Egli è la pietra, disprezzata da voi costruttori, diventata capo d'angolo. e ancora in San Paolo (Epistola agli Efesini, 2, 20) in cui Cristo è la pietra angolare su cui si fondano apostoli e profeti e su tale fondamento s'inseriscono come pietre vive i cristiani in una costruzione ben allestita che cresce come un tempio santo.8 

                                            Terza fase
                                     
                            Illustrazione 4: Geometria del cerchio e quadrato, il Cielo e la Terra.
Nulla che non sia stato già disegnato per poter fare interessanti commenti sulle figure geometriche prodotte con le illustr. 3 e 4 che, chi è incline allo studio esoterico dei simboli, può capire a volo. Ma non è nemmeno difficile per un profano riuscire a intravedere nel quadrato e nel cerchio la terra e il cielo, un cielo solare che si riferisce al Cristo che già da giovinetto monta in cattedra. Il Cerchio rappresenta il simbolo di tutto ciò che è Celeste. Il Cielo, l'Anima, l'Illimitato, Dio, il Sole, l'Oro. Il movimento circolare è immutabile, perfetto senza inizio e senza fine, rappresenta il tempo. E' cambiamento quando la sua forma viene combinata con quella del quadrato. Il Cerchio inscritto nel Quadrato è il simbolo della divinità nascosta nella materia Cielo-Terra - Cerchio-Quadrato. Jung lo ha definito come l'immagine archetipa della totalità della psiche, del Sé, contrapposto al quadrato simbolo della materia del corpo, della realtà. In Architettura raffigura l'armonia e si collega al significato della sfera, della coppa, dell'uovo. Nell'arte Bizantina e in quella Musulmana e Romanica, il cerchio esprime il dialogo tra terrestre e celeste, il cambiamento e il raggiungimento di un livello superiore. Nella cultura Celtica, viene usato per fermare le invasioni nemiche, come per delimitare un luogo sacro. Il Quadrato è il simbolo della terra, opposto al cielo, simboleggia l'universo già creato, che si oppone al non-creato e al Creatore. Simbolo di antidinamicità per eccellenza, significa arresto e stabilità. Il Quadrato è lo Spazio e il Cerchio è il Tempo. Elemento Celeste, Unità Divina, l'Eterno e l'Infinito.9 Detto questo, ciò che più mi ha colpito, per interpretare la geometria del cerchio e il quadrato del dipinto di Ambrogio da Fossano, illustr. 4, è di averla vista quali simboli del Cielo e la Terra in rapporto allApocalisse di Giovanni della fase conclusiva (Ap 21): « 1 Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non era più. 2 E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo d'appresso a Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3 E udii una gran voce dal trono, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio; 4 e asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; né ci saran più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le cose di prima sono passate... ».  
Geometria composita di: Gesù dodicenne fra i dottori nel tempio (Defendente Ferrari (1470-1532 ) Vedasi fig. 4 di un gruppo di 5 di cui al brano
                           I due Gesù in opere pittoriche di artisti del 1500
                     llustrazione 5: geometria composita dei Gesù escatologici, l'Alfa e l'Omega.

Viene così detto, a commento nella presentazione di questo dipinto nel libro di Emil Bock, più volte citato: « Come nella figura 3, un secondo giovinetto, con aureola, si appoggia al braccio sinistro di Gesù, fissandolo intensamente. ». E già sorge la questione visiva che fa pensare ad una compenetrazione di eventi relativi ai due ipotetici Gesù steineriani. Il secondo Gesù, che non c'entra con l'evento a soggetto della Disputa di Gesù dodicenne fra i dottori nel tempio, tuttavia c'entra. L'autore del dipinto deve aver concepito l'idea di rappresentare "fra le righe" il tema del piano escatologico legato alla venuta del Messia secondo l'Apocalisse di Giovanni Apostolo. Ma questo proposito si esplicita solo con la prova della geometria composita che ho prodotto a ricalco del dipinto in questione. Così come il precedente dipinto di Ambrogio da Fossano, detto il Borgognone, aveva per tema il sacrificio estremo legato alla venuta del Messia che si richiama ai 4 Vangeli canonici. Ed ora descrivo le operazioni grafiche dell'illustr. 5 che ho eseguite a corredo del dipinto in esame. 1. Si traccia il cerchio ABCD a sagoma dell'arco del tempio come si vede nell'illustr. 4. 2. Fanno seguito le esecuzioni degli assi cartesiani xx e yy passanti per il centro O. 3. Si eseguono poi gli assi cartesiani verticali kk e jj passanti lungo le mezzerie dei colonnati in primo piano. 4. La prima annotazione fa rilevare che l'asse verticale di mezzeria yy intercetta in O' la pupilla dell'occhio sinistro di Gesù. Si traccerà di conseguenza l'asse orizzontale o'o' passante per O'. 5. La seconda annotazione mette in relazione gli assi verticali kk e jj con il cerchio ABCD per far delineare, tramite i relativi punti di intersezione E ed F con l'asse orizzontale xx (del cerchio), l'esagramma BMHDGI. Nessuna sorpresa nel costatare l'apparizione di questa figura di per sé perché così doveva essere, perciò conta il fatto che c'è concordanza con la stessa figura geometrica risultante per vie analoghe (gli assi dei colonnati ma poi spiegherò che si tratta delle colonne del tempio di Salomone e più specificamente di quelle legate all'albero della vita della cabala ebraica, noto come albero sefirotico). 6. Ed ora viene il bello che porta a concepire il gioco dei particolari, quello degli occhi dei due Gesù. Mies van der Rohe diceva che « il buon Dio abita nei particolari », e ciò poteva essere vero quando la tecnica di disegno, progettazione ed esecuzione del 'dettaglio', nell'economia del tutto, come espressione della capacità tecnica dell'architetto poteva essere ancora una pratica ammissibile, vale a dire fino a pochi decenni fa. Oggi la progettazione e la produzione delle forme degli elementi costruttivi paiono sempre più scivolare fuori della portata del progettista fino ad entrare nel campo esclusivo dell'industria, così che spesso il ruolo dell'architetto diventa quello del montatore di forme sempre meno dipendenti dalla sua volontà, forme che mostrano in tutta semplicità la loro origine eteronoma rispetto all'opera. É così che quasi senza accorgersene, ad essere ottimisti, ci si trova costretti ad operare una scelta tra finalità tecnica ed/od estetica; scelta riduttiva, dato il carattere particolarmente profondo sul piano della significazione. Si può anche accettare, separando forma da significato, ma questa scelta è più radicale e pone al centro della discussione l'ontologia stessa dell'architettura: accettare la tecnica moderna significa accettarne, nel processo progettuale, la perdita e, contemporaneamente, ammettere il fatto tecnico come stile. Scrive Gregotti che la scienza è appiattita sulla tecnologia, la tecnologia sulla produzione e la produzione sul mercato come unica finalità, parabolico epifenomeno del carattere salvifico del "possesso", continuamente rinnovato dalla falsa coscienza della novità (vedi il fenomeno della "moda", da Benjamin a Barthes).10 La suddetta osservazione sulla differenza del modo di concepire l'architettura, non è a caso perché trova riscontro nel quadro di Defendente in osservazione in stretta relazione al sapere dei dotti, allargato ai dotti moderni e quelli antichi. Naturalmente la questione si limita al tempo di Defendente che era il 1500, ma vale ancor più per i tempi attuali. La risposta nell'opera pittorica in esame è nel costatare che l'asse mediano verticale, passante per l'occhio di Gesù, sfiora i rotoli dell'antica tradizione ebraica. Si evincerebbe, secondo me, che gli scritti riportati sul libro a sinistra non sono tanto veritieri. Perché? Ma perché nel passato, quanto erano ancora vivi gli eventi della tradizione al loro nascere, i libro non era ancora stato concepito. È solo dal II secolo d.C. in poi che comincia a diffondersi una nuova forma di libro, il codex o codice sia in papiro che in pergamena. La vecchia forma libraria a rotolo scompare in ambito librario.11 E poi: «È nei punti più piccoli che risiedono le forze più grandi» è un aforisma di Herman Userer.12 Dunque il gioco dei due occhi dei due Gesù ci porta a mettere in risalto in O" l'occhio sinistro dell'altro Gesù appena visibile. 7. Si tracciano quindi gli assi cartesiani o"o" e y'y' passanti per il punto O". 8. L'asse orizzontale o"o" interseca l'asse mediano verticale yy in O'". 9. Si poteva non costatare l'intesa dei due Gesù fra loro (ormai è talmente evidente la relazione fra loro, che trascuro di parlare di ipotesi a riguardo) in questo procedere geometrico? Infatti si osserva che l'asse verticale y'y', passante in O" dell'occhio del secondo Gesù, interseca in I ed N i punti notevoli dell'esagramma. 10. Viene ora la volta dell'esecuzione della seconda figura geometrica, un pentagramma. 11. Si traccia il cerchio di raggio O'O'" con centro in O'. 12. Poi si traccia il cerchio di raggio 0"'Q con centro in O'" ddell'asse relativo all'occhio del secondo Gesù. 13. Si unisce con una retta il punto Q con R facendola passare per il punto O", l'occhio del secondo Gesù. Di qui si riscontra che si tratta di una delle 5 rette con quali si delinea il pentagramma. Per la risoluzione grafica delle altre 4 rette si ricorre ad un cerchio tangente alla retta QR appena eseguita e tutte le altre vi si tracciano in tangenza. 14. Si è capito ora che l'esagramma e il pentagramma (o pentalfa) rappresentano l'alfa e l'omega dell'Apocalisse giovannea. Apocalisse 1:8 « "Io sono l'alfa e l'omega", dice il Signore Dio, "colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente" ». Il Libro dell'Apocalisse inizia e termina con la rivelazione dell'Alfa e Omega, dimostrando il fatto che tutti gli eventi nel Libro girano intorno a Dio; l'Apocalisse, manifestazione, rivelazione, apparizione è principalmente la rivelazione dell'Alfa e l'Omega al mondo. Egli, come leggiamo, è dal principio, presente e sarà sempre l'Onnipotente. Essendo l'Onnipotente, ogni potere in Cielo e in terra appartiene a Lui, regna su tutte le Sue opere; Egli è il Signore Dio che Si manifesta come uomo.

                                               Il Pentagramma

Il Pentagramma, chiamato pure Pentalfa, Pentagono, Pentacolo di Agrippa, Stella del microcosmo, Stella di luce, Stella dei Magi, Stella dell'Iniziazione, è quella figura composta da cinque punte: simbolo antichissimo e potente dai molteplici significati. Disegnato con una sola punta rivolta verso l'alto, è un segno benefico che raffigura il corpo umano con le braccia aperte e le gambe divaricate; l'apice di questa stella riproduce, infatti, la testa dell'uomo, le altre quattro punte sono le sue membra. In questa posizione, il Pentagramma è una rappresentazione del bene, dell'ordine, dell'unità, della vittoria, della luce solare, della potenza dell'azione e della sana volontà direttiva. Esprime l'essere umano dotato di ragione illuminata nelle sue vesti di emblema evolutivo che, grazie a questa virtù, occupa una posizione più elevata rispetto ad altre creature e così riesce a dominare la materia, gli istinti e le passioni bestiali. E' l'uomo la cui volontà conduce e dirige armonicamente i pensieri, le emozioni e tutte le azioni. Colui che è proteso verso la Luce Suprema, ovvero quel tipo di discepolo che ha compreso i cinque principali aspetti del suo essere (corpo fisico, corpo eterico, corpo emozionale, corpo mentale, corpo causale o spirituale) e quindi ha rivelato e "consapevolizzato" la spiritualità che è dentro di lui, cioè la propria Scintilla Divina o Sé Superiore, frammento dell'Assoluto. Tutto ciò viene espresso magnificamente anche nel famoso disegno di Leonardo da Vìnci, dove l'immagine di un uomo è sovrapposta ad un Pentagramma racchiuso da un cerchio: l'essere umano come microcosmo nel Macrocosmo; ossia quel piccolo universo che è definito uomo (microcosmo) possiede potenzialmente, nella propria natura interiore, tutte le energie ed i poteri del Grande Universo (Macrocosmo). A questo proposito ci viene incontro l'assioma ermetico "ciò che è in alto è come ciò che è in basso", a conferma che l'uomo è un riassunto del Macrocosmo, un suo particolare e preciso riflesso. Pertanto il Pentagramma è il simbolo, per eccellenza, dell'uomo-microcosmo! Tuttavia, la sua simbologia non si esaurisce con le suddette spiegazioni; essa va ben oltre, poiché questa stella non rappresenta soltanto l'essere singolo, bensì qualcosa di più vasto ed inclusivo. Secondo la Dottrina Cabalistica è infatti l'Uomo Totale, quell'Adamo Celeste che non è caduto in peccato ed, in quanto Primordiale, è l'unione di tutti gli uomini della terra in un unico Uomo, cioè il Progenitore della Razza Umana fatta ad immagine di Dio. Riferito alle Dieci Sefiroth, sul piano della percezione umana, l'Adamo Celeste o Adam Kadmon è la presenza della Divinità nella sua essenza universale: il Logos manifestato ! Nel Cristianesimo Esoterico, invece, è identificato col "corpo" di Gesù il Cristo, del quale tra l'altro né richiama a livello fisico le cinque piaghe; oppure, spesso viene visto come la Divinità incarnata
che è discesa sulla Terra per vivificare la sostanza materiale: il Verbo Divino, il Cristo Cosmico, il Messia Celeste. Questo disegno, insomma, è l'archetipo dell'Umanità e la sua forma perfetta costituisce l'Ideazione originaria che scaturì dall'Assoluto e, guidata dall'Intelligenza Divina, ordinò e costruì sui piani più bassi la materia, gli elementi della natura; rappresenta così la più grande realizzazione di Dio e dell'Essere Umano!13 

                                  Le colonne del Tempio
 
                                                llustrazione 6: Le colonne dell'albero sefirotico. LINK


 Gli autori delle opere in studio su Gesù dodicenne nel Tempio, se notate i grafici della geometria composita da me eseguiti, quasi con certezza hanno voluto dare risalto alle colonne portanti del Tempio che fanno da sfondo allo scenario dei dipinti relativi. Da esse poi derivano le concezioni grafiche, a cominciare dall'esagramma e pentagramma.


                                                          Illustrazione 7: Albero sefirotico

È interessante, entrare nel merito del simbolo delle colonne, per esempio quelle della tradizione ebraica relativa all'albero della vita, noto come albero sefirotico o delle sefire14 (illustr. 7). Ad esse, appunto, si ispirano le famose colonne di bronzo nel vestibolo del Tempio di Salomone (1 Re 7:15-21; 41-42) che si chiamavano Boaz e Jachin. Boaz ("forza") era la colonna di sinistra e Jachin ("solida") era la colonna di destra. L'unione dei due pilastri si dice generi un terzo pilastro, quello centrale, che rappresenta esotericamente l'uomo e l'umanità, ma nel caso dei dipinti in studio è ovvio che rappresenti Gesù Cristo e la Chiesa da lui fondata. Nell'illustr. 6, ad ogni colonna corrispondono i simboli dei due triangoli equilateri risultanti in anteprima nell'illustr. 2 dell'opera di Ambrogio da Fossano, detto il Borgognone. Nella fase successiva dell'illustr. 3 essi si riuniscono intrecciandosi fra loro per rappresentare l'opera compiuta che nel caso specifico è Gesù, ma in seguito al battesimo nel Giordano egli è adombrato dal Padre e così è il Cristo Redentore. Imbarazza il fatto di riscontrare nel mio grafico, sul dipinto del Borgognone, tre pilastrature per lato e non una, come invece risulta nell'altro dipinto in esame, quello di Defendente Ferrari con l'illustr. 5. In realtà, se nell'insieme schematico dell'albero sefirotico della tradizione ebraica risultano due colonne, nel dettaglio queste due colonne si riferiscono a tre stadi evolutivi delle sefire di cui, nel complesso, è composto l'albero in questione (illustr. 7), ed ecco che si chiarisce ogni cosa. 

Gesù dodicenne nel tempio: del cristianesimo o degli antroposofi? La risposta nell'Arte come profezia (o della divinazione) 

  Parto dalla prima mia osservazione sul dipinto di Raffaello, Madonna del duca di Terranova, illustr.1, fig. 5. Qui viene lasciato intendere, dall'antroposofo Emil Bock nel suo citato libro, che il terzo bambino, oltre Gesù e Giovanni è presumibilmente il discusso secondo Gesù. Ma io ho fatto osservare, con la nota ndr, che invece è più probabile che si tratti del discepolo di Gesù, Giovanni evangelista, per la ragione inconfutabile della direzione dello sguardo di questo infante verso la Madonna e non verso il bambino Gesù. Raffaello deve aver legato questo particolare al momento in cui Gesù è sulla croce del Golgota dice alla Madre: "Donna, ecco il tuo figlio! "; e poi al discepolo: "Ecco la tua madre! ". L'osservazione suddetta dimostra quanto sia azzardato fare di tutta l'erba un fascio - cose che capitano -, ed io la considero un'antifona che vale per me nel procedere e sostenere ipotesi senza le necessarie precauzioni. Nel senso che va anche visto il caso emblematico dei due Gesù, dal punto di vista del cristianesimo cattolico che invece misconosce l'esistenza del secondo Gesù. Però a me interessa esaminare il possibile punto di vista degli artisti che hanno dipinto le opere oggetto di questo saggio. Ovvero Ambrogio da Fossano detto il Borgognone, Bernart van Orley, Giovanni Martino Spansotti e Defendente Ferrari (Raffaello no e il perché l'ho appena spiegato) credevano nella concezione dei due Gesù o al solo e unico Gesù, secondo il cristianesimo cattolico, e così vi si sono conformati con le loro pitture in questione? Ora, fermo restando l'ipotesi che suffraga la concezione dei due Gesù secondo la credenza antroposofica, onestamente non si può nemmeno oscurare la credenza cristiana di un solo Gesù e spiego in che modo. Esaminiamo il dipinto di Ambrogio da Fossano detto il Borgognone, il primo ad essere sondato da me con l'ausilio della geometria composita. È stato appurato da me che con quest'opera, l'autore ha voluto porre in risalto una sorta di "trinità sacrificale". Nel primo sacrificio - il riscontrato cambiamento del ragazzo Gesù, è presumibilmente dovuta ad una misteriosa forza spirituale che deve averlo pervaso donandogli una eccezionale sapienza, e perciò il donatore deve aver sacrificato la sua vita spirituale sul piano spirituale. Per gli antroposofi si sa che si tratta del profeta Zaratustra15 per mezzo del secondo Gesù. Nel secondo sacrificio - si tratta del sacrificio di Giovanni il Battista che è presente nel dipinto col suo capo mozzato, e questo al pari del primo anzidetto, rientra nel piano salvifico per la venuta del Messia. Cosa appurata in seno ai Vangeli Canonici. Nel terzo sacrificio - infine non è altro che quello di Gesù sulla croce del Golgota che completa la terna sacrificale. Detto questo, nell'ottica cristiana, il dipinto in esame può essere visto come che una compenetrazione di stadi emotivi da spiegare separatamente. Il primo riguarda i genitori di Gesù che, poco prima erano disperati per la ricerca del figlio durato tre giorni, ma che hanno trovato infine nel Tempio. Essi poi, pur consolandosi per averlo trovato, si rattristano perché si rendono conto di averlo comunque perso, non era più il loro Gesù (quello che a loro si prefigura ancora ai loro occhi) ma un altro, se pur di grande statura sapienziale. Il secondo esame si lega ai dottori del Tempio che, dal loro canto, si mostrano quasi sgomenti perché non riescono ad accettare il fatto che il "figlio di un falegname" ad un tratto sia così sapiente, non se lo spiegano. E siccome il giovane in cattedra si presentava quale Messia, per loro non era quello l'erede di Salomone, il figlio di Davide che essi attendevano. Il terzo esame riguarda Gesù in cattedra che, comprensibilmente, deve aver provato sofferenza nel rivedersi almeno per un attimo il fanciullo che era e per aver dovuto mostrarsi decisamente severo nel dover negare loro una comprensiva giustificazione sulla sua scomparsa. E naturalmente, gli altri dipinti vanno visti perciò in un'ottica simile a quella occorsa per sondare il dipinto appena esaminato dal punto di vista del cristianesimo. In conclusione, noi non lo sapremo mai se i pittori Ambrogio da Fossano detto il Borgognone, Bernart van Orley, Giovanni Martino Spansotti e Defendente Ferrari, credevano o no alle voci che correvano nel loro tempo sui "due Gesù". Resta perciò tutto nel mistero, anche perché non sia turbata la fede cristiana, perciò contenti tutti, antroposofi e cristiani, e poi conta veramente saperlo saperlo? Tant'è che la questione resta aperta se si pensa a chi sostiene che sia sopravvissuto alla morte di croce, il Gesù di una certa "seconda disputa"1.16 Dunque, se così fosse, potremmo immaginare che si sia determinata una discendenza per l'avvento del "Gesù dell'Omega" di là da venire secondo l'Apocalisse di Giovanni, emerso dall'indagine geometrica del dipinto di Defendente Ferrari con l'illustr. 5. E allora starebbe in piedi l'ipotesi che nemmeno il secondo Gesù, quello degli antroposofi sia veramente morto, come essi sostengono, giusto per dar corso alla discendenza per l'avvento del "Gesù dell'Omega". Dal canto mio, ci ho pure pensato ed ho cercato di sviluppare in questo senso la geometria composita del dipinto del Borgognone. È un'ardita impresa, forse anche insensata, ma è vero pure che l'arte del Borgognone potrebbe rivelarsi profetica in questo senso e, sondando magari il suo dipinto in questione con la mia arte della geometria composita, può emerge la risposta cercata. "L'arte è per noi - sostiene F. T. Marinetti17 - inseparabile dalla vita: diventa arte-azione e come tale è sola capace di forza profetica e divinatrice". Mentre K. Fiedler18 annotava che "L'artista si trova nella stessa posizione del pensatore rivoluzionario, che si oppone all'opinione dei contemporanei e annuncia una nuova verità". L'arte è "Deus absconditus" che si cela al mondo, manifestandosi come un lampo, uno squarcio nel cielo (Adorno)19, in ogni campo dell'attività umana (aggiungiamo noi), ed è perciò che essa sfugge ad una definizione univoca. La domanda alla quale in molti hanno cercato risposta, "Che cos'è l'Arte?", è in realtà mal posta alla luce del carattere metamorfico, ambiguo dell'arte. L'artista è capace di trasmettere un'infinità inconscia all'opera d'arte che manifesta tale infinità offrendosi ad un'interpretazione infinita, come se infinite fossero le intenzioni che l'hanno determinata (Schelling).20 Fin qui è l'opinione del laico che giudica l'Arte come profezia (o della divinazione), e quando essa si pone come tema la religione allora il giudizio non cambia e vi si associa anche quello della Chiesa cristiano cattolica, essa è contemplazione, è azione religiosa. Religione ed arte, pur costituendo due universi distinti, si ritrovano coniugate tra loro di modo che questa diventa veicolo per quella. In tal senso la Chiesa considera l'arte "quasi-sacramento" conferendo ad essa un eminente valore teologico e inserendola nell'intimo della spiritualità cristiana. L'arte sacra - dice Möns. Carlo Chenis21 - richiede un credere, vuole un'esperienza spirituale che diventi ruminatio fidei, vuole sintesi di elevazione mistica e intuizione estetica. Quale momento dello spirito l'arte evoca l'armonia interiore, porta la pace nel cuore, sollecita l'ossequio della fede. Con la fede l'arte sacra ha "una relazione naturale, una profonda affinità, una meravigliosa possibilità di collaborazione. Sia l'arte che la fede esaltano la grandezza dell'uomo e la sua sete di infinito". L'arte ponendosi come invocazione e come epifania del mistero divino contiene e visualizza il nucleo portante del cristianesimo che è fondato sulle virtù teologali della fede, speranza e carità. [...]. L'arte infatti è trasfigurazione della natura, la santità è elevazione dell'uomo e sua ricostituzione in conformità a Cristo. Essendo immagine del mistero e strumento di santità, l'arte sacra non può non comportare nelle sue più limpide affermazioni uno stato di grazia, ovvero un dono particolare di Dio. Inoltre è segno evocatore dell'universalità del messaggio cristiano che travalica tempo e spazio congiungendo le generazioni. "Essa è universale, e sfida il tempo e lo spazio. La memoria umana non cessa di tornarvi. Attraverso le epoche e le culture diverse, l'arte autentica si rivolge a tutti gli uomini. Li riunisce come fa l'amore". La memoria apre infine alla profezia. Il desiderio di pienezza non si risolve in illusioni contingenti, cosicché l'arte sacra non si comprime negli ambiti della tecnologia e delle ideologie. L'arte è compassione per il dolore dell'uomo ed è speranza del suo futuro destino. Lo sforzo di perfezione rende l'arte un utile simbolo di speranza attraverso la bellezza del momento che "questo mondo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione". I suoi contenuti escatologici lasciano trasparire "qualcosa della speranza che è più grande della sofferenza e della decadenza". Anche attraverso "la sofferta testimonianza di una tragica assenza, (essa annuncia) il bisogno insopprimibile di qualcosa, o meglio di Qualcuno, che dia senso all'effimero, ed altrimenti assurdo agitarsi dell'uomo nel tempo e nello spazio di questo mondo finito".

                                         Ascendenza del Gesù dell'Omega
 
     Illustrazione 8: Geometria dell'esagramma e del triangolo equilatero residuo del Gesù salomonico.

È molto probabile che il Borgognone si sia disposto a delineare soppalco della geometria, che io ho fatto emergere con le illustr. 2, 3 e 4, attenendosi al rituale posto in opera da gran parte degli artisti del Rinascimento. Ma nell'impatto con la geometria dell'illustr. 8, viene da dire che non può essere opera sua, perché l'interpretazione che vi sembra derivare comporta immaginare degli eventi storici a posteriori sul conto di Gesù crocifisso sul Golgota, che non si potevano sapere. Non li potevano sapere, sia i sostenitori dei "due Gesù" e tanto meno quelli della Chiesa cristiana che legava al mistero divino, l'avvento di un esclusivo Gesù della salvezza definitiva, come assicurato dalle scritture del Nuovo Testamento. E c'è di più, perché anche la concezione steineriana della morte del secondo Gesù sembra vacillare. Ma procediamo prima con la spiegazione della geometria emergente dall'illustr. 8 e poi arriviamo alla spiegazione di quanto appena accennato. Con la geometria dell'illustr. 2 si sono profilati due triangoli equilateri cui ha seguito questo commento: « Sulla scorta della teoria di Steiner sui due Gesù, ai due triangoli equilateri corrisponderebbero le loro individualità, ossia gli io prima che avvenisse il trasferimento di quello in basso del Gesù salomonico (in blu) nell'altro in cattedra attribuito a Gesù natanico. ». Poi nel grafico successivo si vede la sovrapposizione dei due triangoli per dar luogo ad un esagramma che si riferisce, ovviamente, al Gesù in cattedra ripieno di sapienza grazie all'apporto dell'io del Gesù salomonico. Secondo la concezione del cristianesimo questo evento vede solo la presenza di un solo Gesù come si sa dal Vangelo di Luca, il solo a riferirla. Soffermandoci ancora sulla geometria dell'illustr. 2 e poi sulla successiva, 8, che si vede sopra, il triangolo equilatero blu EFH del Gesù in basso è più grande dell'altro in alto in rosso IBP. Ora, se esaminiamo la geometria dell'esagramma, vediamo che il triangolo equilatero MND è di superficie inferiore a quello in basso EFH, perciò nel trasferirsi sopra per realizzare l'esagramma è solo una parte di esso. Di conseguenza resta del vecchio triangolo EFH la parte residua QRH. E allora come si potrebbe interpretare questo fatto? C'è chi potrebbe sostenere che non ha importanza tutto ciò, potendo dare valenza esclusivamente ai simboli e non tanto al dettaglio delle superfici. Giusto, ma se questo potrebbe valere al livello eterico-astrale non lo è a livello corporeo della vita dei sensi per dimostrare che il "simboleggiato" è vivo e vegeto. Dunque può aver valenza la possibilità che la vita dei sensi, del presunto donatore in Gesù salomonico, sia comunque salva, almeno entro certi limiti. Di qui la possibilità che questi abbia avuto modo di concepire una posterità fino ai tempi nostri per poi esplicare il suo mandato escatologico, come risulterebbe secondo l'indagine geometrica del dipinto di Defendente Ferrari, vedi illustr. 5. A questo punto, credendo da aver trovato la risposta alla domanda, di tanti nel tempo fino ad oggi, sull'idendità del Cristo dell'Omega (del Pentagramma dell'illustr. 5) da venire, ossia colui che vincerà la Bestia (che nell'esoterismo viene simboleggiato col pentagramma rovesciato) si entra nel ginepraio e mi spiego. Dunque possiamo immaginare che la lotta di Gesù dell'Omega non avverrà sul piano della vita terrestre ma su un altro, poiché la Bestia, Satana, Lucifero, o detto in altro modo, è incorporeo. Allora è su un piano - mettiamo - astrale-eterico che si disporranno gli eserciti guidati da Gesù dell'omega contro quelli della Bestia. Tant'è che, se esaminiamo le Centurie del veggente e astrologo francese del 1500 (guarda caso, contemporaneo degli autori dei dipinti in studio), sono molte le sue quartine e sestine, ancora da interpretare, che si riferiscono ad attività (escatologiche?) di città e regioni e tanti animali (forse da intendere insiemi di "involucri corporei", buoni e cattivi, che portano a pensare ai corpi sottili yoga dell'uomo). Questo già ci rassicura che non avverranno cataclismi sulla terra al punto di vederla in quest'epoca distrutta come, tutti erroneamente credono che avvenga - mettiamo - il giorno 12 dicembre 2012 prossimo ad arrivare o in un altro giorno più in là, dando retta alle profezie Maya. Tuttavia è impensabile che gli abitanti del pianeta Terra non subiscano ripercussioni della lotta in piani "extraterrestri", forse come qualcosa di simile alla mitica lotta fra gli angeli capitanati da Michele con quelli ribelli di Lucifero. Comunque gli abitanti della Terra, con le loro azioni, intervengono sulle sorti della battaglia di Gesù contro la Bestia. Insomma, io immagino che la guerra in questione sia come un certo riflesso della famosa guerra di Troia. Allora erano gli dei a decidere senza tanti danni per loro, e i greci e troiani, invece, non potevano far altro che uccidersi fra loro e alla fine fu distrutta Troia con i suoi abitanti, salvo alcuni. Ma per far ciò in quest'epoca, Gesù non riuscirebbe a cavarsela contro l'agguerrita Bestia e suoi armigeri, senza il concorso di una sua creatura terrestre tanto capace di percepire il sensibile ultraterreno e nel contempo svolgere una vita in quasi assenza di poteri vitali. Questo perché la sua vitalità si è andata man mano depauperando, nel corso della discendenza dei residui intellettivi del Gesù salomonico in seguito alla sua "donazione" all'altro Gesù della disputa con i sapienti nel Tempio di Gerusalemme. E sappiamo poi che il potere delle capacità sensoriali è nelle mani della Bestia, poiché è detto nell'Apocalisse di Giovanni (Ap 13,18)! "Qui sta la sapienza, chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia, perché è un numero d'uomo, è il suo numero è 666". Dunque non resta altro di ipotizzare che la creatura epocale della discendenza del Gesù salomonico, sia completamente sordo ad ogni richiamo a esplicazioni di poteri spirituali di qualsiasi genere e grado. Nondimeno egli è capace di riuscire ad avere comunque il modo di diffondere a tutti, i suoi personali messaggi frutto della sua attività mentale, anche se di mediocre intelletto. Ce lo fa capire il suddetto veggente Nostradamus, con la quartina VI-8, molto allusiva alla figura del Gesù salomonico vestito da "mendico", sentite: « Coloro che stavano in potere per sapienza, Al Regale cambio diverranno impoveriti: Un esiliato senza appoggio, oro non avere, Lettere, Lettere ne saranno a grande prezzo. »22 Insomma le cose in proposito sono così ben congegnate da Dio (solo da Lui) che nessuno può sapere i fatti escatologici, nemmeno quel discendente di Gesù anzidetto (l'esiliato nostradamico) e tanto meno il Cristo dell'Omega a combattere nei "cieli". Vedi Matteo 24,36: « Ma quant'è a quel giorno ed a quell'ora nessuno li sa, neppure gli angeli dei cieli, neppure il Figliuolo, ma il Padre solo. ». Mi sovviene una storia che traggo dal libro Srlmad-Bhàgavatam, una nota opera culturale della filosofia indiana dei Vedànta. Si tratta del verso 6, capitolo IV, Canto Primo: « La Creazione ». « Come gli abitanti di Hastinàstinapura riconobbero Srila Sukadeva Gosvàmì, figlio di Vyàsa, per il saggio che egli era, quando entrò nella città dopo aver errato per le provincie di Kuru e Jàhgala, con l'aspetto di un pazzo, privo d'intelligenza e di parola? » La spiegazione di questo versetto, che viene data nel libro da cui è stata tratta, dà questa spiegazione: « L'attuale città di Delhi (Nuova Delhi) si chiamava un tempo Hastinàpura dal nome del suo fondatore, il re Hasti. Gosvàmì Sukadeva, dopo aver lasciato la casa paterna, aveva cominciato a vagabondare di qui e di là con l'aria di un pazzo. Come avrebbe potuto la gente riconoscere la sua grandezza? Non si può giudicare un saggio guardandolo, ma ascoltando le sue parole. Si devono avvicinare i sàdhu, i grandi saggi, non per vederli, ma per ascoltarli. E se non si è pronti ad ascoltare le loro parole, non si avrà alcun beneficio dalla loro presenza. Sukadeva Gosvàmì, un vero sàdhu, sapeva parlare delle Attività spirituali e assolute del Signore. Soddisfare i capricci del volgo facendo il prestigiatore di parole, questo non lo interessava. Ma nel momento in cui narrò il Bhàgavatam, gli fu riconosciuto il suo giusto valore. Esteriormente poteva sembrare un pazzo, privo d'intelligenza e di parola, ma in realtà era il più grande saggio e spiritualista. ».

                                   Templi in rottamazione

Si è visto quanto sia rilevante l'aver esaminato peculiarmente lo scenario di sfondo dei dipinti in studio, ossia il Tempio ove Gesù disputa con i dottori creando in loro molto estremo imbarazzo. Ma l'aver anche azzardato una presunta visione profetica sul Gesù dell'Omega, che mi è parso di ravvisare nella geometria dell'illustr. 8, imbarazza anche me nel riuscire a darvi credito. Tuttavia, con il supporto dell'Apocalisse di Giovanni, del Vangelo di Matteo e di una quartina delle Centurie di Nostradamus, sembra convincente l'ipotesi del daffare, qui fra noi, di un certo "emissario" terrestre. Mi riferisco all'ultimo discendente del Gesù salomonico uscito fuori di scena sul far della disputa con i dottori dell'altro Gesù in cattedra nel Tempio. Il suo mandato (ma lui non lo sa eccetto "qualcuno" in lui: proprio l'io del Gesù salomonico per quel poco rimasto nel tempo) è occuparsi delle cose da fare in relazione ad una guerra in corso in un'altra dimensione. Obbiettivo di questa guerra è mettere a posto le cose delle "città e località" terrestri ma anche "animali" (così definiti da Nostradamus), intesi in senso traslato. Si tratta di un vera e propria "rottamazione" rigenerativa, giusto come previsto in un'altra quartina delle Centurie di Michél Nostradamus, la 1-96,23 che così recita: "Colui che avrà la carica di distruggere Templi e sette, mutati per fantasia: Più alle rocce che ai viventi verrà a nuocere, Con lingua ornata d'orecchie reticolari. "24 Ma io andrei oltre, e mi riferisco alle stesse "forze" che hanno interagito da sempre nell'uomo attraverso iniziati di alta levatura spirituale. Secondo me si affaccia un nuovo modo di vivere perché sta "morendo" nell'uomo il mondo spirituale che l'ha continuamente guidato. Il suo scopo era ed è sempre stato di renderlo un giorno, autonomo e capace di progredire spiritualmente. Ora è il tempo che resti solo e ci riuscirà depurando il suo suo ultimo corpo , il saturniano,25 che è servito fin'ora a far da sgabello ai restanti corpi sottili noti attraverso la cultura yoga. Ecco che si squarcia il velo del mistero sulla "resurrezione dei morti". È il corpo saturniano, il morto in noi da far risorgere! E la "rottamazione" irrorerà come una fontana medicamentosa questo corpo vivificandolo, ed ecco l'uomo moderno di nuova generazione. Questo nuovo stato gli permetterà di fronteggiare le difficile prove, dell'epoca in corso dovute alla recrudescenza delle avversità naturali di un pianeta terra soggetto ad un progressivo surriscaldamento. A questo già si accompagna la crisi economica in atto che coinvolge tutto il globo terrestre obbligando alla povertà anche i paesi dell'Occidente. Nel clima così difficile cui sarà soggetto a vivere l'umanità, è inevitabile che al surriscaldamento terrestre corrisponderà il surriscaldamento della "terra" mentale che però beneficerà, appunto, del giusto bambino di Saturno (la preziosità dei rottami in questione).

Brescia, 9 dicembre 2012

 1 http://it.wikipedia.org/wiki/Cristo giovane nel Tempio 2 Marco Bussaghi - DENTRO L'OPERA - Rivista Art e Dossier di ottobre 1997 - Gruppo Editoriale Giunti. 3 http://it.wikipedia.org/wiki/Io %28antroposofia%29 4 http://spazioinwind.libero.it/gburrini/temieper/vangeli/gesu2b.html 5 http://www.macrolibrarsi.it/libri/ infanzia-e-giovinezza-di-gesu.php 6 http://it.wikipedia.0rg/wiki/File:Raffaell0. madonna terranuova. 1504-05.jpg 7 http://www.angolohermes.com/simboli/esagramma/esagramma.html 8 http://www.ritosimbolico.net/studil/studil 12.html 9 http://www.premioceleste.it/opera/ido:171809/ 10 http://www.criticaminore.it/pages/articoli.aspx7item id=35 11 http : //it. wikipe dia. o rg/wiki/L ib ro 12 http://www.univ.trieste.it/~eserfilo/art510/danesin510 13 http://www.fuocosacro.eom/pagine/l/il%20pentagramma.htm 14 http://it.wikipedia.org/wiki/Sephirot 15 Zaratustra è stato un profeta e mistico iranico del IX-XVIII secolo a.C., fondatore dello Zoroastrismo e autore delle cinque gàthà raccolte nell'Avestà. 16 Gesù visse e mori' in Kashmir? di Andreas Faber-Kaiser - http://www.isvara.org/it/index.php? option=com kunena&fiinc=view&catid=2&id=1306&Itemid=100093 17 Filippo Tommaso Marinetti (Alessandria d'Egitto, 21 dicembre 1876 - Bellagio, 2 dicembre 1944) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano. E conosciuto soprattutto come il fondatore del movimento futurista, la prima avanguardia storica italiana del Novecento. 18 Fiedler, Konrad Teorico e storico tedesco dell'arte (Öderan, Sassonia, 1841 - Monaco 1895). E noto per la sua teoria della «pura visibilità», esposta compiutamente nel suo scritto maggiore Der Ursprung der künstlerischen Tätigkeit (1887; trad. it., L'attività artistica), dalla quale discendono le teorie di A. Hildebrandt e H. Wölfflin. F. rigetta la concezione dell'arte come mimesis di una natura assunta come data e riproducibile; l'artista, secondo una dinamica propria, si rapporta all'opacità del reale traendone la pura visibilità, al di fuori di ogni concettualismo o di ogni problema relativo al contenuto. 19 Theodor Ludwig Wiesengrund-Adorno (Francoforte sul Meno, 11 settembre 1903 - Visp, 6 agosto 1969) è stato un filosofo, musicologo e aforista tedesco. 20 http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCategoria=205&IDNotizia=3347 21 http://www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/TEQRIA%20DELL %27ARTE/CarloChenisArtecomecontemplazioneeazionereligiosa.htm 22 « Ceux qui estaient en regnepour sçavoir;/Au Roial change deviedront apouvris:/ Uns exiliez sans apuy, or n'avoir/ Lettrez, lettres ne seront à grand pris. » 23 Centurie e presagi di Nostradamus a cura di Renucio Boscolo - Edizioni MEB Torino 24 II verso « Con lingua ornata d'orecchie reticolari », dal francese originale « Par langue d'oreilles ressais », è una traduzione peculiare fatta da Renucio Boscolo nel suo libro Centurie e presagi di Nostradamus - Edizione MEB. La parola «ressais», secondo Boscolo, è presumibilmente reséau che vuol dire appunto reticella, reticolato. Oppure la rete dei telefoni, ferrovia, strade, canali, ecc.. Per me si tratta di un verso fondamentale per definire la funzione operativa di « Colui che avrà la carica di distruggere » (il primo verso). Credo che la giusta interpretazione sia da riferirsi ad un fatto incontrovertibile, cioè la condizione che nessuno può eguagliarlo nella sua funzione percettiva, tale da costituire un "ornamento" della sua lingua, ossia di parlare: giusto l'accostamento, per esempio, ad una complessa rete ferroviaria che abbraccia una immensa superficie terrestre. Ma, in reséau vi è pure celato un'ambigua situazione, potendo alludere alla grata delle prigioni, nel senso che è come se fosse prigioniero, e perciò il suo parlare è condizionato dai suoi carcerieri. Meglio dire, "schiavo", come si autodefinisce, per esempio, S. Paolo Apostolo, che in gran parte delle sue lettere, si presenta come "apostolo" (2Cor 1, 1), "schiavo" (Rm 1, 1) e "prigioniero di Cristo Gesù" (Fm 1). 25 «...L'uomo è composto di carne, ossa, sangue, organi complessi e funzionanti con liquidi e essudati particolari, cioè corpo materiale visibile, che si rinnova consumando sé stessi e riproducendosi, come Saturno. » Da: «La scienza dei Magi» di Giuliano Kremmerz. Pag. 107 - Voi. IV. Ediz. Mediterranee.

giovedì 13 dicembre 2012

OLIMPIA, CHI DICE DONNA DICE DANNO


Cognata di Innocenzo X ed artefice della sua ascesa al soglio, Donna Olimpia Phamphilj, nata Olimpia Maidalchini, per il popolo La Pimpaccia de Piazza Navona o la "papessa", si fece costruire dal papa cognato (i maligni dicono amante) il fastoso palazzo di Piazza Navona.
Per lei fu creato il famoso detto " chi dice donna dice danno".
Donna avida e di sfrenata ambizione, Olimpia "regnò" sulla Roma del '600 durante il pontificato di Innocenzo X dedicando le proprie energie ad aumentare il lustro e il potere dei Pamphilj e accumulando favolose ricchezze con mezzi spregiudicati.
Dicono le storie che, arrivata la notizia di Innocenzo ormai in fin di vita, si sia precipitata nei suoi appartamenti come una furia arrivando a trafugare due casse d'oro da sotto il letto del pontefice morente.
Il cadavere del papa restò sul letto per veri giorni perché nessuno si prese la cura di seppellirlo, e quando dalla Curia fu fatta a Donna Olimpia la richiesta di provvedere alla sepoltura, lei rispose di non averne le possibilità perché era una "povera vedova".
Il successore di Innocenzo, Alessandro VII, la cacciò da Roma seguendo i desideri del popolo che la odiava. La fece processare per appropriazione indebita e fu condannata a restituire tutto quanto aveva sottratto allo Stato, ma Olimpia anche stavolta la fece franca: morì poco dopo di peste nella sua villa di San Martino al Cimino.


immagine di Teoderica

lunedì 10 dicembre 2012

BIANCA CAPPELLO E L'INGANNO

Bianca Cappello era figlia di un gentiluomo veneziano di antica famiglia patrizia, Bartolommeo Cappello, e di Pellegrina Morosini. Nel 1563 si era innamorata del fiorentino Pietro Bonaventuri ed era fuggita con lui a Firenze, dove il 12 dicembre di quel medesimo anno i due amanti contrassero matrimonio.
A Firenze si guadagnò l’ammirazione di molte persone e lo stesso Granduca si innamorò di lei. Per averla vicina il Granduca nominò suo guardarobiere il Bonaventuri e tenne nella reggia la bellissima Bianca.

La consorte del Granduca, Giovanna, sfornava figlie femmine in gran quantità ma non il desiderato figlio maschio ed erede, fu così che Bianca organizzò l'inganno.
Bianca, essendo sterile, ingannò il  Granduca spacciando per suo il figlio di una popolana, e tutti i complici e testimoni di ciò furono fatti uccidere in vari modi da suoi sicari. Solo una donna prima di essere uccisa riuscì a rivelare l’intrigo. Scoperto l’inganno Francesco la perdonò e riconobbe lo stesso il figlio al quale assicurò comunque un futuro decoroso.

Alla morte della consorte del Granduca, Giovanna d’Austria, Francesco sposò Bianca Cappello nonostante fossero passati poco meno di due mesi dal lutto e Bianca fosse malvista da tutta la famiglia.
Pagarono entrambi la cocciutaggine del loro amore, anche se è Bianca che si dimostra la più arrivista e non si adegua alle regole.
Fu così che Bianca e il Granduca, compagni di vita, lo furono anche in morte, in quanto avvelenati entrambi ad un banchetto, spirarono l'uno dopo pochi giorni dall'altro. All'epoca si disse malaria, ma i rilievi scientifici odierni, hanno sentenziato che la loro morte fu dovuta all'arsenico.



immagine di Teoderica