lunedì 31 ottobre 2011

BARZELLETTA ASSURDA

L' insegnante ad un alunno:
- Quanto fa 8 per 3?
-Martedì!- risponde il ragazzo.
-Forza, quanto fa 8 per 3?
-Fa 19.
-Ma no! Insomma pensaci bene: 8 per 3.
-Fa 24.
Bravo! E adesso dimmi come ci sei arrivato.
- Semplice, ho diviso martedì per 19.












immagine di Teoderica

venerdì 28 ottobre 2011

IL SIGNIFICATO SMARRITO DEL LOGOS

Stralci da un' intervista di Antonio Gnoli all' autore del libro: NUMERO E LOGOS di Paolo Zellini.

"La logica sebbene abbia una stretta relazione con la moderna scienza del calcolo, non basta per capire cosa hanno in comune matematica e filosofia. Viceversa, una parte del pensiero mitico, filosofico e rituale, che di solito ignoriamo, aiuta a capire meglio il significato di importanti costruzioni matematiche.
Il mare nella tradizione greca come pure in quella ebraica, era metafora del disordine. Navigare sui flutti era un modo per placare il demone della nascita, allo scopo di raggiungere un approdo alla terra promessa. Ma appena fuori dei flutti si incontra il numero. Nell' Odissea Proteo, dio del mare ambiguo ma veritiero, appena fuori dall' acqua passa in rassegna il suo gregge di foche contandole cinque per cinque.
Mito e logos si incontrano nel quarto libro dell' Odissea. E' qui che il logos rivela il senso originario di raccogliere, censire, enumerare. Tutto sembra aver congiurato per avere oggi un logos generalista: dalla filologia all' idealismo filosofico, dalla filosofia scientifica del "900 agli orientamenti di pensiero che hanno emarginato la matematica o hanno preteso di intenderla alla stregua di un linguaggio rigoroso, basato su assiomi e deduzioni formali. Ma il logos non è mai stato solo un "discorso".
Ciò che ci appare irrazionale è spesso impregnato di razionalità. Viceversa, certi modi di accogliere,usare o difendere la verità scientifica, celano atteggiamenti irrazionali.
Oggi siamo sommersi da allusioni profetiche sui mali della tecnica, i numeri e gli algoritmi che sembrano consegnarci ad un destino arido, portano in sè elementi di straordinaria ricchezza concettuale.
La lettura dei filosofi e dei matematici antichi aiuta a capire quanto sarebbe assurdo attribuire al numero e ai calcoli eseguite dalle macchine una connotazione di pura malvagità.
Io credo che occorra ripensare e recuperare nel calcolo moderno, la sintesi di scienza e umanesimo che vive nel significato smarrito di logos."



immagine di Teoderica

martedì 25 ottobre 2011

TEMI SCOTTANTI E FONDAMENTALI

Riassunto di un articolo apparso sul quotidiano Repubblica sul libro" Che cosa vuol dire morire" che raccoglie sei interviste con Remo Bodei, Roberta de Monticelli, Vito Mancuso, Giovanni Reale, Aldo Schiavone e Emanuele Severino.


" Il rapporto tra storia e destino è al centro degli interventi di Schiavone e Bodei. Dire, come fanno entrambi, che il prodigioso sviluppo tecnologico spinge la vita, e dunque la morte, in un' orbita non più naturale, ma intensamente storica, perchè aperta all'intervento umano, vuol dire che l' epoca iniziata con la comparsa dell' uomo sulla terra, si va concludendo. Senza poter sapere cosa ci riserva il futuro, e senza sottovalutare i rischi che tale trasformazione comporta, per i due autori il percorso verso la liberazione della specie umana dai vincoli della natura è ormai segnato. Nonostante il suo fascino, il problema di fondo, in simile prospettiva non sta tanto nella perdita della dimensione naturale a favore di quella storica, quanto piuttosto in una concezione troppo fluida della stessa storia, cioè della sottovalutazione dei traumi o delle fughe di senso, che troppe volte l' hanno trascinata indietro, quando si è illusa di fuggire verso il futuro, dimenticando la propria origine opaca.
Altra problematica è fra tecnica e fede. Le religioni perdono terreno davanti all' incalzare della conoscenza scientifica. Dopo aver perso la battaglia sia con Galileo, sia con Darwin, la Chiesa Cattolica rischia di perdere la guerra. Tuttavia si osserva un singolare rovesciamento di campo. Come osserva Reale, nell' uso di terapie volte a trattenere in vita i corpi cerebralmente morti è proprio la Chiesa a sostenere le ragioni dela tecnica, rispetto alla spontaneità dei processi naturali. Ma all' altro capo del binomio, come ci insegna Severino, la tecnica a sua volta è diventata una fede, nel senso che ha sostituito la credenza in Dio come argine al nulla che ci circonda.
L' ultima coppia, Mancuso e de Monticelli parla della relazione tra persona e corpo. Entrambi vedono nell' idea di persona ciò che riconduce il fenomeno della vita, nel suo rapporto con la morte, dal piano biologico a quello individuale del singolo essere vivente. Solo nell' esperienza irr ipetibile di ciascuno la vita sperimenta il suo valore, ciò è una verità indubitabile, come indubitabile è la pari dignità di ogni essere umano."


immagine di Teoderica

sabato 22 ottobre 2011

IL MOSTRO DELLA LAGUNA

Volete diventare amici di un vero mostro, allora cliccate qui
e troverete il Mostro della laguna.
Il mostro è approdato a Ravenna durante i festeggiamenti della Notte d' Oro , lo scorso 8 ottobre a Ravenna al Museo d' Arte della città.
Grande il mio stupore quando ho visto la sagoma di circa 5 metri, col mostro che ondeggiava su uno specchio di acqua rettangolare, bello e mostruoso innalzava pinnacoli acuminati mentre le squame brillavano di colori diversi, egli soffiava come un mantice e una voce dal suono misterioso e gutturale usciva da una bocca che era come un antro oscuro.
Cosa è il mostro della Laguna?
E un'opera d’arte e d’ingegno, una formidabile avventura in cui arte, design e tecnologia si fondono alla ricerca di un linguaggio nuovo per far interagire due materie antiche ed opposte: l' acqua e il vetro.
Uno scheletro in acciaio, un’epidermide di vetro di Murano, realizzata dal Maestro Nicola Moretti , ed un’innovativa anima tecnologica danno vita alla creatura magica nata da una leggenda raccontata da Alberto Toso Fei.
Ecco cosa racconta la leggenda:

Un mostro liscio e nero, dal grande corpo di serpente e dalla testa di cavallo. È la terribile visione che potrebbe apparire a chi si affacci da Punta della Dogana. Leggenda vuole infatti che in una grande cavità posta sotto questo luogo, sicuramente uno dei più panoramici e suggestivi di Venezia, dimori una terribile creatura, simile a un enorme serpente di mare. Il mostro delle acque nere , così come è chiamato, si farebbe vedere molto raramente, e solo nelle notti senza luna, quando il vento increspa le acque rendendo indistinguibili le forme che vi si muovono.

L’ultimo avvistamento risale agli anni Trenta, quando due pescatori – intenti con una piccola lampada a catturare qualche seppia – raccontarono di aver visto il mostro, a pochi metri da loro, aprire una bocca spropositatamente larga, inghiottire un gabbiano, e cercare di azzannarne altri, prima di inabissarsi. Dell’essere marino i due ricordavano i “bianchi denti a sega” e “gli otto metri di lunghezza, con un diametro di circa un metro nella parte più grossa”. Nel muoversi, il corpo della creatura “ondulava ritmicamente”, e la testa era apparentemente appoggiata sul pelo dell’acqua. Il nome di “mostro delle acque nere” deriverebbe da questa propensione a uscire quando l’acqua del bacino è molto scura, mancando in cielo la luce della luna.

(tratto da "I segreti del Canal Grande" di Alberto Toso Fei)


immagine " Il Mostro della Laguna"

mercoledì 19 ottobre 2011

19 OTTOBRE 2011


Il 19 ottobre è il compleanno di mio figlio e perciò per me è un giorno indimenticabile quindi dedico a lui e a me una poesia del mio amatissimo Roberto Piumini.

Perchè si festeggia il compleanno
( Roberto Piumini)

C'è un giorno nel giro del tempo
nel giro dell'anno rotondo:
lo festeggia con te chi è contento.

Tu sei nato in un giorno normale
lungo il giro rotondo dell'anno:
ma quel giorno si è fatto speciale
e lo chiamano il tuo compleanno.


Poi siccome una poesia mi sembra poca cosa ne aggiungo un' altra di Gianni Rodari che parla degli Eschimesi, in quanto mio figlio vive lontano, là vicino all' Alaska dove fa tanto freddo, ma..."il cuore degli uomini basta da solo
a scaldare perfino il Polo".

Gli esquimesi
(Gianni Rodari)

Strana gente, gli esquimesi:
sono di ghiaccio i loro paesi;
di ghiaccio piazze, strade e stradette,
sono di ghiaccio le casette;
il soffitto e il pavimento
sono di ghiaccio, non di cemento.
Perfino il letto e’ di buon ghiaccio,
tagliato e squadrato col coltellaccio.
Ed e’ di ghiaccio, almeno pare,
anche la pietra focolare.
Di non-ghiaccio c'e’ una cosa,

la piu’ segreta, la piu’ preziosa:
il cuore degli uomini che basta da solo
a scaldare perfino il Polo

Avrete notato come questi due autori siano semplici e profondi come il cuore di un bambino, lo stesso che batte nel mio cuore, anche se io sono una bambina triste.

immagine di Teoderica

sabato 15 ottobre 2011

BAT E BOX


L' Art Brut o Arte Grezza

Ecco la definizione di Jean Dubuffet: L'arte grezza designa “lavori effettuati da persone indenni di cultura artistica, nelle quali il mimetismo, contrariamente a ciò che avviene negli intellettuali, abbia poca o niente parte, in modo che i loro autori traggano tutto (argomenti, scelta dei materiali messa in opera, mezzi di trasposizione, ritmo, modi di scritture, ecc.) dal loro profondo e non stereotipi dell'arte classica o dell'arte di moda„.

Ed ancora: “Quei lavori creati dalla solitudine e da impulsi creativi puri ed autentici - dove le preoccupazioni della concorrenza, l'acclamazione e la promozione sociale non interferiscono - sono, proprio a causa di questo, più preziosi delle produzioni dei professionisti.

Quando COSIMO DE BARI l' autore della tavola, che vedete nell' immagine, il cui titolo è Bat & Box, mi ha fatto vedere le sue opere ho pensato subito all' Art brut, un' arte senza tecnica, grezza ma libera da ogni costrizione e riferimenti ad altre poetiche e perciò veramente unica.
Cosimo si avvale di colori accesi, poche ombre od oscurità, il rosso della passione e dell' allegria straripa ridente come un ruscello di montagna. E scoppi di risa come non facevo da quando ero fanciulla ha provocato in me il tema della tavola e il titolo che Cosimo le ha dato.
Cosimo raccoglie le tavole ed altri materiali nelle discariche, perchè per lui tutto è bello, tutto è nuovo, poi dipinge sugli scogli mentre gli arrivano in faccia gli spruzzi delle onde del mare che lui ama tanto. Sul rosso del fondo, spruzza macchie di blù di giallo e di verde, saremo al mare , ma Cosimo non sa stare senza fiori. Su questo fondo, a sinistra, dipinto come un cono gelato ecco il Bat, vederlo sbucare da una cerniera aperta, potrebbe diventare osceno, qui no, solo una irrefrenabile risata. Grazie Cosimo, perchè oggi è molto più facile piangere che ridere. Bat significa pipistrello in inglese e facile passare da pipistrello a volatile e poi a uccello e quindi a pene...altra risata.
A destra, sullo stesso fondo, si staglia un volto che con occhi spalancati, guardano il Bat, questo pensavo io, ma Cosimo mi spiega che quello che credevo occhi sono in realtà due seni, realizzati con dei bottoni, ed il triangolo realizzato con bottoni neri è la Box.
Ma cosa è la Box? Suvvia un po' di fantasia, box vuol dire scatola in inglese e quale scatola (o nido per l' uccello) è più calda ed avvolgente della vagina?
Forse non ho fatto una critica d' arte seria, ma l' opera "Bat & Box" è unica, spudorata, allegra, inoltre la forte ironia della sua poetica mi ricorda l' istrionismo eclettico di Marcel Duchamp, in lui niente riverenza solo fanciullesca irriverenza .
Ringrazio tanto Cosimo che mi ha dato modo di presentarla anche a voi.


immagine Bat & Box di Cosimo de Bari

mercoledì 12 ottobre 2011

A CHE SERVE LO SBADIGLIO?

Sbadigliare viene dalla parola badare, che inizialmente significava aprire e quindi significa aprire la bocca.
Lo fanno tutti ma nessuno sa il perchè, iniziamo a farlo nel ventre materno e continuiamo fino alla vecchiaia.
Ippocrate nel VI secolo aveva ipotizzato che servisse a liberarsi dall' aria cattiva ed aumentare l' aria buona nel cervello , la versione moderna di questa teoria vuole che lo sbadiglio migliori i livelli di ossigenazione del sangue, ma ciò non è stato verificato perchè chi ha malattie cardiache o polmonari non sbadiglia di più. Senza alcun dubbio si sbadiglia di più, prima e dopo il sonno, forse lo sbadiglio serve ad essere più svegli, ma l' EGG non ha dimostrato che il cervello era più vigile. Può essere che lo sbadiglio regoli la temperatura corporea?Alcuni studiosi hanno dimostrato che lo sbadiglio è contagioso e che poteva essere diminuito con impacchi freddi , mentre aumentava con impacchi caldi, ma la causa non era svelata, perchè è notorio che il caldo aumenta la sonnolenza.
Allora perchè sbadigliamo?
Non sapremo perchè sbadigliamo ma lo sbadiglio ci fa bene.
Lo sbadiglio dura, circa sei secondi, attiva la circolazione e rilassa i muscoli. E' uno stiramento che risveglia la totalità del nostro essere e libera un po' di tensione dal corpo. Le circostanze in cui si sbadiglia sono diverse.Uno dei motivi per cui si sbadiglia è legato alla possibilità di addormentarsi, quando ciò viene considerato fisicamente o socialmente pericoloso. Il sonno diventa un nemico da combattere e lo sbadiglio, al contrario di quello che si pensa, aggredisce e avverte. E' un riflesso del nostro organismo per resistere alla fatica e alla fame.
Sbadigliare vuol dire aumentare la quantità di ossigeno nell'organismo, favorisce la circolazione e lo scambio respiratorio tra il corpo e l'ambiente. Sbadigliare aiuta anche a lenire il dolore: l'aumento dell'ossigeno nel sangue spegne la mente "razionale", ci si distrae e le energie risparmiate si usano per produrre sostanze che il nostro organismo produce per calmare il dolore. E non solo! L'inibizione della mente razionale libera le capacità più intuitive e creative che stanno dietro a ogni colpo di genio. Infine, ma non meno interessante, è sapere che lo sbadiglio aumenta le capacità percettive e galvanizza i sensori del piacere...quindi buon sbadiglio.


http://www.lifegate.it/it/eco/people/salute/medicina_olistica/cosa_c_e_dietro_allo_sbadiglio.html

immagine di Teoderica

domenica 9 ottobre 2011

UNO STRANO COLLEZIONISTA

Siamo nel 1750 circa, Giovanni Bianchi, medico scienziato e collezionista riminese, latineggiò il suo nome in Janus Plancus e trasformò la sua abitazione in un museo, fra reperti archeologici, medaglie ed inquietanti "preparati anatomici".
In una delle vetrine della sezione anatomopatologica erano espoti una serie di " imeni secchi".
Plancus conduceva una specie di battaglia contro i negatori della presenza dell' imene femminile, per cui era sbeffeggiato dai suoi colleghi toscani.
Questa sua battaglia lo portò ad imbattersi nello strano caso di Teresa Vizzani.
Teresa era propensa all' amore per il suo stesso sesso.
Scoperta una sua relazione omosessuale, fu costretta a fuggire, e per evitare altre fughe, iniziò a travestirsi da uomo e a chiamarsi Giovanni.
Andò a servizio presso facoltose famiglie ( allietando le servette di casa) e per meglio mimetizzarsi si dotò di un " bel piuolo di cuoio ripieno di cenci" e che mostrava con baldanza ( coperto) ai suoi compagni.
La fama del superdotato e le donne che aveva sempre intorno gli diedero l' etichetta di " maggior donnaiuolo di questa terra".
Questa fama portò Teresa/Giovanni alla rovina, fu coinvolta in una specie di duello d' onore, estrasse la pistola, ma un colpo d' archibugio la ferì gravemente.
Spirò all' ospedale di Siena e scopertane l' identità e la verginità il suo corpo divenne oggetto di curiosità e devozione, il suo corpo smembrato per farne reliquie .
Arrivò il Plancus che dissezionandone i genitali, se ne servì per ribadire che l' imene è una cosa certissima in tutte quelle fanciulle che sono veramente vergini.
Direi che c'è sufficiente materiale per far arrabbiare le donne.


immagine: I LOVE YOU di Teoderica

giovedì 6 ottobre 2011

IL FLAUTO MAGICO

IL FLAUTO MAGICO (racconto di fantasia in tre puntate)


3 puntata


Sono le quindici , finito il lavoro, di volata a casa, doccia e trucco e parrucco e poi all' appuntamento delle sedici e trenta, di corsa, in bici al portone di San Vitale dove Marino da perfetto gentiluomo già l' aspetta.
Il pensiero di vedere Marino le fa dimenticare la stanchezza, la giornataccia e spontaneamente le fiorisce un sorriso mentre svolta da via Salara verso San Vitale.
Eccolo è là il suo Marinino.
Lui l' abbraccia, le labbra si uniscono la lingua saetta, vorrebbero passeggiare ma...preferiscono appartarsi e...qui non vi dico più nulla per privacy.
Vi dico solo che Marino alle venti e trenta ancora non voleva uscire ma Kate voleva vedere Il Flauto Magico in versione africana, Kate ama tanto Mozart e quando sente l' aria della Regina della Notte il suo sangue pare che ribolla nelle vene, come se piccoli robottini andassero sù e giù dentro al suo corpo.
" Dai, dai andiamo, dobbiamo ancora prendere i biglietti."
Marino, per accontentare Kate, si decide ad alzarsi dal letto e a vestirsi, mentre Kate già scende le scale e corre in bici per riuscire a prendere i biglietti.
" Ultimi tre biglietti e posti solo in galleria."
" Due, grazie."
E pensare che dicevo che era una giornataccia, che fortuna sfacciata , per un pelo sono riuscita ad avere i biglietti.
Ed ora io e Marino abbiamo gioito insieme guardando lo spettacolo e voi che avete letto sino a qui se volete fate clic sul video ed entrate nel mondo del Flauto Magico e fate che nella vita di tutti i giorni entri un po' di fantasia.

lunedì 3 ottobre 2011

IL FLAUTO MAGICO

IL FLAUTO MAGICO (racconto di fantasia in tre puntate)

2 puntata

" Ah non posso uscire con Marino, non ho niente da mettermi"
" Eccomi , arrivo."
Uffa, lavoro e lavoro che giornataccia.
Deciso mi metto l' abitino in voile rosa , un po' trasparente, ma l' ultima volta che l'ho messo l' autista dell' autobus si è fermato e mi ha dato la precedenza sulle strisce pedonali, anche se io ero in bici e parlavo al telefonino e mi ha fatto pure un sorriso, sì metto l' abitino rosa con sandali e borsa azzurri .
" Eccomi , arrivo."
Uffa, lavoro e lavoro che giornataccia.
Sotto l' abito rosa metterò un reggiseno bianco e alla fine del lavoro voglio vedere se riesco ad andare a comprare quegli slip fucsia che ho visto ieri, a Marino piace tanto il fucsia.
Marino dipinge tramonti ed albe fucsia, Kate vorrebbe amare i colori ma chissà perchè anche quando cerca di mettere sulla tela colori vivaci le escono colori stinti, spenti, tanto tanto a modino ma mai vivi, sempre colori morti, morti come è morta lei, mentre Marino è come il re magio del mezzo. Sto parlando dei famosissimi re magi in mosaico che si trovano a Sant' Apollinare Nuovo a Ravenna. Bene, questo re magio è coloratissimo, e come un folletto dal passo lieve sembra attraversare i fatti della vita con leggerezza e nonchalance.
Ecco Marino riesce a dare nonchalance alle mie tristezze e malinconie.
" Arrivo, arrivo , prego ecco il resto e grazie"