venerdì 30 settembre 2011

IL FLAUTO MAGICO

IL FLAUTO MAGICO (racconto di fantasia in tre puntate)


1 puntata


La mattina l' aveva passata al lavoro, servendo caffè e birre gelate al bar della Piazza. Incessante il movimento dei clienti, l' arrivo di tre navi crociera aveva spadellato una miriade di turisti accaldati e Kate, diminutivo di Caterina, aveva capito che quella sarebbe stata una giornata infernale e quando le giornate iniziano male poi proseguono peggio.
Con quale piede era scesa dal letto destro o sinistro, e poi porta male il destro o il sinistro, mah. Kate in gonna nera e camicia bianca con sù scritto Segafredo, che è una marca di caffè, sa già che non potrà neanche fumarsi una sigaretta e pensare che il suo datore di lavoro, gran fumatore, non solo non sbrontola se si ferma a fumare ma pure gliene offre.
Giornataccia, già scema la fiducia in sè stessa, già si sente più grassa e poi i capelli la parrucchiera li ha tagliati troppo corti, sì c'è quel tipo laggiù che le sta facendo l' occhiolino, forse è carina o forse il tipo ha un bruscolo in un occhio.
E oggi dovrebbe uscire con Marino, già sono distrutta ora e poi oggi sono brutta e grassa, ora che ci penso ho letto da qualche parte che i grassi dovrebbero essere tartassati come i fumatori , bè non hanno tutti i torti perchè il grasso oltre ad essere antiestetico, fa anche male alla salute .

martedì 27 settembre 2011

MADAMINA IL CATALOGO E' QUESTO


MADAMINA IL CATALOGO E' QUESTO

delle belle che amò il padron mio;
un catalogo egli è che ho fatt'io:
osservate, leggete con me.

In Italia seicento e quaranta,

in Lamagna duecento e trentuna,
cento in Francia, in Turchia novantuna,
ma in Ispagna son già mille e tre.

V'ha fra queste contadine,

cameriere, cittadine,
v'han contesse, baronesse,
marchesane, principesse,
e v'han donne d'ogni grado,
d'ogni forma, d'ogni età.




Nella bionda egli ha l'usanza

di lodar la gentilezza;
nella bruna, la costanza;
nella bianca, la dolcezza.

Vuol d'inverno la grassotta,

vuol d'estate la magrotta;
è la grande maestosa,
la piccina è ognor vezzosa.

Delle vecchie fa conquista

pe 'l piacer di porle in lista:
ma passion predominante
è la giovin principiante.

Non si picca se sia ricca,

se sia brutta, se sia bella:
purché porti la gonnella,
voi sapete quel che fa.

DAL LIBRETTO DI DON GIOVANNI, DI W. A . MOZART





immagine di Teoderica

sabato 24 settembre 2011

SANGUE DI GIOVE


A Santarcangelo nasce il nome per il nostro vino più famoso: il Sangiovese.
Santarcangelo ha più di 150 grotte scavate nel sottosuolo, un vero labirinto di fatto e di mente. Gli studiosi non sono ancora riusciti ad identificare l' origine e la funzione. Ipotesi parlano di culto mitraico, altre di catacombe , ma l' ipotesi più accreditata è quella di cantine per il vino.
Il Sangue di Giove o Sangiovese è il vino re della Romagna,ha un bel colore rosso rubino con riflessi violacei; olfatto suadente e vinoso, con sentori piu' o meno accentuati di viole. Tannini abbastanza morbidi, retrogusto piacevolmente amarognolo. La versione "superiore" ha una gradazione maggiore; quella "riserva" e' invecchiata piu' di due anni, si accosta bene a salumi, primi piatti con il ragu', paste ripiene e pasticciate, arrosti e bolliti di carni.
Una leggenda narra che i padri capuccini di Santarcangelo( Santarcangelo è un paese romagnolo che sorge sul monte Giove), abili coltivatori di vite e produttori di un prelibato vino rosso , ospitarono un giorno un illustre personaggio. In occasione del banchetto gli offrirono una coppa del loro vino migliore, l' ospite estasiato dalla bontà del vino, ne chiese subito il nome. Questo scatenò imbarazzo perchè nessuno aveva mai dato un nome al vino, ma uno dei frati prontamente disse : si chiama Sangue di Giove, ispirandosi al colle su cui sorge Santarcangelo,che poi diventò Sangiovese.


immagini : Santarcangelo di Teoderica

mercoledì 21 settembre 2011

DAMMI MILLE BACI


Dammi mille baci

Godiamoci la vita, o Lesbia mia, e i piaceri d'amore;
a tutti i rimproveri dei vecchi, moralisti anche troppo,
non diamo il valore di una lira.
Il sole sì che tramonta e risorge;
noi, quando è tramontata la luce breve della vita,
dobbiamo dormire una sola interminabile notte.
Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio,
quando sappia l'ammontare dei baci.

Gaio Valerio Catullo



immagine di Teoderica

lunedì 19 settembre 2011

AVVISTAMENTI DI UFO IN ROMAGNA

Il monaco ravennate Serafino Pasolino scrive che nel giugno del 1113 , dal cielo piovve sangue, e anche Girolamo Fabri alcuni anni dopo parla di un fenomeno del genere che interessò anche tutta l' Emilia.
Nel 1347 dal cielo piovvero addirittura vermi, che causarono un " puzzore insopportabile".
Nell' agosto del 1603, si erano sentiti nell' aria urli e voci orribili che spaventarono tutta la Romagna, addirittura a Ravenna molti morirono di paura.
L' astrologo ravennate Antonio Carnevale annunciando un' eclissi di sole nell' agosto del 1654, previde pessimi effetti, causando allarme fra la popolazione.
Poi nel 1664 apparve nel cielo una cometa coi conseguenti effetti di eventi fausti o infausti dettati dagli esperti.
Nel marzo del 1676 fu vista a Bologna una fiamma che attraversava il cielo, accompagnata da scoppi e tuoni, arrivò sino a Faenza.
Nel 1951 fu avvistato un corpo rotondo e luminoso, grande come una luna, prima di scomparire alla vista, si spezzò.
Ma il fenomeno celeste più famoso è " il Bolide di Lugo" la notte del 19 gennaio 1993 il cielo della Romagna si illuminò a giorno , si trattò di un grande meteorite che per nostra fortuna esplose in cielo, a una trentina di chilometri di altezza , proprio sulla città di Lugo , da cui prese il nome.


immagine di Teoderica

venerdì 16 settembre 2011

DANTE E' DI RAVENNA, CITTA' MORTA, QUI RIPOSA BENE

A Ravenna è sepolto Dante Alighieri , nel settembre del 1321 Egli moriva qui nella mia città. A Ravenna si tiene ogni anno il Settembre Dantesco con rievocazioni, spettacoli, letture e mostre, io voglio raccontarvi un episodio sulle spoglie di Dante sconosciuto ai più.
Nel 1920 c' era un progetto per portare via da Ravenna le spoglie di Dante.
E' la storia di Palacio Barolo, un palazzo concepito e costruito per essere la "nuova tomba di Dante."
Questa storia può far sorridere, ma negli anni Venti del secolo scorso c' era la netta sensazione di imminenti catastrofi in arrivo, qualcosa che avrebbe messo a repentaglio i simboli della cultura europea ed in particolare di quella italiana ( come poi è avvenuto con la Seconda Guerra Mondiale)
Palacio Barolo si trova a Buenos Aires e nonostante tutto resiste al tempo ed è visitabile.
Voluto da un ricco imprenditore italiano ed ideato da un architetto visionario che lo ha riempito di simboli occulti, suggestivi e misteriosi forse è la testimonianza del legame tra la Massoneria di Ravenna e quella di Buenos Aires con la vicina Montevideo, indiscusse capitali , allora, dei Massoni e forse anche di oggi...ma Dante è di Ravenna e se il destino ce lo ha dato, a Ravenna deve stare, tanto è risaputo da tutti che Ravenna è una città... morta.


immagine di Teoderica

martedì 13 settembre 2011

SETTEMBRE A SCHIFANOIA



Nella fascia superiore , mese di settembre, su di un carro trainato da scimmie, simboleggiano l' agilità ed il copiare il gesto, dovrebbe troneggiarvi il dio Vulcano, ma sembra più una figura femminile.Sulla sinistra la fucina di Vulcano, ove sono intenti i Ciclopi a lavorare. Appeso lì accanto uno scudo con la lupa che allatta Romolo e Remo. A destra sotto uno stuolo di amorini l' amplesso di Venere e Marte. Si potrebbe pensare ad un monito : di non copiare il comportamento fedifrago di Marte ed Afrodite al laborioso compagno di lei: Vulcano.

Nella fascia mediana al di sopra della Bilancia sta una donna supplicante al cielo,forse invoca aiuto per la difficoltà a tenere in equilibrio i piatti del bene e del male. A destra un arciere scocca un dardo contro un uomo ignudo : forse l' incapacità di dominare gli istinti. A sinistra un uomo suona la tromba , annunzia una buona notizia,e tiene in mano una colomba, simbolo di amore casto e puro, di pace coniugale, di animo semplice e buono e di dolcezza.

Nella zona inferiore ( qui non presente) Borso presso un arco sontuoso ornato con bassorilievi e statue, dà udienza ad un ambasciatore della Repubblica di Venezia, poi Borso parte col suo seguito per andare a caccia.Sullo sfondo i contadini raccolgono e pigiano l' uva.

I mesi di ottobre novembre e dicembre sono in gran parte rovinati.

sabato 10 settembre 2011

CARLO PORTA IL BOCCACCIO MILANESE

Carlo Porta nasce a Milano il 15 giugno del 1775 o 1776.
L
a sua passione per la poesia dialettale che lo porterà a produrre un numero notevole di poesie e sonetti, nel suo stile bonario o mordace, a seconda dei casi. Le sue opere rispecchiano per lo più fatti realmente accaduti. E' molto amico del Manzoni e di Tommaso Grossi che, rimpiangendolo dopo la sua morte avvenuta nella sua casa di via Montenapoleone 2 (a soli 46 anni) il 5 febbraio 1821 (o gennaio secondo alcuni) a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute per la gotta di cui soffriva da tempo, lo descrive come "un signore, giovane, disinvolto, pieno di talento; ben visto dai galatuomini e dalla brava gente".

XVI. SONETT

Di Carlo Porta

Dormiven dò tosann tutt dò attaccaa
Alla stanza de lecc de la mammina,
Vergin istess tutt dò, ma in quell’etaa
Che comenza a spiurigh la passarina,

Tant ch’a dispett de la verginitaa
Faven tra lor di cunt ona mattina
Sul gust che pò dà on cazz quand l’è tiraa,
e sulla forma che pò fagh pù mina.

Vœuna la dava el vant al curt e al gross,
L’oltra al longh e suttil, e in del descor
Diseven e prò e contra di bej coss;

Quand stuffa la mammina, la se mett
A sbraggià a quanta vôs: Cossa san lor?
Dur, e ch’el dura, e citto vessighett!


Dal milanese all'italiano

Traduzione del Sonetto di Carlo Porta

Dormivano due ragazze tutte e due attaccate
Alla stanza da letto della mammina
Vergini ugualmente tutte e due, ma in quell’età
Che incomincia a prudergli la passerina,

Tanto che a dispetto della verginità
Si raccontavano tra loro una mattina
Del gusto che può dare un cazzo in tiro,
E della forma che può far più scintille.

Una dava il vantaggio al corto e grosso
L’altra al lungo e sottile e nel parlare
Dicevan belle cose pro e contro;

Quando stufa la mammina si mette
a gridare con tutta la voce: Cosa ne sapete?
Duro, e che dura, e zitte smorfiosette.



immagine di Teoderica

mercoledì 7 settembre 2011

GO!!!

I manifesti dei futuristi furono diversi, almeno uno per ogni arte, il centenario è già passato, ma ricordarne la portata innovatrice e le parole è sempre attuale.
L' 11 ottobre del 1910 uscì, a cura del romagnolo Francesco Balilla Pratella il MANIFESTO DEI MUSICISTI FUTURISTI.

" Io mi rivolgo ai giovani. Essi solo mi dovranno ascoltare e mi potranno comprendere.C'è chi nasce vecchio, spettro bavoso del passato, crittogama tumida di veleni: a costoro, non parole, nè idee, ma una imposizione unica:fine.
Io mi rivolgo ai giovani necessariamente assetati di cose nuove, presenti e vive. Mi seguano dunque essi, fidenti e arditi, per le vie del futuro, dove già i miei, i nostri intrepidi fratelli, poeti e pittori futuristi, gloriosamente ci precedono, belli di violenza, audaci di ribellione e luminosi di genio animatore."

Non ricordano queste parole una canzone di Vasco Rossi di anni fa: " Una vita spericolata"? Oggi Vasco con

Manifesto futurista della nuova umanità e soprattutto con il singolo " I Soliti"unisce tutti quelli che si sentono anomali e diversi dall' omologazione imperante odierna...grazie Vasco perchè

noi siamo liberi, liberi, liberi di volare...siamo liberi, liberi, liberi di sbagliare!

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domenica 4 settembre 2011

UN BEL POMERIGGIO

Pomeriggio di fuoco ( Amores)


Era l'ora della calura e il giorno aveva già compiuto metà del suo cammino; io mi gettai sul letto per dare ristoro alle membra. Una parte della finestra era aperta, l'altra era chiusa e c'era quella penombra che si suol trovare nei boschi, o al crepuscolo, quando il sole tramonta, o quando la notte è ormai lontana eppure non è ancor spuntato il giorno. Questa è la luce da offrire alle fanciulle pudiche, perché in essa la loro riservata timidezza possa sperare di trovare un rifugio. Ecco, Corinna avanza velata appena dalla tunica slacciata, con i capelli che scendono da un lato e dall'altro a coprirle il candido collo, come si racconta che si accostassero al talamo la bella Semiramide e Laide amata da molti. Le strappai la tunica; trasparente com'era non dava molto fastidio, ma tuttavia ella resisteva per essere coperta almeno dalla tunica; ma, poiché lottava come chi non ha alcun desiderio di vincere, fu vinta senza troppa fatica con la sua stessa complicità. Come la ebbi davanti agli occhi, senza alcun velo, in tutto il suo corpo non vidi neppure un difetto: che spalle, che braccia vidi e toccai! Come sembrava fatta per le carezze la dolce bellezza dei seni! E com'era liscio il ventre sotto il seno perfetto! Com'erano grandi e belli i fianchi! Come giovani le sue cosce! Perché riferire tutti i particolari? Non vidi nulla che non fosse da lodare e la strinsi nuda contro il mio corpo. Chi ignora il seguito? Dopo, entrambi riposammo esausti. Possano capitarmi spesso pomeriggi come questo!

OVIDIO



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giovedì 1 settembre 2011

IN QUESTO MONDO LA CREATIVITA' NON E' APPREZZATA

E' il 1 maggio 1968.
Un ingegnere bolognese, Giorgio Rosa, proclama uno stato indipendente su una piattaforma in ferro da lui stesso progettata e costruita a sei miglia al largo di Rimini.
Nei mesi successivi alla fondazione dello Stato, quel tratto del mare di Rimini finisce al centro di un caso internazionale.Giornalisti e televisioni di mezzo mondo arrivano a Rimini per indagare lo strano caso.
I turisti fanno a gara a noleggiare un qualsiasi mezzo per poter fare un giro attorno all' isola.
La piattaforma chiamata Isola delle Rose ha intanto aperto un bar ed un ufficio postale.
Ha adottato una propria lingua: l' Esperanto ed ha propri francobolli.
Alla fine dell' estate i militari occupano l' isola e decretano la fine della micronazione.
Ora questa vicenda è raccontata in un libro e in un film.


immagine di Teoderica