lunedì 25 luglio 2011

UN ORDINE CHE SI MORDE LA CODA


“ Alla domanda riguardo a quale libro portare con me se andassi su un' isola deserta rispondo sempre l’ elenco telefonico: con tutte quelle migliaia di nomi propri potrei inventare delle storie con dei personaggi in numero illimitato e procedendo per combinazioni, potrei leggere l’ elenco telefonico all’ infinito”. UMBERTO ECO

Abbiamo bisogno di catalogare le cose del mondo perché le cose del mondo hanno una molteplicità di significati che noi dobbiamo ridurre per riuscire a comunicare.

E così facciamo liste per placare l’ ansia ( lista degli impegni, lista della spesa ecc.), liste per non dimenticare ( lista dei defunti, dei caduti ecc.) liste per mettere in ordine ( rubrica telefonica, catalogazione dei libri ecc.) ed anche liste per creare il nostro mondo ( lista dei blog preferiti, della musica preferita ecc.) .

DOBBIAMO METTERE IN ORDINE.

Ma ordinare il mondo ci è impossibile, è troppo vasto, non dobbiamo quindi farci prendere dall’ ossessione dell’ ordine.

Ossessione deriva da obsidere che significa assediare .

Se l’ ordine diventa assedio ci blocca, sino a che non si ristabilisce l’ ordine ?

immagine di Teoderica

9 commenti:

ilcuorecomeilmare ha detto...

Ciao Paola .....
.....nel mio disordine trovo l'ordine. Solo in amore, ho un ordine che nasce istintivamente naturale e che ha al primo posto tutti i pensieri e i gesti verso la mia lei. E' un ordine che non è assedio, è piacevolezza allo stato puro.
Infatti non ho elencato da nessuna parte che aprire gli occhi al risveglio debba tenere il primo pensiero per lei. Ma questo primo pensiero c'è sempre.
Infine, il tuo quadro colori ed immagini superlative. Complimenti Paola!
Qui in Toscana piove e fa freddino, meglio stare al tuo mare.
Un beso bello!

Paola Tassinari ha detto...

Caro Cosimo,
io sono maniaca dell' ordine, mi piacciono gli elenchi, le liste, programmo e raccolgo di tutto...per contro ho il disordine e il caos dentro di me, ed è per questo che sono assediata dall' ordine mi illudo che tenendo ordinato il mondo esteriore possa ordinare anche quello interiore...ci riuscirò?
E' brutto tempo anche in Romagna.
Un bacio bello e volante.

Gaetano Barbella ha detto...

La questione dell'ordine ci dispone a saper "vedere", l'arte della percezione visiva. Ma una cosa è mettere ordine nelle cose, altro è imparare a capire le contraddizioni che causa il disordine, ossia l'entropia, e trarne vantaggio per farne tesoro, per esempio, nell'uso corrente del linguaggio dell'arte in particolare.

«L'arte è la cosa più concreta che esista e non c'è giustificazione alcuna per il fatto di confondere le menti di chi vorrebbe saperne di più attorno ad essa.» Sono parole di Rudolf Arnheim1 che egli sviluppa nel suo saggio “La percezione visiva” (ediz. Feltrinelli) : il rifiuto di un linguaggio tale da sfuggire al non iniziato è, nel rigore dell'approfondimento scientifico, la prima preoccupazione di chi ha una parola nuova da dirci.
Ancora più illuminante è il pensiero espresso di Ernheim in un altro saggio, “Entropia e arte” (ediz. Piccola Collana Einaudi. 2000), che non ha mancato di sollecitare riflessioni e discussioni fin dall'anno della prima pubblicazione e ha dimostrato una fertilità e una ricchezza di stimoli che si ripropongono ancora inalterate. Così egli apre il saggio “Entropia e arte”:
«Qualunque cosa la mente umana si trovi a dover comprendere, l'ordine ne è una indispensabile condizione. Disposizioni quali la planimetria di una città o di un edificio, un insieme di utensili, un'esposizione di mercanzia, la manifestazione verbale di fatti o di idee, ovvero quali un dipinto o un brano musicale, sono disposizioni dette tutte ordinate quando sia possibile a chi le osservi o le ascolti coglierne la struttura generale ed anche il diramarsi di essa da una certa articolazione di dettaglio. L'ordine consente di concentrar l'attenzione su quanto assomiglia a quanto è, invece, dissimile; su quanto vicendevolmente si corrisponde o è, invece, segregato in sé. Quando non s'include nulla di superfluo né si tralascia nulla di indispensabile, si è in grado di intendere l'interrelazione fra il tutto e le sue parti, e la gerarchia di valori in base alla quale determinati elementi strutturali sono dominanti per importanza e peso, altri subordinati.»
È una riflessione, dettata da uno storico dell'arte che è anche uno studioso sottile e attento di psicologia, sulla conoscenza e la comunicabilità tra linguaggi e codici diversi, e quindi sull'ordinabilità della realtà e delle idee. Lo spunto viene dalla discussione sulla possibilità che la teoria dell'informazione approdi a una unificazione culturale. Se per informazione si intende improbabilità e imprevisto, osserva Arnheim, ci troviamo di fronte a una contraddizione radicale, «il massimo di ordine viene trasmesso con il massimo di disordine: qualcuno o qualcosa ha confuso i nostri linguaggi». Solo ridiscutendo i concetti di «ordine» e di «disordine» è possibile comprendere lo stesso funzionamento della creatività, e capire come l'arte sfugga all'antico e ambivalente sogno di prevederla e imbrigliarla. Il saggio “Entropia e arte” non ha mancato di sollecitare riflessioni e discussioni (la prima pubblicazione italiana è del 1974), e ha dimostrato una fertilità e una ricchezza di stimoli che si ripropongono ora inalterate.

1 Rudolf Arnheim (1904-2007). Nel 1968 fu docente di psicologia dell'arte alla Harvard University.

Ciao, Gaetano

sara ha detto...

Cara carissima Paola!
Come stai? Vacanze, io no.
Ti penso sai?
Un abbraccio.

pierperrone ha detto...

L'ordine e le liste sono una necessità per tutti.
Qualcuna la nasconde sotto cumuli di carte o di oggetti, ma poi necessariamente corre a ricercarla.
Io non sono un maniacod ell'ordine, anzi, credo che con le carte del lavoro faccio una fatica tremenda a stabilire un ordine, tanto che alla fine mi devo affidare all'unico possibile rimedio: un'alta pila che, giorno dopo giorno, accoglie i nuovi arrivi riservandogli sempre il posto più in alto.
Oppure, adesso, che ho un ufficio con persone deliziose ed efficientissime, sono loro a tenere l'ordine dell'archivio per me.
Ma pensa che abbiamo lavorato tutta l'estate scorsa a definire i criteri nuovi per una riorganizzazione dell'archivio: e che abbiamo fatto? Era tutto già così perfetto, che abbiamo cercato di non cambiare niente!

Un saluto affettuoso,
Piero

Paola Tassinari ha detto...

«il massimo di ordine viene trasmesso con il massimo di disordine: qualcuno o qualcosa ha confuso i nostri linguaggi».
Caro Gaetano avevo il sotterraneo pieno e a soqquadro, nel disordine trovavo tutto, un bel giorno ho voluto mettere a posto tutto, catalogato e in ordine...da allora non trovo più nulla.
ciao Tanino.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Piero, pure io sono una maniaca dell' ordine ma credo che ordine nel lavoro sia un obbligo del dovere mentre voler ordinare tutte le ore della giornata sia un cercare una sicurezza interiore che l' ordine come l' abitudine SEMBRA dare.
Ciao Piero.

pierperrone ha detto...

Sono d'accordo con te, Paolè.
Piero

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Sara,
neanch'io vacanze ed anch'io ti penso.
Un abbraccio.