domenica 31 luglio 2011

UN PO' DI OTTISMO AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO

Guardare le cose con ottimismo o benevolenza non significa essere stupidamente ingenui e permettere agli altri di approfittare della nostra buona disposizione d' animo. Significa avere la saggezza e l' intuizione di muovere le cose in direzione positiva, considerandone l' aspetto migliore pur rimanendo concentrati sulla realtà.


Daisaku Ikeda










immagine di Teoderica

giovedì 28 luglio 2011

BRISIGHELLA BRICIOLA DI BELLEZZA

Brisighella è considerato uno dei borghi più belli d' Italia. Si trova in provincia di Ravenna, lungo la strada che da Faenza porta a Firenze. E' un paese medievale con un dedalo di viuzze, adagiato ai piedi di tre cocuzzoli, chiamati i " Tre Colli". L' origine del nome Brisighella potrebbe derivare dal celtico "Brix"( luogo scosceso) oppure dal latino "brisca"(terra spugnosa, dovuto alla presenza della Vena del Gesso Romagnola) oppure dal veneto" bressichella"( briciola). La nascita del borgo è datata al 1200, quando Maghinardo Pagani, un grande condottiero delle Romagne, edificò su uno dei cocuzzoli la roccaforte; ma già il territorio era stato occupato in tempi più antichi dai Romani. Chi arriva a Brisighella non può mancare di fare la breve passeggiata ai" Tre Colli", sui quali si ergono la Rocca della Torre che ospita il Museo della Civiltà Contadina, dalla Rocca si passa al colle della Torre dell' Orologio al cui interno vi è la Mostra del Tempo, nell' ultimo colle immerso nei cipressi vi è il santuario del Monticino, in cui ad onore dell' effigie della Madonna qui custodita si celebra dall' 8 settembre 1662 una tra le più antiche sagre della Romagna. Da non perdere la storica "Via degli Asini"risalente al XII secolo, è una strada sopraelevata e coperta dove un tempo erano le stalle per gli asini dei birocciai che traevano il loro sostenimento dal trasporto del gesso. Brisighella ha dato i natali ad otto cardinali e numerosi sono gli edifici sacri, fra tutti spicca la Pieve di San Giovanni in Ottavo ( toponimo che conserva la memoria dell' ottavo miglio della vecchia strada edificata un tempo dai romani) o Pieve del Thò, edificata nel X sec con materiali romani e barbarici, la cui costruzione leggendaria si attribuisce a Galla Placidia. Un' occhiata veloce anche al piccolo Museo Ugonia ( 1881/1944), pittore che ha saputo cogliere l' atmosfera rarefatta di questi luoghi, all' antica fonte pubblica del paese ( 1490) detta "la funtana di tri sbroff"( dei tre zampilli) ed al monumento " Il fante che Dorme" di Domenico Rambelli (1886/1972) un bronzo atipico ed ironico nei confronti della guerra, dalle forme opulente che ricordano le attuali opere scultoree di Fernando Botero. Antichi sapori si gustano in questo borgo, assolutamente da assaggiare il rinomato " Brisighello"olio extravergine d' oliva estratto a freddo per sgocciolamento e la carne di Mora Romagnola( un' antica razza suina).
Numerose sono le sagre culinarie e spettacolari le Feste Medieovali che si tengono alla fine di giugno.

lunedì 25 luglio 2011

UN ORDINE CHE SI MORDE LA CODA


“ Alla domanda riguardo a quale libro portare con me se andassi su un' isola deserta rispondo sempre l’ elenco telefonico: con tutte quelle migliaia di nomi propri potrei inventare delle storie con dei personaggi in numero illimitato e procedendo per combinazioni, potrei leggere l’ elenco telefonico all’ infinito”. UMBERTO ECO

Abbiamo bisogno di catalogare le cose del mondo perché le cose del mondo hanno una molteplicità di significati che noi dobbiamo ridurre per riuscire a comunicare.

E così facciamo liste per placare l’ ansia ( lista degli impegni, lista della spesa ecc.), liste per non dimenticare ( lista dei defunti, dei caduti ecc.) liste per mettere in ordine ( rubrica telefonica, catalogazione dei libri ecc.) ed anche liste per creare il nostro mondo ( lista dei blog preferiti, della musica preferita ecc.) .

DOBBIAMO METTERE IN ORDINE.

Ma ordinare il mondo ci è impossibile, è troppo vasto, non dobbiamo quindi farci prendere dall’ ossessione dell’ ordine.

Ossessione deriva da obsidere che significa assediare .

Se l’ ordine diventa assedio ci blocca, sino a che non si ristabilisce l’ ordine ?

immagine di Teoderica

venerdì 22 luglio 2011

GLI GNOMI DI BAGNO DI ROMAGNA


Bagno di Romagna è un ameno paese sulle colline di Forlì, vicino al confine del territorio toscano. Le origini di Bagno di Romagna si perdono nella notte dei tempi, da sempre terra di passaggio per i contatti con la valle del Tevere e del Bidente. Primi a stanziarsi nella valle intorno al VI secolo a.C. fu una popolazione umbra. Nel 266 a.C. i Romani conquistarono il territorio denominandolo Balneum, per onorare il prodigio dell’ acqua calda che sgorgava direttamente dal terreno. I Romani vi costruirono terme importanti che nell’ antichità godevano di fama come quelle di Baia, nota località di Pozzuoli. Ancora oggi le terme di Bagno di Romagna sono amate per le proprietà rilassanti e curative, in particolar modo per la cura delle patologie dell’ apparato locomotore, dell’ orecchio, del naso, della gola, dei bronchi e di patologie croniche dell’ apparato ginecologico.

Nella Basilica di Santa Maria Assunta sono conservate opere d’ arte rinascimentale ed anche il Sacro Corporale, un quadrato di lino bianco che testimonierebbe un miracolo eucaristico (si rovesciò del sangue fuoriuscito dal calice durante una celebrazione).

Il luogo è immerso nel verde e numerose sono le passeggiate che si possono effettuare nei dintorni.

Una delle più “simpatiche”è la passeggiata del “Sentiero degli Gnomi”.

Secondo una antica credenza bagnese il bosco dell’Armina, vicino al centro storico di Bagno di Romagna, è abitato da fantastici piccoli Gnomi qui immigrati dalle grandi foreste del nord Europa.

Recentemente alcune guide montane hanno incontrato degli gnomi, li hanno visti nascondersi fra gli arbusti e dietro gli alberi, ma non sono mai riusciti a fotografarli. Hanno così raccolto tutti i racconti dei testimoni in un libro, che ha fatto conoscere lo gnomo Mentino e i suoi compagni ai bambini di tutto il mondo.

Il posto dove le guide montane hanno visto gli gnomi e trovato le tracce della loro presenza è attraversato da un sentiero che è stato subito chiamato “Il sentiero degli gnomi”. E’ segnalato da un cartello colorato ed inizia dai giardini pubblici di Bagno di Romagna, in via Lungosavio, costeggia l’albergo La Pace, attraversa un ponticello sul fiume Savio e si inerpica su per la montagna. Salendo si costeggia il torrente Armina e via via ci si immerge nel folto della vegetazione tra sassi, rovi ed arbusti e gnomi.

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martedì 19 luglio 2011

PERDERSI NELL' EBREZZA, A 7 METRI ALL' ORA DI VELOCITA'

Da un articolo di Primo Fornaciari su la Voce di Romagna.

La chiocciola con la sua spirale, è da sempre ritenuta simbolo di fertlità.
Nella tradizione cristiana accompagna la Vergine nel momento dell' Annunciazione.
La sua proverbiale lentezza è sinonimo di pazienza e umiltà nel difficile percorso spirituale.
E' simbolo pasquale di rinascita, infatti la lumaca, dopo il sonno invernale, esce come dalla tomba, ricordandoci la promessa di vita eterna.
E' citata solo una volta nella Bibbia, esattamente al salmo 58, ma qui forse si parla della limaccia, il gasteropode senza conchiglia. Qui, la limaccia viene posta accanto ai malvagi .
Ed ecco il messaggio che porta questo piccolo animale: il mistero di accedere al Padre, attraverso le pastoie e i fastidi delle organizzazioni umane con le loro lungaggini.
Ma la lentezza non è solo dannazione burocratica terrena, è anche una qualità divina, il Signore è definito, benevolo, misericordioso e lento all' ira.
Si tratta tutto sommato, di una prova per l' uomo in cerca di Dio, e al tempo stesso un dono: poter sentire la provvidenza divina nella vertigine dei 7 metri all' ora di velocità, il dono della lumaca.
Dedicato a chi vuole assaporare la vita slow.


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sabato 16 luglio 2011

LUGLIO A PALAZZO SCHIFANOIA


Nella zona superiore Giove con le folgori in mano e Cibele con la corona in testa si danno di spalle ed avanzano su un carro trainato dai leoni. Cibele è dea dell' agricoltura, ma anche della fecondità e con la testa turrita rappresenta anche la dea Fortuna, la Tiche. Una rappresentazione simile ma scultorea è presente a Madrid ed è la Fontana di Cibele. A destra è raffigurato un matrimonio, forse quello di Bianca d' Este, sorella di Borso , con Giangaleazzo della Mirandola. A sinistra sacerdoti e guerrieri. Sullo sfondo dei cervi, simbolo cristiano di anima che si abbevera al Cristo, ma anche simbolo di rinnovamento e rigenerazione, in quanto le loro corna si rinnovano periodicamente.

Nella zona centrale il segno zodiacale del leone, sovrastato da un uomo con frecce ed arco, simbolo di potere.Da un lato un uomo che si porta alla bocca un pezzo di carne sanguinolenta, forse ad indicare la crudeltà, dall' altra parte un uomo acquattato in mezzo ad un albero fra un cane, simbolo ambivalente di fedeltà, ed una tortora simbolo di amore e di fedeltà.

Nella fascia inferiore ( qui non visibile) Borso in un atrio decorato di putti ignudi che reggono stemmi araldici della Casa d' Este,poi Borso alla finestra mentre osserva donne intente alla macerazione della canapa.Infine personaggi a cavallo.

mercoledì 13 luglio 2011

IL BALCONE DELLA ROMAGNA

Nel piccolo borgo medievale di Bertinoro (FC), vino e ospitalità si sposano con una felice unione e secolare tradizione. La leggenda vuole che Galla Placidia, figlia di Teodosio il Grande, si fermò nel paese e sorseggiando l' albana ( vino bianco tipico di Bertinoro) da una coppa di terraglia disse: " non di così rozzo calice sei degno, o vino , ma di Berti-in-oro" .
Dalla piazza chiamata Balcone della Romagna si ha una vista mozzafiato, lo sguardo abbraccia il litorale di Ravenna, sino a quello di Rimini.
Al centro della piazza c' è la "Colonna delle Anella" che risale al 1300, si dice che la Colonna fu fatta costruire dal nobile Guido del Duca ( protagonista del XIV canto del Purgatorio dantesco) e dal nobile Arrigo Mainardi per porre fine alle dispute su chi dovesse ospitare un forestiero. Idearono così una colonna con tanti anelli quante erano le famiglie del posto. Il forestiero che arrivava in paese e legava il suo cavallo ad un anello era ospitato dalla famiglia corrispondente. L' antico rito si tiene la prima domenica di settembre con la Festa dell' Ospitalità.
A Bertinoro nacque Obadiah Yare( Bertinoro 1455/ Gerusalemme 1516) conosciuto dalle comunità israelite come " Il Gran Bertinoro" e considerato la massima gloria letteraria dell' Italia ebraica. Nelle segrete della rocca è allestito il Museo Interreligioso, testimonianza di una seria volontà di dialogo fra le tre grandi religiononi monoteistiche: l' Islam, il Cristianesimo, e l' Ebraismo. A Bertinoro nacque anche Aldo Spallicci ( Bertinoro 1886/ Premilcuore 1973) medico ed illustre poeta.



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domenica 10 luglio 2011

SANTA LIBERATA

Dovete sapere che un tempo era consuetudine far dire una messa a Santa Liberata quando in una famiglia acutamente tribolava, senza più speranza, un ammalato. Si chiedeva a Santa Liberata, senza mezzi termini, la guarigione o la morte. I famigliari da parte loro non osavano proporre la messa per il pudore verso il proprio caro. Ma, in effetti la proponevano, sapendo quel che voleva dire confidare lo strazio della loro impotenza di fronte al tribolare senza scampo del loro malato. Allora le pie donne si mettevano a questuare presso le famiglie del paese chiedendo l' elemosina... perché Santa Liberata liberi un povero ammalato. Non si poteva transigere, l' offerta non doveva essere superiore ad un centesimo, come non si poteva ringraziare per l' offerta, altrimenti il rito non sarebbe stato efficace. Si portava quindi l' offerta ad un prete, al quale si chiedeva di dire la messa per l' ammalato dedicandola a Santa liberata. Di questa tradizione è rimasta eco nel parlare comune quando si vuole accennare con ironia a cose o persone o mali che se ne vanno spontaneamente. 

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mercoledì 6 luglio 2011

COSÌ È LA ROMAGNA

Nei pressi di Bertinoro ( FC) si trova la solitaria pieve di Polenta. Risalente alla fine del IX secolo, fu particolarmente amata da Giosuè Carducci che soleva trascorrervi lunghi periodi. Vi compose Ode alla chiesa di Polenta pubblicata nel 1897 e poi musicata da Balilla Pratella. Sul sagrato, dove un'erma ricorda il Carducci, nei mesi di maggio e settembre professori e letterati di prestigio si alternano nella lettura e commento della Divina Commedia. Il secondo sabato di settembre si ripete invece il raduno carducciano. La pieve si presenta a forma di basilica con travature scoperte. Le colonne, presumibilmente di origine longobarda, sono grosse e rotonde a strati di mattoni e pietra locale, con capitelli molto originali. L'altare maggiore presenta un raffinato palio di marmo, ornato di croce latina e bassorielievi, di provenienza greca (del VII sec., restaurato nel 1960). Pregevole anche la cripta, divisa in tre serie di volte da semplici colonne; era rimasta a lungo interrata ed è stata recuperata dal restauro del 1960. Oltre ai motivi storico-artistici la pieve, posta lungo una strada costeggiata da cipressi, è avvolta da un'atmosfera romantica e, salendo un poco lungo la Via Crucis, si gode una magnifica prospettiva sulla pianura sottostante. Qui in questo luogo 36 anni fa ho festeggiato il mio matrimonio perchè accanto alla chiesa fra colline spoglie sorge un ristorante, così dopo la suggestiva visita alla spoglia chiesetta potete gustare la cucina romagnola ed osservare il rude panorama del luogo. 
  
  ODE ALLA CHIESA DI POLENTA 

 ... Ave Maria! Quando su l’aure corre 
l’umil saluto, i piccioli mortali 
scovrono il capo, curvano la fronte 
Dante ed Aroldo. 
Una di flauti lenta melodia 
passa invisibil fra la terra e il cielo: 
spiriti forse che furon, che sono 
e che saranno? 
Un oblio lene de la faticosa
vita, un pensoso sospirar quiete, 
una soave volontà di pianto l’anime invade. 
Taccion le fiere e gli uomini e le cose, 
roseo ’l tramonto ne l’azzurro sfuma, 
mormoran gli alti vertici ondeggianti 
Ave Maria. 

  GIOSUE' CARDUCCI 


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domenica 3 luglio 2011

CARLO PORTA IL BOCCACCIO MILANESE

Carlo Porta nasce a Milano il 15 giugno del 1775 o 1776.
L
a sua passione per la poesia dialettale che lo porterà a produrre un numero notevole di poesie e sonetti, nel suo stile bonario o mordace, a seconda dei casi. Le sue opere rispecchiano per lo più fatti realmente accaduti. E' molto amico del Manzoni e di Tommaso Grossi che, rimpiangendolo dopo la sua morte avvenuta nella sua casa di via Montenapoleone 2 (a soli 46 anni) il 5 febbraio 1821 (o gennaio secondo alcuni) a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute per la gotta di cui soffriva da tempo, lo descrive come "un signore, giovane, disinvolto, pieno di talento; ben visto dai galatuomini e dalla brava gente".

I putann ai "damm del bescottin"

Malarbetti slandrónn del bescottin,
tanto ruzz, tant spuell contro i putann!
Perché? Perché la dan per pocch lanfànn
e la dan minga sott a balducchin?

Vergogna! Tasii là ch'el semm anch nun
perché cossa bajee; bajee, bajee
perché sii vecc strangòsser che morbee,
che no voeur refilavel pù nessun.

E quand serev bej, gioven e grassott
e stagn e prosperos, disii, o damazz,
serev allora inscì nemis del cazz?
la davev forsi via per nagott?

Nagott on corno! i mee delicadonn,
domandeghel on poo ai voster servent
coss'han spes ogni voeulta a mettel dent
in quij vost illustrissem figazzonn.

E i palch e i carroccett e i sorbettitt
e i faravóst e i scenn e i mascarad
e i accòrd e i bigliett e i fest, i entrad,
hin danee, facc de porchi! o fasóritt?

E poeù gh'avii el mostàcc, veggiann calvàri,
de romp el cuu al Governo per fà esclud
quij tosann che la dan per on mezz scud?
Citto là: sii nanch degn de stagh in pari.




Le puttane alle "dame del biscottino"

Maledette donnacce del biscottino,
tanto chiasso, tanto fracasso contro le puttane!
Perchè? Perchè la danno per poche monete
e (non) la danno mica sotto a (un) baldacchino?

Vergogna! Tacete là che lo sappiamo anche noi
per che cosa abbaiate; abbaiate, abbaiate
perchè siete vecchie megere che ammorbate,
che non vuol rifilarvelo più nessuno

E quando eravate belle, giovani e grassottelle
e sode e prosperose, dite, o gran dame,
eravate così nemiche del cazzo?
la davate forse via per niente?

Niente un corno! le mie delicatone,
domandatelo un po' ai vostri (cavalier) serventi
che cosa hanno speso ogni volta per metterlo dentro
in quelle vostre illustrissime figazzone.

E i palchi e le carrozzelle e i sorbettini
e i ferragosti e le cene mascherate
e gli accordi e i biglietti e le feste, le entrate (ai vari spettacoli)
sono danari, facce da porche! o fagiolini?

E poi ci avete il mostaccio, vecchiacce orribili,
di rompere il culo al Governo per far escludere
quelle ragazze che la danno per un mezzo scudo?
Silenzio là: (non) siete neanche degne di stargli alla pari.



immagine di Teoderica