martedì 1 giugno 2010

NEL 2019 RAVENNA CAPITALE DELLA CULTURA, SE LO MERITA?




















GRANDE FERRO R è un' imponente scultura di Alberto Burri (1915/1995) che si trova a Ravenna davanti al Palazzo Mauro De Andrè. 
La grande scultura rievoca la carena di una nave rovesciata, ma a me ha fatto sempre pensare a due mani che si vogliono incontrare. 
È una delle poche sculture all' aperto e una delle più grandi dell' artista di Città di Castello, che in cambio ottenne la ristrutturazione dell' Essicatoio tabacchi, che oggi ospita le sue opere. 
Alberto Burri è uno dei più grandi artisti italiani della seconda metà de XX secolo. 
Eppure Ravenna e le sue istituzioni culturali, di solito molto attente ad ogni pietra in odore d' antichità, sembrano ignorarlo. 
Ci si attaccano etichette adesive, in occasione di feste e fiere la scultura viene nascosta da ogni tipo di merce e a volte vi si affiggono striscioni pubblicitari. 
Se gli antichi avessero usato lo stesso metodo che usiamo oggi noi con l' arte non si sarebbe salvato niente. 
Credo sia inutile darsi tanto da fare con l'antico se poi si disprezza l'oggi.

2 commenti:

Gaetano Barbella ha detto...

Ravenna, l'antica capitale bizantina, pronta a proiettarsi verso il più largo orizzonte dell'Europa per l'appuntamento del 2019.

In un passato lontano, a partire dall'inizio del V secolo, Ravenna è stata capitale: ultima capitale dell'impero romano d'occidente, capitale del regno dei goti di Teodorico, sede del potere di Bisanzio in Italia.

Monumenti di quel periodo oggi sono inseriti dall'Unesco nella Lista del Patrimonio Mondiale, per la loro unicità, per il valore universale della maestria dell'arte musiva, ma anche perché sono la storia dell'incontro fra popoli.

Ravenna è per tradizione Porta d'Oriente.

La presenza dell'antico porto di Classe, il passato di capitale d'Occidente, collegata tuttavia a Bisanzio, hanno fondato nel tempo la sua vocazione ad essere spazio di confronto tra popoli e continenti diversi.

Il mare, che un tempo la toccava e che si è lentamente allontanato nei secoli, è monito costante al dialogo e all'integrazione. Insomma, la storia e la geografia hanno fatto in modo che Ravenna divenisse uno dei simboli di quella parte dell'Europa aperta all'incontro con le altre culture del Mediterraneo.

La stessa presenza a Ravenna di Dante Alighieri, poeta universale e cardine dell'identità culturale europea, ha reso la città depositaria dei valori più profondi che permeano lo spirito dell'Europa.

La modernità ha poi radicato a Ravenna solide tradizioni di solidarietà, di civismo, di passione democratica, di forte spinta all'integrazione europea.

Non a caso Ravenna è stata in più occasioni insignita del Trofeo Europeo del Civismo per aver fatto registrare la più alta partecipazione al voto nell'elezione del Parlamento Europeo.

Ecco in sintesi le carte di credito di Ravenna per proiettarsi verso la candidatura a Capitale Europea della cultura.

Domanda: NEL 2019 RAVENNA CAPITALE DELLA CULTURA, SE LO MERITA?

Se quel GRANDE FERRO R, l'imponente scultura di Alberto Burri, serve a esorcizzare questo proposito, beh, al di là dell'intento dell'autore di rievocare la carena di una nave rovesciata, hai ragione tu, Paola, di intravedervi due mani congiunte.
In quanto alla tua immagine di queste mani che si incontrano, come di un morto ed un vivo, ovvero del fausto passato di Ravenna che si ricongiunge col presente, è davvero una visione interessante.

Ma, così come sono concepite dallo scultore Burri, quelle mani sono distanti e la rigida base si oppone al loro incontro. Dunque occorre il concorso di eventi, magari naturali o no, a sgretolare la base.

C'è pure un'altra visione della scultura in questione, la mia che poi non si differenzia tanto dalla tua.

Mi è parso di intravedere due mani scheletriche di un morto che tenta di emergere dalla tomba. Visione molto consueta oggi di film dell'orrore, di pazzi e minacciosi zombi che tentano di succhiare la vita dai vivi.

Questo per far capire che non si può dar vita alle cose meravigliose del passato senza pagare l'alto prezzo dei relativi rovesci generati per realizzarli.

Di qui la spiegazione di ciò che dovette accadere al tempo della fiabesca creazione umana raccontata non solo dalla Sacra Bibbia. Fu colto il frutto dell'albero che portò da un lato all'evoluzione umana, ma dall'altro lato a grandi pene.
Si può pensare ad una preistoria del genere umano reduce da disastrosi cataclismi (vedi il mito di Atlantide). Tutto fu annullato ma nulla si crea e nulla si distrugge ed il passato restò nella memoria umana abilmente camuffato nel mitico albero della scienza del bene e del male...

Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano,
tu mi sembri molto informato su Ravenna e ne cogli il soffio o l' anima così come la vedo anch'io. Una piccola città che sembra stare e restare nel passato. Una città che sembra avere gloria solo nella morte. Il passato lontano con la morte dell' impero romano e soprattutto la morte di Teoderico che cercava di darle uno spirito "moderno", una morte che si ripresenta con Gardini( commissionario del Palazzo e della scultura di Burri) che con il gruppo Ferruzzi aveva dato a Ravenna un ampio respiro internazionale volto all' innovazione ed alla ricerca, ma la sua morte tragica e per certi versi misteriosa ha bloccato il "nuovo".
La tua visione della scultura è quindi più realistica della mia, proprio alla luce di ciò che è successo...di due mani (quelle di Gardini)che si sono date la morte.
Ho voluto parlare di questa scultura che tutti i ravennati vedono ma che pochi di loro sanno che è un' opera d' arte, anche in ricordo di quella figura importante che dialogava coi grandi della terra:RAUL GARDINI.
Ciao Gaetano, grazie del tuo interessante commento.