martedì 30 dicembre 2008

NUVOLE DI TRISTEZZA

NUVOLE

Nella giornata triste il mio cuore più triste della giornata...
Obblighi morali e civili?
Complessità dei doveri, di conseguenze?
No. niente...
La giornata triste, la poca voglia di tutto...
Niente...
Altri viaggiano (ho viaggiato anch'io), altri stanno al sole
(sono stato al sole anch'io, o ho creduto di starci),
tutti hanno ragione, o vita, o ignoranza simmetrica,
vanità, allegria e sociabilità,
ed emigrano per tornare, o per non tornare,
in navi che li trsportano semplicemente.
Non sentono quanto c'è di morte in ogni partenza,
di mistero in ogni arrivo,
di orribilie in ogni cosa nuova...
Non lo sentono: perciò sono deputati e finanzieri,
ballano e sono impiegati di commercio,
vanno a tutti i teatri e conoscono gente...
Non lo sentono: perchè dovrebbero sentirlo?
Bestiame vestito delle stalle degli dei,
lasciatelo passare inghirlandato verso il sacrificio,
sotto il sole, alacre, vivo, contento di sentirsi...
Lasciatelo passare, ma ahimè, vado con lui senza ghirlanda
verso lo stesso destino!
Vado con lui senza il sole che sento, senza la vita che ho,
vado con lui in tutta consapevolezza...
Nella giornata triste il mio cuore più triste della giornata...
Nella giornata triste ogni giornata...
Nella giornata così triste...
13 maggio 1928
(da: PESSOA. Poesie di Alvaro de Campos - Adelphi)
http://multipessoa.net/


domenica 28 dicembre 2008

TEODERICO RE

Un po' di storia...Teoderico(455/526 dC) appartenente alla famiglia principesca degli Amali, figlio di Teodemiro, a otto anni fu mandato come ostaggio a Costantinopoli. Alla morte del padre divenne re e col beneplacito di Zenone ( imperatore d'oriente) nel 488 alla testa degli Ostrogoti, calò in Italia, ove dal 476 Odoacre usurpava i poteri dell'imperatore d'occidente. Cinque anni durò la guerra e tre anni l'assedio a Ravenna. Teoderico riuscì con uno stratagemma a massacrare Odoacre e i suoi capi col pretesto che ordivano una congiura contro di lui. Regnò per circa 30 anni con grande equilibrio e saggezza, instaurando buoni rapporti con la chiesa occidentale, nonostante la fede ariana dei goti, e affidando i poteri civili ai membri del senato romano. Le terre italiane rifiorirono, Ravenna la sua capitale e Verona furono le sue città preferite. Alla fine della sua vita fu pressato dalla nobiltà gotica gelosa delle maestranze romane, dalla chiesa occidentale e da quella orientale che ordì persecuzioni antiariane. Teoderico morì gli ultimi giorni di agosto del 526. Ed ora passiamo al mito e alla leggenda. Nei poemi germanici, Odoacre espelle Teoderico dall'Italia, questi viene ospitato da Attila (re degli Unni) per 30anni, duranti i quali Teoderico compie varie imprese che vengono inserite nella fase conclusiva del ciclo dei Nibelunghi. Nella Porta Regia di San Zeno (Verona) è raffigurato Teoderico a cavallo che insegue il cervo demoniaco, l'anonimo Valesiano la descrive così: "Questo è Teoderico che i veronesi chiamano Diatrico, intorno al quale la gente del popolo favoleggiando tramanda che fu generato dal diavolo; e regnò a Verona e fece costruire l'arena veronese; dipoi avendo inviato un messo all'inferno ricevette dal padre suo il diavolo un cavallo e dei cani, e non appena Teoderico ebbe ricevuto questi regali, fu preso da tale gioia che, uscito dal bagno in cui si stava lavando essendo avvolto solo da un telo, salì sul cavallo e da quel momento non apparve più, ma si dice che, di notte vada cacciando per le selve ed insegua le ninfe... "ecco allora che si inserisce la caccia demoniaca, diffusa nel medioevo,in cui si racconta della famiglia Herlequini, una schiera a cavallo di destrieri che soffiano fuoco e fumo dalle narici, questa credenza era diffusa in Francia, in Italia e in Germania. Il nome Herlequini è passato alla maschera di Arlecchino, ma c'è chi come Gerlasio di Tilbury poneva alla testa dei cacciatori selvaggi Artù il leggendario re del ciclo bretone. Lo storico Giordane afferma che i Goti, dopo una memorabile vittoria sui romani, considerarono i loro capi come semidei o Ansis, questi ultimi erano gli antenati degli Amali, il clan di Teoderico, il cui capostipite si chiamava Gapt (i filologi sono d' accordo nel ritenere Gapt una scrittura errata per Gaut) e Gautr è uno dei molti nomi dati ad Odino. A Ravenna dove morì, si è conservata fino ai giorni nostri la leggenda del fulmine che avrebbe dovuto colpire Teoderico. Questi, terrorizzato aveva fatto costruire il mausoleo, la cui volta è un gigantesco sasso monolite, una galleria sottoterra collegava il palazzo regio al mausoleo, dove Teoderico correndo su un cocchio andava a rifugiarsi al primo apparire delle nuvole. Il monolite ha in effetti una crepa. A Ravenna Teoderico ha subito la damnatio memoriae, i mosaici di Sant'Apollinare Nuovo sono stati rifatti, la sua immagine a cavallo tolta, vi è rimasto un suo ritratto sprezzamente intestato a Giustiniano; un'altra raffigurazione si è salvata al Museo Arcivescovile. La sua statua a cavallo è stata portata via da Carlo Magno per il palazzo di Aquisgrana. ( molte informazini provengono dal libro di Anselmo Calvetti "Alle origini di miti fiabe e leggende")

venerdì 26 dicembre 2008

AZIONE FUTURISTA 3

Passeggiando per Ravenna decorata in tema natalizio, ho incontrato F..., una mia cara amica, poetessa, scrittrice, regista, artista a tuttotondo. Figlia d'arte (suo padre un famoso scrittore degli anni 60 /70 , più noto all' estero che in Italia, ma si sà che gli italiani amano le mezzecalzette) F... aveva un simpatico accompagnatore ed insieme ci siamo recati alla Sala... dove c'era un recital di poesia. Ci siamo divise l' accompagnatore e tramite messaggini scritti ci siamo scambiati le nostre "non emozioni" che combaciavano perfettamente. Alla fine della recita (era per un pubblico adulto, ma avrebbe fatto addormentare anche un bisonte) gli organizzatori hanno chiesto di salire sul palco e di recitare una poesia. L'hanno chiesto a quella, a questo, laggiù, più giù, più sù, all'assessore, all'amante, ma nessuno l'ha chiesto a F... Allora mi sono alzata e ho detto... qui c'è F... ella stessa poetessa, e credo sarebbe bello per noi ascoltarla. L'organizzatrice capo ha fatto finta di non vedere , nè di sentire, ma il pubblico ha mormorato indicando la mia richiesta, ed allora l'organizzatrice/capo ha detto... vuoi F... recitare una poesia? F... si è alzata, ha letto Canto Gregoriano Di Maria Luisa Spaziani in modo quasi dislessico, ma quale differenza, quale impatto e quale applauso sincero è scaturito. Alla fine fra finti abbracci e fra veri abbracci siamo usciti ridendo come bambini. Ma è così dannosa la fantasia. Ora vi voglio regalare la poesia che preferisco della Spaziani. Gli innocenti... Gira la ruota e sempre nel progresso/ tu ti ostini, tu ti illudi,/ un tempo gli innocenti erano Santi,/ oggi soltanto tubi... Maria Luisa Spaziani

mercoledì 17 dicembre 2008

PIU' FORTE DELLA MORTE E' L' AMORE

Tanto tempo fa, gli uomini stavano dentro a una caverna, uscivano, andavano poco lontano, cacciavano. Poi tornavano a portare il cibo alle loro donne e ai loro piccoli. Le donne si occupavano dei piccoli e della raccolta di bacche e di erbe. Ma poi il cibo scarseggiava, la fame aumentava, il gruppo partiva, e non tornava più, non sapeva tornare. Le donne che avevano dei piccoli, sarebbero state un peso, non partivano per non abbandonare i figli.Ma uno degli uomini, sentì che non voleva abbandonare la sua compagna, sentì qualcosa, qualcosa. Andò con gli altri, ma osservava gli alberi e andava avanti, un sasso e andava avanti, un fiume e andava avanti, una montagna e andava avanti. Il gruppo trovò un luogo ricco di cibo, si fermò. Gli uomini uccisero una grande bestia, la tagliarono, l'uomo si prese la sua parte e partì, tornò indietro, voleva la sua compagna. Vide la montagna e andò avanti, un fiume e andò avanti, un sasso e andò avanti, gli alberi e andò avanti e ci riuscì, ritrovò la sua compagna.